Da Lombardia e Veneto parte la sfida interna a Salvini: "Servono subito i congressi, basta con questi vertici calati dall'alto"

- Ceccardi apre il processo interno alla Lega: "Chi ci diceva di stare con Draghi ci ha portato al fallimento. Ora duri contro Bruxelles"

26.9.2022 ilfoglio.it lettura3’

Paolo Grimoldi: "Disastro assoluto", dice. E pretende subito la conta nella patria del leghismo. Raccolta firme dei militanti e amministratori veneti. La resa dei conti dentro al partito è ormai irrinunciabile

26 SET 2022 ilfoglio.it lettura

Che non stesse esattamente stracciandosi le vesti, si era capito già nella nottata. Perché mentre i suoi colleghi si affannavano nel conteggio delle schede, lui era sul terrazzo di un locale in centro a Milano, a Piazza Duomo, a ballare sulle note del dj Gianluca Vacchi. Ma del resto, per Paolo Grimoldi, quello della Lega era un fallimento annunciato. E non a caso lui all'alba commenta subito nel più battagliero dei modi: "E' un disastro assoluto. Ora bisogna subito azzerare la Lega Lombarda e avviare il congresso". In regione, per ora. E non solo. Perché pretendere subito la conta nella patria del leghismo, peraltro a ridosso delle regionali previste in primavera, significa ovviamente lanciare una sfida decisiva a Matteo Salvin

- Ceccardi apre il processo interno alla Lega: "Chi ci diceva di stare con Draghi ci ha portato al fallimento. Ora duri contro Bruxelles"

26 SET 2022

    

"L'appoggio al governo ci ha annientati", dice l'europarlamentare del Carroccio. Ma l'eventuale ritorno ai toni barricaderi e antieuropeisti, pone un problema serissimo alle ansie di responsabilità di Giorgia Meloni

Primo. "L'appoggio al governo Draghi ci ha annientati". Secondo. "All'interno del partito coloro che hanno messo in discussione il nostro segretario e lo hanno indirizzato verso l'appoggio al governo perché 'ce lo chiedeva il Nord produttivo' dovrebbero fare una profonda riflessione". Terzo. "Il Nord produttivo ha votato chi stava all'opposizione, bocciando completamente l'agenda Draghi".

  

Eccola, l'analisi della sconfitta della Lega. Ad avviarla, tra i primi, c'è Susanna Ceccardi. Europarlamentare, una delle pioniere del Carroccio in terra rossa, ascesa agli onori delle cronache, e nella gerarchia del partito, per essere diventata sindaca a Cascina, in quel di Pisa, Ceccardi non attende neppure l'inizio della conferenza stampa di Matteo Salvini. E, nel rivendicare la discreta prova dei candidati del Carroccio nei collegi uninominali toscani, apre le ostilità.

Altro che scarsa affidabilità, altro che scarsa cultura di governo. E' semmai l'essersi moderati troppo, la causa del tracollo del Carroccio. "Torniamo a fare quello che sappiamo fare meglio. Stare al governo del Paese nell'interesse degli italiani e non dei burocrati di Bruxelles". Si riparte da qui, dunque? Secondo Ceccardi, che è stata anche consigliera politica di Salvini ai tempi del Viminale, evidentemente sì: si riparte da una Lega barricadera. E del resto, i pessimi risultati del Carroccio nelle regioni guidate dai presidenti governisti - un misero 10 per cento nel Friuli di Massimiliano Fedriga, con FdI al 32; il 14 nel Veneto di Luca Zaia, con Meloni oltre il 30; il 13 nella Lombardia di Attilio Fontana, col Carroccio doppiato da FdI anche nella Varese di Giancarlo Giorgetti - legittimano, agli occhi dei fedelissimi di Salvini, la lettura per cui starebbe proprio il problema della Lega: nell'eccessivo appiattimento sul draghismo. E' questo, non a caso, lo spin che viene, fin dall'alba, dallo staff del segretario. Che però ora, con l'eventuale ritorno ai toni e ai metodi del duropurismo antieuropeo, pone un problema serissimo alle ansie di responsabilità di Giorgia Meloni. Che ieri è stata attentissima a lanciare segnali rassicuranti, dopo la sua vittoria; e oggi si ritrova già a dover gestire un alleato riluttante a ogni moderazione.

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Tanto più, che nel frattempo, anche in Veneto, nelle stesse ore, è in corso una raccolta firme di militanti e amministratori locali per chiedere, subito, il congresso della Liga. E anche qui, l'ammonimento è lo stesso: "Per ora, almeno, in Veneto". E poi?

E poi si vedrà. Ma che una resa dei conti dentro al partito sia ormai irrinunciabile, lo sa anche Matteo Salvini. Che infatti, presentandosi in conferenza stampa in tarda mattinata, a Via Bellerio, per commentare la scoppola rimediata nelle urne, annuncia che sì, quello dei congressi è un appuntamento che va celebrato. "Si partirà nei prossimi mesi, iniziando dai congressi locali per poi arrivare, l'anno prossimo, a quelli regionali". E chissà poi dove si andrà a finire

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