PACE ROMA MILANO.Roma chiede la pace in Ucraina, ma non è chiaro quale

C'è chi chiede lo stop all'invio delle armi, chi se la prende con Putin, chi dà del fascista ai russi e chi agli ucraini. Applausi per Conte e fischi per Letta

ALESSANDRO LUNA 05 NOV 2022 ilfoglio.it lett3’

Forse era davvero una “Marcia per la Pace” e basta. Pace in qualsiasi maniera la si declini, con ogni significato che ognuno le può attribuire. Perché, entrando nel merito del come ottenerla, l’iniziativa per la Pace di oggi a Roma era un concentrato delle più disparate e inconciliabili idee.

Certo, era maggioritaria la parte che chiedeva lo stop di invio di armi in Ucraina e una sorta di emancipazione dalla Nato, anche qui nelle più varie e disparate forme. Ma è stata anche l‘occasione in cui Enrico Letta e Giuseppe Conte si sono misurati con una piazza di cui entrambi vorrebbero essere il punto di riferimento. E l’esito, per quanto fosse scontato, si è delineato netto: mentre da una parte il leader M5s marciava tra i cori che facevano il suo nome, i selfie e gli apprezzamenti delle persone che lo riconoscevano, dall’altra il segretario Pd e gli esponenti del suo partito camminavano silenziosi a metà del corteo dietro una trentina di italo-ucraini, che sembrava quasi fossero lì per fargli da scudo. E infatti, durante la processione, il gruppo del Partito democratico è stato contestato da alcuni manifestanti, di cui uno reggeva una bandiera dell’Italia con una stella rossa al centro, al grido di “fuori i guerrafondai dal corteo” e “malavitosi di merda”. Al di là dell’episodio, mentre Conte passava dalla stretta di mano con Maurizio Landini a una signora che gli chiedeva di salutare sua mamma in videochiamata e un’altra che gli regalava un mazzo di fiori, il Pd è sfilato in silenzio meditando su cosa da questa partecipatissima manifestazione si potesse imparare.

Il dato è che i quasi quarantamila per la Questura, centomila per gli organizzatori, che hanno partecipato oggi chiedono un cambio di passo nella strategia sull’Ucraina. Una discontinuità, a sinistra, con la linea di Mario Draghi, di Giorgia Meloni e di Guido Crosetto, il ministro della Difesa che dovrebbe approvare a breve un nuovo invio di armi a Kyiv e contro cui sono apparsi un buon numero di cartelli e uno striscione.

Secondo il dem Francesco Boccia: “Dopo otto mesi di guerra bisogna ripensare la strategia per quanto riguarda le armi, per quanto all’inizio fosse condivisibile e l’abbiamo rivendicata”. Di un’idea simile è anche Brando Benifei, capogruppo Pd al Parlamento europeo che sabato scorso ha riunito gli under30 del partito per compiere una sorta di class action generazionale sul partito: “E’ giusto, a questo punto della guerra, valutare l’invio di armi soltanto se c’è anche un’iniziativa diplomatica europea, con autonomia dalle decisioni degli Stati Uniti. Come Europa è nostro compito trovare il modo di spingere Putin a fermare questo conflitto coinvolgendo il più possibile anche il resto del mondo”. Graziano Delrio preferisce invece non entrare nel merito sulla questione armi: “Questa è una piazza per la pace, questa è la cosa importante”.

Certo è una piazza per la pace, ma è difficile capire quale. All’inizio della manifestazione, a venti metri dalle profughe ucraine che chiedevano sostegno e aiuto anche militare per la loro liberazione, c’era un enorme striscione che recitava “Stop invio armi in Ucraina”, e un attivista di Sinistra anticapitalista a un certo punto ha creato non poca confusione in una di loro consegnandole un volantino in cui si chiedeva lo stop delle “politiche neoliberiste e capitaliste del governo di Kyiv”. Da un lato una manifestante che faceva parte di un gruppo di italo-iraniani spiegava che il popolo ucraino e iraniano sono uniti contro un’oppressione, quella russa da un lato e quella khomeinista dall’altra, che non li rappresenta. Dall’altro un signore a capo di un gruppo di italo-curdi protestava contro l'invio di armi in Ucraina. A un certo punto durante il corteo alcuni manifestanti hanno contestato e fischiato un uomo del gruppo degli italo-ucraini che gridava “Via i fascisti russi dall’Ucraina”, un signore di mezz’età ha contestato chi portava uno striscione con scritto “Putin go home”, sostenendo che dire a Putin di ritirarsi non porterà mai a una trattativa.

Insomma, la questione ucraina è ancora molto calda e l’unico segnale che si può trarre dalla piazza di oggi è che a sinistra l’elettorato chiede una pace. Qualunque essa sia. Adesso Conte e il Pd dovranno pensare entrambi nei prossimi mesi a come intercettare al meglio questo sentimento, diffuso e confuso, di pace e come vincere l'appoggio dei sindacati che, accorsi in massa da tutta Italia, sono stati quelli che hanno decisamente riempito la piazza e le strade del corteo.

Commenti   

#1 walter 2022-11-06 12:36
“ Milano vuole la pace, ma ricorda gli orrori di Putin
Alla manifestazione in sostegno all'Ucraina aggredita nel capoluogo lombardo non si scorda chi è l'aggredito e chi è l'aggressore. Poi arriva Letizia Moratti e l'attenzione si concentra su di lei
- Roma chiede la pace in Ucraina, ma non è chiaro quale
C'è chi chiede lo stop all'invio delle armi, chi se la prende con Putin, chi dà del fascista ai russi e chi agli ucraini. Applausi per Conte e fischi per Letta”
Intanto, per quello che leggo, Cina Usa e terza Russia, discutono su come dividersi il mondo e altri paesi come la Corea del Nord che lancia 23 missili in un giorno, cercano di sedersi al tavolo, di segnare la loro presenza. Trovato l’accordo fra in garndi, finirà la guerra in Ucraiana, Come al solito noi italiani stiamo guardando, dividendoci, per sfruttare la situazione internazionale per dividerci i consensi elettorali. Così a Roma “c’è chi chiede lo stop all'invio delle armi, chi se la prende con Putin, chi dà del fascista ai russi e chi agli ucraini. Applausi per Conte e fischi per Letta” mentre a Milano CON CALENDA E MORATTI I PACIFISTI PER LE ARMI , nessuna bandiera arcobaleno” ma caccia adesione di riformisti.
Da www.simofin.com

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