La Coalizione dei rancorosi

Landini, Boldrini e altri, quel che unisce la piazza preferita di Renzi

di Redazione | 30 Marzo 2015 ore 06:18 Foglio

La Coalizione sociale, copyright by Stefano Rodotà, che oggi scende in piazza a Roma, è la migliore opposizione che il Rottamatore Matteo Renzi poteva augurarsi, portatrice di dilemmi esistenziali cult (“Renzi è di destra!”), fallimenti e vecchi rancori.

Lo stesso Rodotà, candidato di Beppe Grillo al Quirinale nel 2013 e poi definito dallo stesso Gribbels come un “ottuagenario miracolato dalla rete”, può riflettere su un Partito democratico che sotto Pier Luigi Bersani, alla cui area strizza l’occhio, non riuscì l’operazione andata benissimo a Renzi con Mattarella: giurista sempre, ma alieno dalla retorica del bene comune del quale Rodotà e compagnia si autoproclamano sommi interpreti.

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 L’altro pivot è Maurizio Landini, il cinquantenne che poteva rinnovare il sindacato partendo dalla Fiom-Cgil, cioè dal suo nucleo “core” in un paese di manifatture, e invece ha collezionato clamorosi insuccessi preferendo alla dura contrattazione di fabbrica lo sciopero ideologico, il talk-show, la felpa. A marcarlo c’è la Cgil del segretario generale Susanna Camusso, incavolata con Landini che prende in ostaggio il sindacato. Poi le consuete Emergency e Libera, meritorie in Sierra Leone e contro la mafia, qui non si capisce a far che cosa.

Quindi indignati vari, brandendo come al solito la Costituzione più bella del mondo, Rosy Bindy & Pippo Civati, Nichi Vendola e Kalimere che su Alexis Tsipras si sono persi qualche puntata, bancari e, vedrete, studenti e “intere famiglie colorate”. La presidente della Camera, Laura Boldrini, presente in spirito con l’anatema dell’“uomo solo al comando”. Lo slogan è “Unions!”, “evocativo delle battaglie per il lavoro”. Il lavoro però sta tornando, tra sgravi, Jobs Act e soprattutto imprese che assumono. Peccato, penserà più d’uno tra i manifestanti.

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