-In Veneto naufraga la linea Zaia: il centrodestra si spacca e affossa la legge sul fine vita

- Lo scontro Fitto-De Luca è una questione di soldi, ma anche di poteri

17.1.2024 F.Gottardi.G.Santilli, ilfoglio.it lettura2’

-In Veneto naufraga la linea Zaia: il centrodestra si spacca e affossa la legge sul fine vita

FRANCESCO GOTTARDI 16 GEN 2024

Consiglio regionale diviso: zaiani e dem favorevoli (ma a pesare è un voto contrario del Pd), il resto del centrodestra compatto contro l’iniziativa che avrebbe fatto del Veneto la prima regione con una normativa in materia. Persiste una sola Lega, quella di Salvini

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Salvini contro Meloni: "Regionali sono un casino. FdI ci picchia ovunque". I governatori lo rimbalzano

Venezia. Per un punto il Doge perse la cappa. Il Consiglio regionale del Veneto boccia la legge sul fine vita e di fatto stronca sul nascere il sogno di Luca Zaia: un’altra Lega è possibile, liberale e progressista, europeista e attenta ai diritti civili. E invece no. Raus, di ruspe e di forconi. Il governatore non era scivolato nella tentazione di fare della bioetica uno spartiacque politico – “Ognuno voti secondo coscienza”, diceva alla vigilia della seduta. Ma di fatto lo è stato. Perché per la prima volta è caduto lo Zaiastan, il fortino di Palazzo Ferro Fini che per 15 anni ha legiferato liscio come l’olio con maggioranze bulgare. Invece martedì è stata una lotta all’ultima scheda: 22 contrari, 3 astenuti, 25 favorevoli. Ne sarebbero serviti 26. Decisivo il no a sorpresa di una consigliera del Pd. Annunciata l’ostilità del centrodestra: meloniani, forzisti, pure una fetta di Carroccio. E così per Zaia è difficile capire quale dei due sia il fuoco amico. Mentre i colleghi di partito gongolano, lontano dal Veneto, Salvini in testa..

- Lo scontro Fitto-De Luca è una questione di soldi, ma anche di poteri

GIORGIO SANTILLI 17 GEN 2024

Il ministro vuole cambiare la programmazione delle spese regionali, ridurne la frammentazione degli interventi per raccordarla al Next Gen Eu e alla spesa dei fondi europei. Una decisione che non piace al governatore della Campania, che minaccia di denunciarlo alla magistratura amministrativa

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I sindaci sfidano Fitto sul post Pnrr. La delusione vale 7 miliardi

“Niente spesa corrente e cronoprogrammi finanziari e temporali precisi”. Così Raffaele Fitto descrive i due paletti che sta imponendo nella discussione con le regioni sui programmi finanziati con il Fondo sviluppo coesione (Fsc) 2021-2027. Una trattativa, spesso aspra, che ha per oggetto 25 miliardi ancora da assegnare. L’obiettivo è un vecchio pallino del ministro per gli Affari europei, il Pnrr e il sud, maturato prima da presidente della regione Puglia a inizio secolo, poi da ministro delle Regioni con Berlusconi premier dal 2008 al 2011: cambiare la programmazione regionale, ridurre la frammentazione degli interventi, raccordarla al Pnrr e alla spesa dei fondi europei. Nella trattativa, Fitto ha un’arma decisiva: le regioni non possono incassare i fondi senza il suo via libera, senza che siano sottoscritti “accordi per la coesione” tra Palazzo Chigi e singolo governatore.

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