L’è on gran Berlusconi

Comunque vadano le regionali, lui la sua campagna l’ha già vinta

di Alessandro Giuli | 29 Maggio 2015 ore 17:03

L’è on gran Berlusconi, non vi ci provate neppure a negarlo. Magari poi finirà per straperdere le regionali, gli si sfascerà senza rimedio Forza Italia, la Renzi-Jugend sfilerà per ogni dove a petto in fuori e coi Panzerfaust a tracolla fra ali di bandierine festanti, i magistrati s’inventeranno altre e decisive diavolerie per internarlo, esule in patria e cattivissimo per sempre nei libri di storia. O magari anche no, e allora rideremo di gusto ma senza urlare la madre di tutte le verità: da almeno tre lustri i giardinetti della superbia s’affollano in continuazione di maestri cantori della fine berlusconiana. Bon. Veniamo ai fatti.

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I fatti dicono che, comunque andrà il voto regionale di domani, il Cav. si sta dimostrando una volta ancora come il ricostituente politico, televisivo e diciamo pure (vogliamo rovinarci) culturale di una competizione altrimenti letargica. I numeri delle sue più recenti comparsate nei talk-show parlano da soli: 3 milioni 268 mila telespettatori a “Chetempochefa”, 940.000 a “Porta a Porta”, 1 milione e 525.000 a “Virus” (in condominio, se pure separati in casa, con Matteo Renzi, ma tanto da doppiare la banda di “Announo”). E così via, nostra signora delle sorti magnifiche e regressive.

Quanto alle ricadute elettorali, nulla possiamo rivelare dei sondaggi folli che circolano in queste ore fra i Palazzi del potere e i villaggi dell’informazione, ci sarà però un motivo (di là dall’allarmismo interessato dei renziani che cercano di mobilitare il loro popolo, di cui ha ben scritto qui Salvatore Merlo) se nello storytelling del momento (cit. Palazzo Chigi) riappare con prepotenza il sorriso temibile del Caimano dalle mille vite.

Circa il contenuto delle intemerate berlusconiane, infine, si segnalano l’ironia pensosa del vecchio combattente che rivendica d’aver domato con esperienza la bestia (Gheddafi), pacificato i giaguari (Stati Uniti e Russia), salvicchiato l’Italia apparecchiando suo malgrado due Grandi Coalizioni e mezzo (Monti, Letta e Renzi). E’ lo stesso Cav. prigioniero dell’incandidabilità che adesso sta dando una pista al premier in fatto di garantismo sui così detti “impresentabili” colpiti dalla fatwa dei teocrati puritani capeggiati da Rosy Bindi; lo stesso statista fantasmagorico che, interpellato dal Tempo sui suoi presunti modelli (Sarkozy? Merkel? Le Pen? Cameron?), risponde così: “Non mi ispiro a nessun leader, però sento far parte della mia vicenda politica Mandela, Ghandi, Solgenitsin”. Provateci voi, alla sua età, coi suoi allori in bacheca, i suoi tormenti in tasca e i suoi Alfano nell’armadio, a cavarvela in questo modo, con la brillantezza esasperata e bronzea di un grande emerito. Ci vuole talento, sprezzatura e sense of humour. Ci vuole un Cav. Comunque vada.

Categoria Italia

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