Confusione Quirinale. Interessi personali. Chi vuole Draghi al Colle lo fa per avere elezioni anticipate, dice Matteo Renzi

In una intervista al Corriere della Sera, il leader di Italia Viva fa l’elenco di chi mira ad andare al voto subito. Invece intorno a Draghi «va costruita una maggioranza politica», sia che vada al Quirinale sia che resti a Palazzo Chigi

Linkiesta,6.1.2022 lettura 2’

A Mario Draghi va data «la massima agibilità politica», sia che rimanga a Palazzo Chigi sia che vada al Quirinale. Lo sostiene il leader di Italia Viva Matteo Renzi, intervistato dal Corriere della Sera. E ricorda che in entrambi i casi «serve una iniziativa politica» seria, non tweet a caso.

Il problema, ricorda, è che chi vuole Draghi al Colle, in realtà, «vuole le elezioni».

Lo aveva detto Maria Elena Boschi, lo ripete Renzi, che fa l’elenco «Meloni ha bisogno delle elezioni perché ha iniziato il calo nei sondaggi. La crisi di Conte è conclamata e Di Maio aspetta solo le amministrative di primavera per fargli le scarpe. Quanto a Letta, se non si vota deve fare il congresso e vincere le primarie esercizio nel quale non ha grande esperienza. Loro vogliono il voto anticipato per esigenze personali».

Al contrario, spiega Renzi, «io penso che le elezioni vadano fatte a fine pandemia e con il Pnrr impostato, nel 2023». Certo, Draghi «sarebbe un perfetto presidente della Repubblica come è stato un perfetto premier». Ma se si vuole mandarlo al Quirinale, «serve la politica».

Ciò significa che se lo si vuole tenere a Palazzo Chigi «serve dargli la massima agibilità politica, se vogliamo che vada al Colle gli va data una maggioranza presidenziale, ma anche una maggioranza politica per il governo del dopo». Un aspetto fondamentale, soprattutto perché Renzi, insieme a Coraggio Italia di Toti, ha un totale di 75 Grandi elettori a disposizione. «Senza di noi è difficile fare il presidente della Repubblica. Ma è proprio impossibile fare un nuovo governo. Siamo i garanti della prosecuzione della legislatura fino a scadenza naturale».

Sull’eventualità di una presidenza di Silvio Berlusconi è scettico, mentre nota che il centrodestra ha i numeri «ma non la strategia». Nel campo opposto, i rapporti con Enrico Letta sono tornati a zero, anche e soprattutto a causa del ritorno di Massimo D’Alema. «Enrico ci aveva chiesto una mano per il collegio di Siena e gliela abbiamo data. Dal giorno dopo Letta ci ha espulso dal centrosinistra addossandoci la responsabilità del suo fallimento sulla legge Zan. Ma forse doveva solo creare le condizioni per far rientrare D’Alema, adesso è tutto più chiaro. Se abbandona il rancore e prova a fare politica sa dove trovarci».

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