Leader fortissimo. Conte è contrario ad aumentare le spese militari italiane, ma favorevole a rimborsare le spese militari russe in Italia

Però, ai empi del suo governo, l’Italia pagò a Mosca tre milioni di euro per la missione “Dalla Russia con amore”

Editoriale. Christian Rocca 273.2022 linkiesta.it lett3’

Il leader (sub judice) di uno dei partiti filo Putin del nostro paese è inaspettatamente risoluto nel dire no all’aumento degli investimenti sulla difesa europea e atlantica, proprio nel pieno della guerra d’aggressione del Cremlino all’Ucraina e al mondo libero. Però, ai tempi del suo governo, l’Italia pagò a Mosca tre milioni di euro per la missione “Dalla Russia con amore”

Dunque Giuseppe Conte è il primo leader politico, ci perdonino i leader politici degni di questo nome, contrario ad aumentare le spese militari italiane decise dal Consiglio europeo e dalla Nato ma favorevole a rimborsare le spese militari dell’esercito russo invitato in Italia nel 2020 a sfilare in colonna da Roma a Milano.

Quando Conte contava, secondo la ricostruzione del Corriere della Sera, l’Italia ha sborsato oltre tre milioni di euro per pagare la missione del Cremlino denominata “Dalla Russia con amore” e trasformata in farsa “Da Volturara Appula con scontrino”.

Un’operazione militare straniera in un paese Nato concordata al telefono da Conte medesimo con l’amico Vladimir Putin, un trust di cervelli da studiare nelle università di tutto il mondo, in particolare alla Link di Joseph Mifsud e alla Luiss di Alessandro Orsini.

In cambio dei nostri tre milioni di euro, di vitto e alloggio per due mesi e di chissà cos’altro, i russi hanno fornito all’Italia un numero di mascherine sufficiente a coprire il fabbisogno di mezza giornata, più qualche rudimentale macchinario di fabbricazione post sovietica, destinato alla spazzatura di Bergamo. Un affarone, tipo quegli altri “Made in Cinquestelle” e del loro incubatori anti italiani tipo il no al Tap, al Tav, ai rigassificatori e all’Ilva.

Con un video messaggio a quel che rimane dei Cinquestelle, Conte ha ribadito che mai e poi mai il partito che aspira a guidare da candidato unico voterà l’aumento delle spese militari italiane, e davvero stupisce che questa sia l’unica cosa chiara e netta che abbia detto in tutta la sua carriera politica. Quando Conte apre bocca di solito escono solo parole vuote e spesso inconcludenti se messe una dietro all’altra. Sul no alle armi in Ucraina e sul no a una maggiore spesa militare europea per aiutare a difendere l’Occidente dall’aggressore che manda carri armati con tanto amore, ecco invece che inaspettatamente Conte assume una posizione perentoria.

In un’incredibile ma vera intervista ad Andrea Malaguti della Stampa, probabilmente il primo giornalista italiano che l’abbia intervistato seriamente replicando puntualmente alle sue surreali amenità, Conte ha detto che non capisce per quale bizzarro motivo, nel momento in cui c’è il rincaro delle bollette e la recessione, si vogliano proprio adesso aumentare le spese militari.

Be’, c’è la guerra, gli ha fatto notare l’incredulo giornalista della Stampa. E rimane il mistero di cotanta risolutezza contiana su questo unico punto programmatico.

Restano i fatti: Conte è stato scelto da Casaleggio per guidare il governo populista in qualità di segnaposto di un movimento nato per abolire la democrazia rappresentativa, ovvero col medesimo progetto politico di Vladimir Putin, ha governato per oltre un anno contro l’Unione europea e per la chiusura dei porti ai migranti che fuggivano dalla guerra di Putin in Siria, ha avallato un memorandum che avrebbe consegnato le infrastrutture logistiche italiane alla Cina, si è inginocchiato davanti a Putin e ha fatto sfilare per la prima volta le truppe russe in un paese Nato e ha messo a disposizione di Trump e delle sue strampalate teorie complottistiche anti Biden gli apparati di sicurezza italiani.

Teorie, peraltro, grazie alle quali Trump ha sospeso 400 milioni di aiuti militari all’Ucraina che si preparava per tempo all’invasione russa su larga scala dopo l’annessione della Crimea, soltanto perché il presidente ucraino Zelensky non cedeva al ricatto di mettere nei guai giudiziari il figlio di Joe Biden per una qualche malversazione inventata dal Cremlino e amplificata in Italia dai giornali vicini a Conte.

Il primo governo Conte è nato dall’alleanza tra un partito come la Lega che aveva siglato un accordo politico con il partito Russia Unita di Putin e un altro, quello ora guidato si fa per dire da Conte, che mandava emissari ai congressi di Russia Unita che non si sono concretizzati in un accordo scritto soltanto perché, allora, i Cinquestelle per statuto non potevano firmare accordi politici con altri partiti.

Il secondo governo Conte ha invitato i militari russi oggi impegnati a sventrare un paese libero, democratico e indipendente a sfilare oscenamente lungo il nostro paese e a raccogliere informazioni in Lombardia.

Il Conte sub judice che si candida per l’ennesima volta a guidare uno dei partiti filorussi italiani, quel partito che nel 2018 aveva chiesto i voti su una piattaforma di politica estera identica a quella del Cremlino, dal No alla Nato al referendum sull’euro, ora è pronto a mettere in crisi il governo Draghi non votando l’aumento delle spese militari imposto dalla Nato e richiesto dal Consiglio europeo.

E lo fa nel pieno di una guerra d’aggressione all’Ucraina condannata da tutto il mondo tranne che da alcuni punti di riferimento fortissimi di tutte le forze fasciste.

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