FRECCIATINE IN COALIZIONE La Lega avverte Meloni: "Basta col 'ce lo chiede l'Europa' o non andiamo lontano"

VALERIO VALENTINI, Cingolani . 30 SET 2022 lett2’

L'avvertimento del deputato leghista Claudio Borghi alla futura premier che sembra ragionare con cautela per quel che riguarda il bilancio statale, ma non solo

L’avvertimento arriva dall’organo ufficiale del partito. “Se chi ha votato per un cambiamento poi si ritrova i soliti tecnici e il solito ‘ce lo chiede l’Europa’, allora non sia va da nessuna parte”. A Claudio Borghi non deve parer vero, dopo quasi due anni di costrizione, di essere incaricato da Salvini di suonare, di nuovo, la sua campana preferita. “Certo che è possibile fare qualcosa di diverso in economia”, dice il neo senatore della Lega, su Radio Libertà.

Vale in ambito economico e non solo. “Perché anche sulle sanzioni alla Russia noi porteremo in tutte le sedi le nostre proposte di distensione”, dice Borghi. Alleata avvisata. E siamo solo al giorno quattro.

- Il ritorno al Mef di Siniscalco, che se ne andò sbattendo la porta

STEFANO CINGOLANI 30 SET 2022

    

Tecnico competente e affabile, ma non malleabile. Nel 2004 si dimise in contrasto con Alleanza nazionale e Lega, questa volta potrebbe essere la sua volta buona?

Le prime dimissioni poi rientrate risalgono alla notte del 13 ottobre 2004 a tre mesi dal suo insediamento a palazzo Sella come responsabile dell’economia, quelle definitive arriveranno quasi un anno dopo il 22 settembre 2005. “Non ci si ferma perché un ministro, seppure in un momento non proprio propizio, abbandona la nave”, commentò Ignazio Benito Maria La Russa da Paternò. Il longevo dirigente della destra italiana (Msi, An e ora Fratelli d’Italia) non può non ricordarselo, ora che Domenico Siniscalco è entrato nel risiko del nuovo governo. La domanda infatti non è se l’economista torinese abbia il quid per guidare la barca dell’economia in mezzo alla tempesta, ma quanto durerà. Allora venne schiacciato soprattutto da An, il partito in cui militava La Russa, guidato da Gianfranco Fini il quale voleva una “cabina di regia” che orientasse la politica di bilancio contro la gestione cauta e conservativa di Siniscalco. Silvio Berlusconi non lo sostenne. Oggi al ruolo di Fini dentro la maggioranza si candida Matteo Salvini, ebbene: chi tra i due sosterrebbe Giorgia Meloni? Perché tutto cambia, ma i rituali del potere restano gli stessi.

 

“Ma bisogna trovare il coraggio di agire contro un sistema che ti offre facili soluzioni precotte, quelle del pilota automatico”. Altroché Draghi. E che l’avvertimento sia indirizzato alla leader di FdI, al suo sforzo di archiviare i toni da barricadera per votarsi alla morigeratezza di bilancio, diventa subito chiaro. “Abbiamo visto quanto velocemente i governi siano caduti in passato. Credo che sia tutto interesse di Giorgia Meloni riuscire a far qualcosa di diverso rispetto”.

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