1--Stretto tra Draghi e Le Pen. Salvini ora medita di disertare il summit sovranista a Varsavia

2- Di Maio. Il ri-trattato del Quirinale grillino. Dal pellegrinaggio dai gilet gialli all'amicizia con Macron

V. VALENTINI e L. ROBERTO 27.11. 2021 ilfoglio.it

1-Prima il grnade annuncio: "Il 3 e 4 dicembre andremo in Polonia a definire i nuovi equilibri europei". Poi il ripensamento: "non ho ancora deciso se andare". Le manovre di Giorgetti alla corte dei popolari tedeschi. L'ostruzionismo della Meloni. Così ora il capo della Lega a Bruxelles rischia di restare in mezzo al guado

Tentenna, rimugina, prende tempo. Sembrava tutto deciso, l’ora delle decisioni irrevocabili già scoccata. A Varsavia, a Varsavia! E invece ecco che Matteo Salvini ora sembra averci ripensato. La conferenza organizzata dal PiS polacco, il grande evento d’inizio dicembre che avrebbe dovuto segnare un nuovo inizio nelle strategie della Lega a Bruxelles, ora nei pensieri del capo del Carroccio inizia a essere un cruccio, anziché una grande occasione: e dunque sta pensando perfino di disertarla…..

2-- Il ri-trattato del Quirinale grillino. Dal pellegrinaggio dai gilet gialli all'amicizia con Macron

LUCA ROBERTO 26 NOV 2021

 Andavano in visita dagli estremisti che mettevano a ferro e fuoco Parigi. Adesso i Cinque stelle accolgono la firma del patto di cooperazione rafforzata come "uno storico passo per la costruzione di un'Europa più forte"

Firmato al Quirinale il trattato con la Francia. "I nostri obiettivi sono quelli dell'Ue"

C’erano una volta i grillini casseurs. Partivano in pellegrinaggio alla volta dei gilet gialli (e mica dell’ala moderata, quelli li evitavano). Guardate cosa sono diventati due anni dopo, ora che festeggiano il Trattato del Quirinale tra Italia e Francia come “uno storico passo avanti per la costruzione di un’Europa più forte”. Sicuri di trovarci nella stessa epoca? Quella di prima era la stagione del governo del cambiamento con la Lega. E il Movimento, col consenso erosogli pian piano dall’alleato Salvini, si barcamenava in Europa alla ricerca di un alleato purchessia per vincere l’isolamento continentale dopo troppi dinieghi. Così il 6 febbraio 2019, scortati dal già vicepresidente del Parlamento europeo Fabio Massimo Castaldo, Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista si recarono a Montargis, un paesino a un centinaio di chilometri a sud di Parigi, in udienza da Christophe Chalençon, il fabbro che nei gilet jaunes rappresentava il radicalismo di estrema destra. Uno che, per dire il personaggio, aveva già chiesto che l’esercito arrestasse Macron. E sosteneva che la guerra civile in Francia fosse oramai non più rinviabile. Esecrando qualsiasi tentativo di darsi una veste più istituzionale, far confluire la protesta nei canali del dissenso ordinato. Una sorta di generale Pappalardo più spinto. A suo modo li congedò con una specie di endorsement (“Un’alleanza? Non andiamo troppo in fretta. Vorremmo avere la libertà di svegliarci la mattina a letto insieme ma di poterci rimettere le mutande e andarcene”, disse intervistato dalla Stampa).

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