Il voto dei foglianti. Ecco chi scegliamo alle elezioni del 25 settembre

2--DA TARANTO A PIOMBINO Perché in campagna elettorale si parla di Ilva ma non di acciaio

REDAZIONEDi Giorgio  24 SET 2022 ilfoglio.it lettura3’

1-Vincono Calenda e Renzi, poi Pd, FI, +Europa e un voto per FdI. Il seggio del Foglio, con qualche chicca. Resoconto dal seggio Ztl (e buon voto a tutti)

Ieri mattina, i foglianti sono stati invitati dal direttore Claudio Cerasa a partecipare a un piccolo sondaggio. Tema: come voterà il Foglio alle prossime elezioni? I partecipanti al sondaggio, comprendendo nell’operazione oltre ai redattori anche collaboratori esterni e stagisti, hanno esercitato la propria preferenza attraverso due canali. Canale numero uno: un foglietto di carta con su scritto “Camera” e “Senato” infilato, ben piegato, in una busta della spesa verde, non eccessivamente trasparente.

  

Canale numero due: un messaggio inviato all’organizzatore del sondaggio via WhatsApp con promessa di autodistruzione immediata dello stesso da parte dell’organizzatore del sondaggio. Lo spoglio è avvenuto ieri mattina alle 13.15, al termine della riunione della redazione, e al sondaggio hanno partecipato quarantatré foglianti.

I nomi: Claudio Cerasa, Giuliano Ferrara, Maurizio Crippa, Salvatore Merlo, Paola Peduzzi, Matteo Matzuzzi, Annalena Benini, Simone Canettieri, Luciano Capone, Carmelo Caruso, Enrico Cicchetti, Micol Flammini, Luca Gambardella, Michele Masneri, Giulio Meotti, Giulia Pompili, Roberto Raja, Marianna Rizzini, Cecilia Sala, Maria Carla Sicilia, Valerio Valentini, Giuseppe De Filippi, Andrea Marcenaro, Camillo Langone, Carlo Stagnaro, Gaia Manzini, Marco Archetti, Fabiana Giacomotti, Guido Vitiello, Umberto Zapelloni, Mariarosaria Marchesano, Francesco Stocchi, Ruggiero Montenegro, Maurizio Milani, Andrea Minuz, Gianluca De Rosa, Nicola Contarini, Luca Roberto, Priscilla Ruggiero, Alessandro Luna, Antonia Ferri e Alberto Chiumento.

Il risultato è questo. Alla Camera, in 18 hanno votato per Azione, in 14 per il Partito democratico, in 4 per Forza Italia, in 3 per +Europa, una persona per Fratelli d’Italia, una persona per Unione popolare (come Ken Loach). Al Senato, in 19 hanno votato per Azione, in 15 hanno votato per il Pd, in 4 per Forza Italia, in 2 per +Europa, una persona per Fratelli d’Italia, una persona per Unione popolare (come Jean-Luc Mélenchon). Zero voti per il M5s. Zero voti per la Lega. Diversi foglianti hanno scelto di praticare una forma creativa di voto disgiunto votando alla Camera per il Pd e al Senato per Azione (o viceversa).

Due foglianti si sono astenuti.

Tre foglianti che hanno scelto di votare per Azione hanno tenuto a scrivere sulla scheda elettorale “Renzi”, facendo poi sapere in privato allo scrutatore di essere molto rammaricati per non poter esprimere alle urne la propria preferenza sulla scheda elettorale.

Un fogliante ha scelto di votare Azione solo alla Camera e non al Senato, in polemica con un candidato scelto dal segretario di Azione nel collegio di Roma 1. Un fogliante, dopo aver ascoltato la pronunciazione dei risultati, ha chiesto di poter cambiare il proprio voto per poterlo offrire coraggiosamente a Impegno civico (Tabacci e Di Maio), ma l’organizzatore del sondaggio ha chiesto una maggiore serietà al redattore.

Andrea Marcenaro, il cui voto è ancora al vaglio degli scrutatori per essere compreso nella sua interezza, ha tenuto a rendere nota la sua dichiarazione di voto con queste parole: “Chi, per motivi personali e politici, solo con qualche votarello in più, muore dalla voglia di ficcare un cuneo europeista nell’antieuropeismo possibile dei probabili vincitori e soci di governo? Il ‘consunto’ e ‘impresentabile’ Berlusconi, il quasi senza partito. Se si evitava l’infinita vergogna su Putin, rischiavo il ridicolo e magari lo votavo. Così, no”.

Maurizio Milani, che è intervenuto nel sondaggio attraverso un fax inviato su WhatsApp, ha specificato con queste parole le ragioni del suo voto, con un carattere maiuscolo: “Voglio Matteo Renzi per il mio voto!”.

Un vicedirettore del Foglio, senatore del giornale, motiva così la sua scelta per Azione: “Io voto Terzo polo perché altrimenti arrivano le sinistre: cioè il Pd, che ormai è ‘il farmaco generico dei Cinque stelle’ (Renzi dixit)”.

Dal seggio Ztl è tutto. Buon voto!

2--DA TARANTO A PIOMBINO Perché in campagna elettorale si parla di Ilva ma non di acciaio

ANNARITA DIGIORGIO 24 SET 2022

    

Servono parole aperturiste sull'acciaieria e sui 10 mila operai che ci lavorano dentro: le dichiarazioni più promettenti sono arrivate da Di Maio che chiede l'aumento della produzione

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Il governo Draghi negli ultimi due decreti Aiuti ha messo 2 miliardi per l’Ilva di Taranto, ma i partiti sia al governo che in campagna elettorale non vogliono parlarne. L’unico che cita espressamente l’Ilva nel programma è Carlo Calenda, prevedendone la riprivatizzazione. Il centrodestra ripete il solito mantra “coniugare lavoro e salute”, con l’eccezione di Antonio Tajani (FI) da sempre schierato a favore della produzione di acciaio.

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