L'EMENDAMENTO Pnrr ma non solo. Contro i pieni poteri dei magistrati contabili

Limitare il raggio di azione della Corte dei conti non è una forma di autoritarismo ma è una boccata d’ossigeno contro le esondazioni di una burocrazia lenta e incapace di riformare se stessa

CLAUDIO CERASA 02 GIU 2023 ilfoglio.it letura 2’

Limitare il raggio di azione della Corte dei conti non è una forma di autoritarismo ma è una boccata d’ossigeno contro le esondazioni di una burocrazia lenta e incapace di riformare se stessa. Sabino Cassese e Vincenzo De Luca rispondono a Fitto

La forma è importante, ma la sostanza ancora di più. La decisione della maggioranza di governo di presentare un emendamento al decreto della Pubblica amministrazione con un articolo scritto per prolungare di un anno lo “scudo erariale” che limita la responsabilità contabile di amministratori e dipendenti pubblici ai casi di dolo e colpa grave e un articolo scritto per esautorare la Corte dei conti dalla vigilanza sul Pnrr, abolendo il cosiddetto “controllo concomitante” dei giudici contabili sull’utilizzo dei fondi del Piano, meriterebbe di essere considerato per quello che è: una prima sana boccata d’ossigeno per tentare di mettere il Pnrr al riparo da un sistema burocratico lento, ingovernabile, inafferrabile, incapace di riformare se stesso in tempi utili per non sprecare l’occasione di spendere i 190 miliardi del Pnrr. L’emendamento presentato dalla maggioranza è stato descritto dall’opposizione, e dai giornali del gruppo Gedi, come la spia evidente di una volontà esplicita del governo di portare avanti una gestione “autoritaria” dell’Italia. Ma se si accetta per un attimo di rimuovere l’approccio da 25 aprile permanente adottato dagli avversari di Meloni per commentare ogni azione del governo si capirà facilmente che mettere il Pnrr al riparo dal cosiddetto “controllo concomitante” della Corte dei conti è il primo atto compiuto dalla maggioranza sulla gestione del Pnrr che meriterebbe di essere fortemente incoraggiato. Decidere di intervenire sulla Corte dei conti non è una ritorsione contro la Corte, che giorni fa aveva criticato il governo per aver messo a terra un livello di attuazione finanziaria sul Pnrr pari al sei per cento, ma potrebbe essere un modo finalmente concreto per evitare che il Pnrr resti in ostaggio di una burocrazia contabile drammaticamente specializzata in esondazioni fuori luogo. Sabino Cassese, giurista, ex ministro, membro emerito della Corte costituzionale, pochi giorni fa, intervenendo su Radio 1 ospite di Giorgio Zanchini, ha offerto sul tema un quadro di sintesi molto efficace. La questione è tecnica, certo, ma è anche politica, economica e culturale. La presenza di una Corte dei conti incaricata di portare avanti un controllo “concomitante”, dice Cassese, è una circostanza che si trova in aperta contraddizione con quanto sostiene la nostra Costituzione all’artico

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