Lettere al Direttore Il Foglio 9.4.2015

Cosa producono laicismo e multiculti. Il Pd diventa grillino- Il Pd che chiede a De Gennaro di dimettersi dimentica che la nomina di De Gennaro l’ha decisa il capo del Pd. A fare i grillini si rischia di diventare più comici di Grillo.

Al direttore - Ho letto le dichiarazioni di Matteo Orfini su De Gennaro, e la richiesta di dimissioni, e le confesso che ero convinto di aver letto le dichiarazioni di un esponente del Movimento 5 stelle. Che sta succedendo?

Luca Taidei

1-Al direttore - Non si può che essere d’accordo con Henri Tincq quando dice, e bene ha fatto il Foglio a darne notizia, che “la Francia è ammalata di laicità”. Oltretutto, quando si parla di laicità c’è un equivoco che andrebbe sfatato una volta per tutte. Esso consiste nell’assumere – e il recente rapporto commissionato dal governo Valls dove si auspica la soppressione di tutti i riferimenti cristiani dai comuni francesi ne è l’ennesima dimostrazione – la categoria di laicità come sinonimo di neutralità rispetto alla religione, questa essendo, in tale ottica, un affare di coscienza. Peccato che questa visione della laicità non faccia altro che riprodurre, volgarizzata, la dottrina luterana sulla fede. Il che svela tutta l’ipocrisia di chi, opponendosi al (presunto) rischio di una “nuova cristianità”, in senso cattolico, voglia semplicemente imporre un modello di convivenza alternativo a quello cattolico, come è appunto quello protestante, spacciandolo per “neutrale”. Ma tant’è. La Francia non è certo nuova a simili forzature ideologiche. Stiamo pur sempre parlando, giusto per dirne una, dello stesso paese che nel 2004 varò la legge che introdusse il divieto di indossare nelle scuole simboli o indumenti di natura religiosa. Una norma, vale la pena ricordarlo, in aperto contrasto con l’art. 10 della Convenzione europea sui diritti dell’uomo, che così recita: “Ogni individuo ha diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione. Tale diritto include la libertà di cambiare religione o credo, così come la libertà di manifestare la propria religione o il proprio credo individualmente o collettivamente, in pubblico o in privato, mediante il culto, l’insegnamento, le pratiche e l’osservanza dei riti”. La Convenzione dice a chiare lettere che tra i mezzi atti a manifestare, anche in pubblico, la propria religione rientrano le “pratiche”; ora è evidente che nel caso di un crocefisso al collo o di un velo islamico, stiamo parlando esattamente di una “pratica”, che pertanto non doveva in alcun modo essere vietata. Ma così non è stato, nel più assordante silenzio anche dei nostrani maitre à penser che si impancano a custodi della laicità evidentemente a corrente alternata. Se è la religione a “invadere” il terreno della politica, ci si straccia le vesti di fronte allo scandalo e all’offesa dei sacri principi della laicità; ma quando, come nel caso francese, di ieri e di oggi, è la religione ad essere calpestata, magari proprio in nome e per conto di quella stessa laicità, curiosamente gli atteggiamenti cambiano. Forse è anche per questo che l’occidente preferisce girarsi dall’altra parte di fronte alle persecuzioni dei cristiani?

Luca Del Pozzo

Quando la laicità estrema si sposa con il multiculturalismo estremo si tende sempre a difendere le religioni più aggressive e si tende, più o meno involontariamente, a offendere le religioni meno offensive. La Francia, purtroppo, mi pare in ottima compagnia.

2-Al direttore - C’è un’intervista a Chomsky, sul sito del Corriere, e posso dire di averla trovata molto istruttiva. Per esempio, quando gli chiedono cosa ne pensa della propaganda Isis, lui risponde che però nessuno si scandalizza mai dei droni Usa o dei missili israeliani e che l’occidente denuncia gli orrori altrui e mai i propri. E io mi chiedo dove abiti, questo Chomsky, perché la sensazione che ho io è del tutto diversa, e, per quel che vedo io, l’occidente vive semmai infiniti sensi di colpa (ancora a battersi il petto per le crociate!) che in tutte le altre culture sono del tutto impensabili. Nella vecchia Europa, come negli States, sono in tanti quelli che come lui si dichiarano gravemente minacciati dal neoliberismo e invece se ne fregano della sfida che il salafismo ha lanciato non solo alle minoranze in Medio Oriente ed Africa, ma anche alla nostra democrazia, ai bimbi ebrei di Tolosa come pure ai maratoneti a Boston. Se mi dice dove abita, mi trasferisco subito lì.

Daniele Montani

3-Al direttore - Pare che l’altra sera al privé del “anvedichefigostopiemme” ci sia stato un certo subbuglio per via di un’intercettazione a strascico. L’estensore della trascrizione, infatti, avrebbe scritto: “… (omissis)… cena elegante… (non comprensibile)… fave e pecorino…”. Per cui tra gli astanti si erano insinuati alcuni dubbi e cioè: trattandosi di “cena elegante”, va direttamente in collo all’abituale organizzatore delle stesse o la variante “fave e pecorino” merita uno stralcio bis, tris, quater? Oppure il riferimento a una cena, verdure e formaggi va nel filone cooperativistico?  La mia fonte non mi ha detto come è finita… dipende molto anche se la lavora la cronaca, gli interni o la giudiziaria.

Valerio Gironi

Lei ci scherza. Ma se il concorso esterno è diventato un capo di imputazione cruciale nella nostra giurisprudenza non vedo perché il reato di cena non possa diventare a poco a poco una nuova formidabile fattispecie giuridica. Ci siamo quasi.

Solo gli utenti registrati possono commentare gli articoli

Per accedere all'area riservata