Lettere al Direttore Il Foglio 13.5.2015

Spataro si scopre recensore e stende il dottore Di Matteo, sul moralismo

1-Al direttore - Domenica scorsa sul Corriere della Sera ho letto l’intervista che il procuratore capo di Torino Armando Spataro

ha rilasciato a Luigi Ferrarella. Leggo solo l’incipit: “Non sopporto più i colleghi che a mo’ di Giovanna d’Arco si propongono come unici eroi che lottano per il bene mentre tutto attorno c’è il male, e nemmeno la tendenza a proporsi quali moralisti o storici, come se toccasse ai magistrati moralizzare la società o ricostruire un pezzo di storia”. Spataro non fa nomi, ma io ho letto in questa frase e nelle altre che seguono una recensione asciutta e sintetica dell’ultimo libro del pm di Palermo Di Matteo scritto insieme a Salvo Palazzolo.

Emanuele Macaluso

Sul tema magistrati che si occupano di far rispettare il proprio codice morale tanto quanto il codice penale, bisogna ammettere che a Palermo hanno un’ottima tradizione, e alcuni sembrano fatti con lo stampino. Immagino che il dottore Di Matteo abbia già inviato un curriculum in Valle D’Aosta.

2-Al direttore - Bella e intelligente la ministra che ribadisce che la scuola italiana non appartiene ai sindacati. In effetti la Costituzione “più bella del mondo” riconosce il “diritto” a educare e istruire i figli solo ai genitori (non allo stato e tantomeno non ai sindacati). Il problema è che nel progetto sulla “buona scuola” non vi è traccia di questo diritto esclusivo della famiglia, la quale non viene presa in considerazione, pur essendo la vera fruitrice del servizio scolastico. Sarebbe bene che anche la ministra competente, molto meno coraggiosa, rileggesse sotto questo profilo la Costituzione e ne facesse cenno non troppo sommesso al premier, che dovrebbe essere interessato alle sorti della famiglia, vista la sua notoria educazione scout e visto il suo professato amore per la Costituzione.

Giuseppe Zola

Sulla Costituzione non so, Boschi ha invece ragione quando dice che la riforma della scuola non la scrivono i sindacati. Ma fino a che non ci sarà un governo che avrà il coraggio di dire sulla scuola quello che scrisse Luigi Einaudi nel 1953 (“La libertà della scuola”) non ci potrà mai essere una scuola che funziona e che punta davvero sul merito: “Del valore dei laureati unico giudice è il cliente; questi sia libero di rivolgersi, se a lui così piaccia, al geometra invece che all’ingegnere, e libero di fare meno di ambedue se i loro servigi non gli paiano di valore uguale alle tariffe scritte in decreti che creano solo monopoli e privilegi”. Chiaro no?

3-Al direttore - I conservatori, con David Cameron, su 650 seggi ne hanno ottenuti 331 (50,9 per cento) con il 36,9 per cento dei voti; ma quale è stato l’astensionismo? Se fosse del 40 per cento i voti ottenuti rappresenterebbero solo il 22,1 per cento degli aventi diritti al voto. Non sembra una situazione che giustifichi le esaltazioni della vittoria. Che il liberaldemocratico Nick Clegg abbia ottenuto solo 8 seggi (1,2 per cento) nonostante il 7,87 per cento dei voti e addirittura Nigel Farage dell’Ukip un solo seggio con il 12,64 per cento dei voti, fa riflettere sulle conseguenze di un sistema elettorale che concede così poco alla maggioranza del paese (quella che non ha vinto le elezioni) e così tanto alla minoranza che avendo vinto impone il proprio programma alla maggioranza.

Ascanio De Sanctis

L’uninominale è spietato e tradizionalmente un sistema che funziona e garantisce governabilità viene detestato da chi non è in grado di vincere le elezioni. Ma ora che Barbara Spinelli ha più tempo sono certo che sarà pronta a organizzare con Nanni Moretti e Ken Loach un paio di girotondi per manifestare contro l’ennesima svolta autoritaria di questa orrenda dittatura inglese. Cheers.

4-Al direttore - Il famigerato “pacchetto Fornero” del 2011, votato da un’ampia maggioranza in Parlamento (mai scordarselo) e che favorì la discesa dello spread (idem), comprendeva tre forme di prelievo a carico dei cittadini, tutte bocciate in seguito dalla Consulta. Si trattava del contributo di solidarietà sugli stipendi superiori a 90 mila euro lordi di manager pubblici e magistrati, quello sulle pensioni d’oro e il blocco della rivalutazione Istat delle pensioni lorde superiori a tre volte la minima, vale a dire assegni da circa 1.100 euro netti in su. Si comprendono tutti i vincoli derivanti oggi da Bruxelles ma fa sinceramente rabbia venire a sapere che, mentre i primi due contributi illegittimi sono stati rimborsati per intero e subito, solo sulla terza forma di prelievo, che tocca redditi anche medio-bassi, verranno applicati criteri di “progressività e temporaneità”, a partire proprio da quei miseri 1.100 euro. Sarà l’ennesima coincidenza, ma in questo paese, quando c’è da far cassa, è sempre sulla massa dei più poveri che si esercita il pugno di ferro. E’ proprio vero: in Italia, chi più spende per i fatti propri, meno spende per quelli della collettività ed essere onesti è ogni giorno più difficile e frustrante.

Marco Lombardi

5-Al direttore - Sogno un’isola dove ospitare tutti gli estremisti di destra e di sinistra. CasaPound e i centri sociali bolognesi. I leghisti, i grillini e compagnia votante. Così stampano la loro moneta, recuperano in sovranità, annullano Bce, scie chimiche e monsanti e impongono il veganesimo come religione unica nazionale. No Expo, sì export: ma soltanto agli amici di Corea del Nord, Iran, Palestina.

Jori Cherubini

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