Sul bengalese che ha picchiato la moglie urge un dibattito diverso

Giudice assolve perché tali comportamenti sono insiti nella cultura del paese di origine non è poi così priva di agganci culturali

13 SET 2023 Lettere Direttore, ilfoglio.it lettura2’

Al direttore - La richiesta del pubblico ministero di Brescia che, come riporta la stampa, ha sollecitato l’esenzione da ogni responsabilità di un cittadino del Bangladesh che maltrattava e vessava, la moglie, una “schiava” lei racconta, perché tali comportamenti sono insiti nella cultura del paese di origine non è poi così priva di agganci culturali.

Segue l’approccio per cui l’Italia dovrebbe diventare non un paese di cittadini ma di appartenenti a tribù culturali ciascuna delle quali segue la sua legge in una valorizzazione assoluta dell’intersezionalità delle minoranze oppresse, tipica del wokismo. Una scelta che potrebbe estendersi anche a casi come quelli della pachistana Saman.

Tentativi di questo genere sono già in corso in Inghilterra con la proposta di istituzione di tribunali islamici almeno per gli affari famigliari.

Anche il nostro legislatore potrebbe facilitare questo percorso liberatorio e rispettoso delle diversità instaurando tribunali della sharia per i residenti islamici al posto dei nostri tribunali civili e penali un po’ come in molte colonie c’era il sistema dell’Indirect Rule e cioè giurisdizioni separate per gli europei e per i locali.

Un banco di prova di questa evoluzione potrebbe essere quella dell’uccisione di un africano albino perché nella cultura di alcune regioni di quel continente gli albini sono simboli di stregoneria di maleficio e spesso eliminati. Lo straniero appartenente a tale cultura che commettesse un delitto del genere in Italia dovrebbe quindi essere assolto. Qui finisce l’ironia.

Guido Salvini, magistrato

Il rischio che lei segnala, gentile Salvini, è reale. E la deriva inglese è inquietante. Ho letto però con interesse la richiesta di assoluzione formulata dal pm. Il passaggio equivoco c’è ed è evidente. Ma leggendo l’intero dispositivo e non decontestualizzando la frase sull’impianto culturale si capisce meglio forse il significato delle parole del magistrato, che forse non voleva trasformare la cultura dell’uomo del Bangladesh in un’attenuante rispetto alle sue azioni ma voleva affermare un concetto diverso: la capacità della donna offesa di ribellarsi a una condotta molesta da parte del marito solo dopo aver abbracciato i valori occidentali e scoprendo cosa vuol dire davvero sentirsi libere, “con la consapevolezza dei diritti che le appartengono”. Scrive il magistrato: “L’intolleranza della convivenza è maturata nell’ambito di una differenza culturale già esistente ma per lungo tempo tenuta sopita dalla PO medesima (la donna che ha denunciato, ndr), la quale aveva creduto di poter accettare l’impianto culturale della famiglia d’origine (…) per poi realizzare di non potersi conformare ai dettami socio-culturali e religiosi promananti dalla comunità bengalese e di volere altro per la sua vita”. Ciò che non è emerso dalle cronache sul caso in questione è che la richiesta di assoluzione non è stata formulata per ragioni di contestualizzazione culturale. Ma è stata proposta perché “non sono emersi fatti idonei a realizzare quella pregnante offesa dell’integrità psico-fisica della vittima” e che “l’unica circostanza che può dirsi provata, al di là di ogni ragionevole dubbio, è uno schiaffo avvenuto nell’agosto del 2019”. Ci sarebbero molti motivi per ragionare su questa affermazione (la parte offesa si è costituita parte civile e dunque l’evidenza penale non è sufficiente per arrivare a una condanna). Ma il tema da porsi, leggendo la richiesta del pm, non è solo quello da lei suggerito, che è reale, ma è anche un altro: l’opportunità o meno di condannare un uomo per maltrattamenti per uno schiaffo certo. Urge un altro dibattito.

Commenti   

#1 walter 2023-09-13 11:16
"Frasi attribuibili solo a pm" Marito picchia moglie ma va assolto per “fatto culturale”, procura Brescia si dissocia dal suo pm: “Ripudiamo relativismo giuridico”
Redazione — 12 Settembre 2023 ilriformista.it
Maltratta la moglie ma il pm chiede l’assoluzione: “E’ un fatto culturale, lei sapeva”. Dopo le polemiche delle scorse ore, la procura di Brescia si dissocia dalla richiesta di assoluzione avanzata dal magistrato per un uomo del Bangladesh accusato di aver maltrattato la moglie e “ripudia qualunque forma di relativismo giuridico, non ammette scriminanti estranee alla nostra legge ed è sempre stata fermissima nel perseguire la violenza, morale e materiale, di chiunque, a prescindere da qualsiasi riferimento ‘culturale’, nei confronti delle donne”.
In una nota firmata dal procuratore Francesco Prete, la procura bresciana precisa che le “conclusioni rassegnate dal pm nel processo a carico di Hasan Md Imrul non possono essere attribuite all’ufficio nella sua interezza, ma solo al magistrato che svolge le funzioni in udienza”. Le richieste di “ispezioni ministeriali ci lasciano assolutamente tranquilli” conclude la nota.

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