Schlein, abbiamo un problema I DUE CONVEGNI CENTRISTI, QUELLO DI MILANO CON ERNESTO MARIA RUFFINI
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E QUELLO DI ORVIETO CON PAOLO GENTILONI, METTONO LA SEGRETARIA MULTIGENDER DAVANTI A UN BIVIO. SORGI…
19 gen 2025 17:48 dagospia.com lettura2’
“PUÒ PROVARE A RIACCOGLIERE I CATTOLICI NEL PD E ‘FARSI CARICO’ DELLE LORO ISTANZE, A PARTIRE DALLA MATERIA DEI DIRITTI SULLA QUALE È ANDATA IN DIREZIONE OPPOSTA, CONVINTA CHE CI SIANO PIÙ VOTI DA ATTRARRE FIANCHEGGIANDO IL MOVIMENTO LGBTQ+, CHE NON RIAVVICINANDOSI ALLE FAMIGLIE TRADIZIONALI. OPPURE, SE VA DIRITTA PER LA SUA STRADA, PUÒ RASSEGNARSI ALLA NASCITA DI UNO O PIÙ PARTITINI DI CENTRO…”
Estratto dell’articolo di Marcello Sorgi per “La Stampa”
Senza voler affatto sminuire le elaborazioni strategiche e di principio dei due convegni centristi, Milano (star Ernesto Maria Ruffini, che ovviamente richiama più curiosità, trattandosi di una discesa in campo) e Orvieto (star Paolo Gentiloni, auspicato da molti, anche non di centro, come nuovo "federatore" del centrosinistra, erede di Prodi), l'effetto pratico di questa rinascita dei cattolici impegnati in politica, a sentir loro fin qui emarginati da Schlein, alla leader del Pd pone qualche problema.
Può provare a riaccoglierli nel partito che ha già avuto numerosi leader cattolici – il più abile di tutti Franceschini, considerato ancora una specie di segretario-ombra –: cioè "farsi carico", per usare un verbo tipicamente democristiano, delle loro istanze, a partire dalla delicata materia dei diritti sulla quale Schlein è andata in direzione opposta, convinta che ci siano più voti da attrarre fiancheggiando il movimento Lgbtq+, che non riavvicinandosi alle famiglie tradizionali e ai parroci.
Oppure, se va diritta per la sua strada, può rassegnarsi alla nascita di uno o più partitini di centro, che magari, federandosi, daranno vita a una nuova Margherita, con la quale poi cercare un'alleanza, come avveniva, appunto, prima della nascita del Pd.
[...]
Sono in tanti nel centrosinistra a ritenere che la seconda ipotesi sia più probabile della prima: per ragioni culturali oltre che politiche, nel senso che Schlein dei post-Dc non sa nulla e non è interessata a vedersi attraversare la strada proprio nel mezzo del percorso di cambiamento e costruzione del suo Pd.
Inoltre, non è un mistero, tra i collaboratori più stretti della segretaria, c'è già chi le soffia nelle orecchie che i centristi siano pronti a costruire nel Pd un'alternativa alla sua leadership. Così la terza ipotesi potrebbe essere – come accadde a Renzi dopo la scissione dei bersaniani – rinviare tutto al momento della definizione delle liste per Camera e Senato. Farne insomma essenzialmente una questione di posti [...]



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Se vuole sperare di costruire un’alternativa al governo Meloni, il centrosinistra deve rafforzare e valorizzare l’area più autenticamente riformista prendendo atto del fatto che il Pd è l’architrave dello schieramento progressista ma non può inglobarne tutte le anime
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