La vera differenza tra Renzi e Berlusconi

Padoan non è Tremonti: fa politica, non il politico. E il risultato si vede

di Claudio Cerasa | 23 Luglio 2015 ore 19:01

Si dice molto, e spesso giustamente, che tra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi ci sia un filo sottile che lega idee, percorsi e approcci culturali di due leader politici che per molti versi sono distanti l’uno dall’altro ma che per altri versi vivono nello stesso recinto politico che un anno fa venne formalizzato con l’accordo del Nazareno e che invece oggi è formalizzato dalla sovrapposizione naturale di alcune battaglie politiche e culturali che riguardano non soltanto i temi economici ma anche diversi approcci di buon senso che oggi sono messi in campo dal presidente del Consiglio ma che sarebbero messi in campo ugualmente se il presidente del Consiglio fosse Silvio Berlusconi.

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Il discorso fatto mercoledì alla Knesset da Renzi è un discorso che Berlusconi non può che condividere e lo stesso vale per quanto promesso la scorsa settimana dal rottamatore sul capitolo tasse. Un Nazareno di fatto dentro il quale volenti o nolenti il capo del Pd e il capo di Forza Italia devono muoversi consapevoli entrambi che al di là della dialettica politica esistono, come ricordato dal governatore Ignazio Visco sulle pagine del nostro giornale, delle cose che si devono fare oggi e che non sono né di destra né di sinistra, qualsiasi cosa significhino oggi destra e sinistra, ma sono semplicemente di buon senso. C’è però un dettaglio importante che a voler essere maliziosi e birichini andrebbe notato per segnalare una ragione che in realtà rende molto differente il percorso di Renzi da quello di Berlusconi soprattutto sul terreno della politica economica. E’ vero che alcune delle parole chiave usate oggi da Renzi (via la tassa sulla prima casa!) sono state riprodotte dal giovane premier di centrosinistra con il mela-c + mela-v, con il copia e incolla, ma se Renzi oggi potrebbe avere persino più possibilità del suo predecessore a realizzare una riforma importante come quella che riguarda un nuovo approccio sul fisco la ragione è legata al fatto che Berlusconi accanto a sé aveva Giulio Tremonti mentre oggi Renzi ha Piercarlo Padoan.

Entrambi, sia Tremonti sia Padoan, sono economisti di livello, intellettuali di primo piano, conoscitori profondi dell’evoluzione dell’economia di mercato ma il grande vantaggio che ha Renzi rispetto a Berlusconi è che accanto a sé il premier ha un ministro dell’Economia che si muove come un ambasciatore del renzismo mentre Berlusconi per troppi anni ha avuto accanto a sé un ambasciatore più del tremontismo che del berlusconismo. Non è un dettaglio da poco, anche andando a riavvolgere il nastro dell’estate del 2011, quando Giulio Tremonti giocò una partita sua, personale, che lo avrebbe potuto portare anche a sostituire Berlusconi a Palazzo Chigi, cosa che a Tremonti non sarebbe dispiaciuta, e non è certo un vantaggio da poco, per Renzi, avere un ministro dell’economia che, a costo di dover inghiottire bocconi amari, doversi rimangiare per esempio le proprie parole sull’inutilità dell’eliminazione della tassa sulla prima casa, accetta di stare al gioco e di giocare una partita diversa. Difficile dire come andrà finire. Impossibile non notare che se c’è una grande differenza tra Renzi e Berlusconi la differenza è anche qui. Ed è la differenza che c’è tra l’avere un ministro che fa politica e un ministro che fa il politico.

Categoria Itlia

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