Dall’autonomia all’industria. Regionali Veneto, l’eredità di Zaia non basta: Stefani o Manildo dovranno

affrontare i dossier aperti.. Si chiude un ciclo politico che ha segnato profondamente la storia recente della Regione

Mario Alberto Marchi 22 Novembre 2025 alle 15:07 ilriformista.it lettura2’

Mentre i veneti si preparano a inserire nell’urna la scheda elettorale, si chiude un ciclo politico che ha segnato profondamente la storia recente della Regione. Chi raccoglierà il testimone di Palazzo Balbi – sia esso Giovanni Manildo o Alberto Stefani – erediterà un Veneto reso solido da 15 anni di governo Zaia, ma anche nuove sfide che richiedono un approccio necessariamente diverso, più corale e istituzionale.

La prima questione sarà ridare centralità alla dimensione collegiale del governo regionale. Dopo anni in cui la forza personale del presidente ha garantito stabilità e continuità, ora serve costruire meccanismi che rendano le istituzioni regionali ancora più solide e strutturate. Lo richiederà lo stesso risultato elettorale, che comunque vedrà accentuato il ruolo dei partiti e il confronto politico, non solo in Consiglio regionale, ma anche in Giunta. La sanità veneta, eccellenza nazionale che ha retto l’urto della pandemia, necessita oggi di una governance che sappia affrontare le nuove emergenze: liste d’attesa da abbreviare, personale da valorizzare dopo gli sforzi straordinari degli ultimi anni, innovazione tecnologica da implementare.

C’è poi la partita delle infrastrutture, cruciale per il futuro della Regione. La Pedemontana da completare, l’Alta Velocità da accelerare, il sistema portuale veneziano da rilanciare nella competizione mediterranea. “Serve un cambio di passo nel dialogo con Roma”, ha sottolineato Stefani nei giorni scorsi, mentre Manildo invoca il “superamento delle logiche di appartenenza per il bene del territorio”. Entrambi comprendono che il nuovo presidente dovrà costruire la propria autorevolezza attraverso la forza dei progetti e la capacità di tessere alleanze istituzionali.

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Il tessuto produttivo veneto – dalle piccole imprese del distretto della Riviera del Brenta alle multinazionali tascabili di Treviso – chiede certezze sulla transizione ecologica. Servono politiche industriali che accompagnino senza strangolare, che innovino preservando quel patrimonio di saperi che rappresenta l’essenza del modello veneto. Una sfida che richiede visione strategica e capacità di mediazione tra istanze diverse. L’università e la ricerca attendono un rilancio concreto. Padova, Venezia, Verona: tre atenei che possono essere il motore di un nuovo Rinascimento veneto, se adeguatamente sostenuti e valorizzati. Il capitale umano formato nelle nostre università deve trovare ragioni per restare e contribuire alla crescita del territorio.

Il tema del turismo sostenibile richiede equilibri delicati: valorizzare senza svendere, accogliere senza snaturare. Venezia, le Dolomiti, il Garda, le città d’arte: patrimoni da gestire con intelligenza e lungimiranza, superando la logica dell’emergenza per approdare a una programmazione strutturale. E poi c’è l’autonomia, tornata prepotentemente al centro del dibattito. Il pre-accordo con il governo Meloni ha riacceso aspettative legittime. Ma l’autonomia differenziata dovrà tradursi in competenze reali, risorse certe, responsabilità chiare. Il nuovo presidente dovrà essere abile negoziatore e fine conoscitore della macchina amministrativa. Il Veneto che uscirà dalle urne sarà chiamato comunque a una nuova stagione. Con meno certezze e più sfide.

Commenti   

#1 walter 2025-11-22 19:39
2 nov 2025 19:41
IN VENETO IL VOTO È UNA RESA DEI CONTI INTERNA AL CENTRODESTRA – L’ESITO DEL VOTO DI DOMANI E LUNEDÌ È SCONTATO: ALBERTO STEFANI SARÀ ELETTO GOVERNATORE CON UN’AMPIA MAGGIORANZA. MA, COME DAGO-DIXIT, BISOGNERÀ PESARE I VOTI DELLE LISTE ANCHE IN VISTA DELLE POLITICHE 2027: SE FRATELLI D’ITALIA SUPERASSE IL CARROCCIO, CHE FINE FAREBBE SALVINI? C’È POI LA SFIDA TRA IL SEGRETARIO LEGHISTA E ZAIA, CANDIDATO COME CAPOLISTA: IL “DOGE” DEVE ANCORA CHIARIRE QUALI SONO LE SUE AMBIZIONI PER IL FUTURO – IL DAGOREPORT..dagospia.com

Estratto dell’articolo di Francesco Moscatelli per “La Stampa”

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