Lettere al Direttore Foglio 6-4-2015

Polli ruspanti o di batteria? Come può rinascere Forza Italia

1-Al direttore - Sulla Stampa, Paolo Pejrone scrive che sta tornando di moda il pollaio nel giardino di casa. Molto, molto chic. E proprio adesso il Cav. vorrebbe chiudere Forza Italia?

Stefano Di Michele 

Pochi polli ruspanti, però, mentre di batteria quanti ne vogliamo: non finiscono più.

2-Al direttore - Leggere il suo editoriale di venerdì 3 aprile l’anti vigilia di Pasqua sulle sorti di Alfano agnello sacrificale di Renzi che se lo cuoce per domenica come meglio desidera direi che c’azzecca alla grande. Intanto l’Amor nostro a Pasqua dopo aver mangiato un gran bel panettone a Natale 2014 si dovrà accontentare di un ovetto kinder ma conoscendolo sta preparando una resurrezione dopo la passione pasquale degna di un Dio

Roberto Carletti

Metafora azzardata. Ma se proprio dobbiamo pensare a come far rinascere Forza Italia, il modo peggiore per farlo è credere che l’accordo con Salvini sia una base solida per la creazione di un nuovo formidabile centrodestra. Anche perché, insisto, nell’accordo tra Lega e Forza Italia gli unici che ci guadagneranno qualcosa saranno i leghisti.

3-Al direttore - Ho letto con piacere la lettera dell’ex sindaco di Pavia che non conosco, ma che quando abitavo a Milano ho avuto modo di ascoltare di persona durante alcune conferenze. Anche io, seppur non facendo politica direttamente o avendola fatta sempre dietro le quinte, mi sento parte della c.d. “berlusconi generation”. Ho 30 anni, il mio interesse per la politica è nato con lui, e sono felice di vedere tanti giovani che riescono a emergere in politica. Ora come ora sono convinto anche io che il 75enne leader debba comprendere che è arrivato il momento di fare spazio a una nuova classe dirigente per la Terza Repubblica. Ed è giusto anche, come afferma lei, caro direttore, che per emergere in politica ci vuole coraggio e non bisogna chiedere permesso. Tuttavia non si deve dimenticare che Forza Italia è un partito anomalo, in cui il campo da gioco non esiste e l’arbitro ultimamente cambia le regole spesso. Da un po’ di tempo a questa parte Raffaele Fitto porta avanti una battaglia di libertà in Forza Italia, una battaglia per la democrazia interna e per la rigenerazione dei contenuti senza mai dimenticare chi siamo, da dove veniamo e quali sono le nostre bandiere con lo scopo di costruire un’alternativa reale a Renzi. Un vero progetto per andare “oltre” che, nella diffidenza di molti, si sta sviluppando pian piano in tutto il paese. Purtroppo dispiace constatare che il consigliere Cattaneo, invece di unirsi a Fitto in questa battaglia, ha preferito fare altro. Intanto Forza Italia sta esplodendo: mentre scrivo non si sa cosa abbiano deciso di fare i “ricostruttori” fittiani che, invece di essere valorizzati nel partito, vengono esclusi a suon di epurazioni e commissariati perché hanno osato dire che qualcosa non va in Forza Italia. Fitto sembra pronto a lanciarsi verso quella “rupture” che chiede il direttore, perché la sua non è una guerra di posizione, ma è di prospettiva. Cattaneo?

Aldo Cioffi

Chi pensa di scalare Forza Italia mettendo in campo non le idee ma solo le proprie rendite di posizione, i propri orticelli, i propri minimi bacini di consenso, commette lo stesso errore compiuto da tutti gli allenatori che negli ultimi anni hanno provato a cambiare l’Inter mettendo in campo solo uno schema tattico diverso. Di tattica si muore. E se proprio dobbiamo dirla tutta, l’unica rupture vera per Forza Italia sarebbe lanciare nella mischia nuovi volti che sappiano raccontare delle storie. E Berlusconi, se questi nuovi volti fossero presenti, se esistessero davvero, sarebbe il primo  a passargli la palla per andare in rete.

4-Al direttore - In relazione alla lettera di Cattaneo si può osservare che in un elettorato di opinione come in genere è quello di destra e più propriamente quello berlusconiano un giovane che emergesse in seguito a una congiura di palazzo e che dimostrasse il cinismo manifestato da Renzi con i suoi compagni non piacerebbe ed anzi sarebbe visto con diffidenza dall’elettorato che non ama politici di professione né tantomeno la cupidigia che spesso accompagna questi personaggi, si preferisce una persona che ha un proprio lavoro ed una propria attività e che esercita una carica politica pro tempore e per passione personale senza desiderare di diventare un burocrate della politica. Casini, Fini politici puri che avrebbero potuto sostituire Berlusconi non sono piaciuti proprio per la loro spropositata ambizione e furbizia che li ha portati lontani dal proprio elettorato, in sostanza un giuda rimane giuda e non viene giustificato dal contesto politico, a ben vedere il comportamento tenuto da Renzi con Letta non è piaciuto e ha dimostrato soltanto l’ambizione sfrenata e il cinismo di quel politico e del gruppo di collaboratori che lo circonda.

Carlo De Rosa

5-Al direttore - La sinistra europea e i progressisti americani hanno, di fatto, consegnato l’atomica a chi impicca omosessuali e tratta le donne come cani al guinzaglio. Quando si dice essere coerenti.

Jori Cherubini

Sull’Iran e sull’accordo “storico”, “strategico”, “rivoluzionario”, “sensazionale” decantato da quasi tutti i giornali italiani il punto è semplice. Un qualsiasi accordo con l’Iran che non esclude la possibilità di offrire in futuro un’arma nucleare agli ayatollah è un accordo che mette a rischio Israele. E un qualsiasi accordo che penalizzi Israele è un accordo che non fa bene all’occidente.

Al direttore - Dopo settimane trascorse dai media italiani a pubblicare stralci di telefonate di questo o quel politico, ecco la possibilità di confrontarsi con quanto accade altrove. In Belgio si è suicidato un famoso uomo politico. Doveva comparire in giudizio perché accusato di violenza nei confronti di una donna. Due considerazioni. Nessuno sapeva niente, nessun media aveva raccontato alcunché, eppure si trattava di fatti risalenti ad anni addietro. Se ne è parlato venerdì mattina perché in coincidenza con la notizia del rinvio a giudizio, il noto politico era scomparso (si temeva, come accaduto, il peggio). Nonostante sia chiara la dinamica che ha portato alla morte di questo signore, nessun media ha pronunciato la parola suicidio. Era un bravo politico… anzi bravissimo, raccontano. I media belgi ci tengono, tutti, senza distinzioni, a distinguere tra pubblico e privato e perciò nessuno vuole giudicare. Peccato che questa regola valga solo se si parla del loro paese. Altro fecero e scrissero, qualche anno fa, dall’alto del loro magistero e pulpito, per giudicare  un noto uomo politico francese e un italiano…

Nicola Priolo

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