La compagnia degli spodestati. Il pianto greco di Prodi, Letta e D’Alema contro Renzi. Ma che piccini

Prodi ha addirittura paragonato le conseguenze attese da una uscita della Grecia dall’Eurozona al detonatore di Sarajevo che aprì una fase di mezzo secolo di guerre furibonde

di Redazione | 07 Luglio 2015 ore 20:38 Foglio

Gli ex premier del centrosinistra, Romano Prodi, Massimo D’Alema e Enrico Letta, che quando erano al potere litigavano incessantemente tra loro, oggi appaiono stranamente concordi nell’enfatizzare i pericoli derivanti dalla crisi Greca. Prodi ha addirittura paragonato le conseguenze attese da una uscita della Grecia dall’Eurozona al detonatore di Sarajevo che aprì una fase di mezzo secolo di guerre furibonde. D’Alema si è messo a fare da cassa di risonanza alla leggenda metropolitana di un salvataggio peloso rivolto a mettere in sicurezza i crediti delle banche francesi e tedesche (che sono invece tuttora esposte per decine di miliardi) per dedurne che bisogna abbattere l’Europa “dei banchieri”. Enrico Letta, che dovrebbe ricordare quanto è stato succube della austerità predicata da Angela Merkel, anche in sintonia con l’insegnamento del suo maestro Beniamino Andreatta, ora sostiene che  il nostro “sarebbe il paese più colpito da una eventuale Grexit”. La compagnia degli “spodestati”, che non ha mai accettato serenamente gli sgambetti subiti da parte dei loro successori, ora appare unita nella drammatizzazione allo scopo evidente di mettere in difficoltà Matteo Renzi, reo di averne “rottamato” i componenti.

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Quello che colpisce è che nessuno di loro avanza uno straccio di proposta, il che è comprensibile per esponenti di movimenti estremistici, ma non è accettabile da persone che ritengono di avere una silhouette da statisti. Per capire quanto sia anomala questa situazione italiana basta pensare a come è andata invece in Spagna, dove il premier Mariano Rajoy ha colto l’occasione del compleanno dell’ex re per invitare a pranzo i suoi predecessori, con l’effetto di una sintonia tra popolari e socialisti, alla vigilia di elezioni decisive, sulla critica alle pretese di ristrutturazione del debito greco. Rajoy e José Luis Zapatero appartengono a famiglie politiche in aspra competizione, non vanno d’accordo su niente, ma hanno scelto di anteporre l’interesse nazionale spagnolo alle loro dispute. Gli ex premier del centrosinistra, invece, appartengono alla stessa famiglia politica di Renzi, ma fanno prevalere la volontà vendicativa su qualsiasi altra considerazione. Di questa compagnia di vendicatori, anche se può essere antipatico dirlo, l’Italia e l’Europa non sanno che farsene. Per entrare seriamente in una discussione costruttiva con calibri come Angela Merkel ci vuole una visione ferma e una capacità tattica agile. L’idea che si possa utilizzare la crisi periferica della Grecia per sollevare un polverone che ha l’unico scopo di indebolire il governo italiano è invece sintomo di una piccineria e di una mancanza del senso delle proporzioni davvero impressionanti.

Categoria Italia

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