Lettere al Direttore IlFoglio 28.3.2015

Scoprire che i lavoratori difesi da Landini sono soltanto gli iscritti al suo sindacato

1-Al direttore - Mi sono trovato a “L’aria che tira” a discutere di Jobs Act con Landini. Landini ha tranquillamente confessato, dopo averlo negato più volte (naturalmente urlando), di non sapere che dal 1° gennaio di quest’anno le aziende che assumono a tempo indeterminato usufruiscono di un bonus contributivo di circa 8.000 euro all’anno per 3 anni. Ragion per cui aveva escluso che le cifre relative alle nuove assunzioni di gennaio e febbraio avessero qualcosa a che fare con le misure del governo. Alcuni mesi fa, in un’analoga occasione, Landini si era scagliato contro la tassazione delle stock option, a suo dire, pari a quella delle rendite finanziarie. Mi toccò allora fargli notare che il regime di tassazione delle stock option era stato cambiato da molti anni e che è ora equiparato ai redditi di lavoro e quindi tassato secondo l’aliquota marginale del soggetto che le percepisce. La mia domanda quindi è: ma che lavoro fa Landini, visto che ignora elementi delle politiche retributive che conosce perfettamente qualsiasi modesto consulente del lavoro?

Chicco Testa

Dove si dimostra ancora una volta che i lavoratori che stanno a cuore al compagno Landini coincidono più o meno con quelli iscritti esclusivamente al sindacato. Gli altri lavoratori, compresi quelli assunti in questi primi mesi dell’anno e che penso verranno assunti nei prossimi mesi, la Fiom non li vede non per cattiveria ma perché, semplicemente, non li rappresentava ieri e non li rappresenterà domani.

2-Al direttore - Come insegnano i giuristi, ogni diritto ha il suo rovescio. “Il Jobs Act diminuisce i diritti dei lavoratori”, recita lo slogan della manifestazione della Fiom in scena oggi a Roma. Può darsi. Ma, visti i primi dati, aumenta di sicuro i rovesci di Landini.

Michele Magno

Manifestare contro una riforma del lavoro che ha già prodotto un numero significativo di contratti a tempo indeterminato. Se avessero chiesto a Renzi di indicare i suoi avversari perfetti, forse non sarebbe riuscito a fare meglio di così.

3-Al direttore - L’agibilità negoziale è lo strumento-azione determinante per evitare che sui temi delle relazioni industriali altri decidano al posto di sindacati e imprese. Non è stato inventato, anzi immaginato, da un barricadiero sindacalista o da un lungimirante imprenditore, ma da un professore di Economia, Ezio Tarantelli. L’hanno ammazzato giusto trent’anni fa.

Valerio Gironi

4-Al direttore - Ma che fine ha fatto l’indagine sulla cosiddetta “Mafia Capitale”? Per settimane le grandi testate ci ammorbarono con l’immagine della città eterna avviluppata nella mortale presa della piovra e con sorprendente (si fa per dire…) sincronia riversarono sui lettori nuovi retroscena immancabilmente “choc”, come il pigro titolismo odierno esige. Ora, il focus è rivolto invece all’affaire Incalza-Lupi, già sacrificati sull’altare di un carinismo populista cripto-grillino di cui lo stesso Renzi si è reso complice (altro che presunzione di innocenza fino al terzo grado di giudizio). Emulando le Directioners (di cui ho appreso l’esistenza solo ieri) orfane di Zayn (come sopra), sto meditando di incidermi a sangue sul braccio: #matteostaigarantista.

Daniele Montani

4-Al direttore - Dopo aver finito di leggere Il Foglio di giovedì 26 marzo sono giunto alla conclusione che il giornale oggi mi piace più di ieri. Continui così e complimenti.

Paolo Mazzetti

Grazie, e abbiamo appena cominciato.

Al direttore - Leggo che il Times di Londra ha scelto di puntare su un modello giornalistico fatto più o meno così: grande importanza alla carta, sì, ma nuova strategia sul sito, con tre o quattro edizioni fisse al giorno per fidelizzare i lettori e conquistare abbonamenti. Sbaglio o è la stessa cosa che volete fare voi al Foglio?

Luca Andreini

Il principio è quello, sì, e almeno per noi sta funzionando. La prossima settimana vi diamo qualche dato. Siamo orgogliosi.

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