In Italia nel 2015 un irregolare su due è stato rimpatriato

Sono già 8.497 i clandestini fatti rientrare nei Paesi d’origine, su un totale di 18.068

10/08/2015 GUIDO RUOTOLO ROMA La Stampa

Chavi è disperato e si gioca la carta dell’età: «Ho 16 anni....». Non vuole tornare a casa, in Egitto. Due mesi di attesa per riuscire a imbarcarsi, una traversata a rischio e, una volta approdato in Italia, la prospettiva di dover rientrare a casa. Il numero dei minori non accompagnati è come un fiume in piena. L’altra settimana ne sono arrivati 135 solo a Crotone. Tutti egiziani, tutti futuri lavoratori. Ma molti altri egiziani, alla fine delle procedure di controllo nei diversi centri di riconoscimento, risulteranno maggiorenni e grazie alla condivisione della politica di riammissione da parte del governo del Cairo, faranno ritorno a casa. È il funzionario del consolato egiziano, infatti, che emette la «sentenza», decidendo intanto la nazionalità e l’identità del migrante.

 I voli charter 

Dall’inizio dell’anno sono stati 3150 i «rimpatriati» con voli charter (su un totale di 8497 irregolari rimpatriati). Due voli a settimana. Uno per il Cairo, l’altro per Tunisi. E poi una volta al mese, un charter atterra anche in Nigeria. Dalle prossime settimane ritorneranno a casa anche gli irregolari partiti dal Gambia. Nonostante tutto, anche se con molte difficoltà, l’Italia sta cercando di ricostruire quella rete di accordi di riammissione con i Paesi di partenza dei flussi migratori. A settembre partiranno i negoziati con Costa d’Avorio, Senegal, Ghana, Bangladesh, Pakistan.

Non è vero che il nostro Paese è solo una «groviera» che accoglie flussi incontrollati di migranti - in queste ore abbiamo superato la soglia dei 100.000 arrivi - e consente loro di varcare le frontiere per raggiungere i Paesi europei del Nord o del centro. Salvataggio in mare, contrasto ai trafficanti di clandestini, politiche dell’accoglienza e della integrazione. Ma anche coerenza nel ridurre la presenza degli irregolari che non hanno il diritto di vivere in Italia. La nostra politica sull’immigrazione si muove su piani diversi.

 Il volo charter è una ghigliottina che tronca le illusioni di chi, una volta raggiunto il nostro Paese, pensava di poter vivere qui, senza documenti, senza un lavoro o una identità certa. Spesso l’illusione dura il tempo di sbarcare dall’aereo e raggiungere la polizia di frontiera. I migranti arrivano anche alle frontiere aeroportuali, Fiumicino o Malpensa, e non varcano il posto di polizia. Respinti perché privi dei permessi di soggiorno o di lavoro, vengono fatti imbarcare su un volo di linea che li riporterà a casa. 

Le «riammissioni attive» 

Prendiamo le statistiche, i numeri del Viminale. Si chiamano «riammissioni attive». Ed è quando le nostre forze di polizia bloccano migranti in entrata in Italia dai Paesi confinanti. In tutto, dei 698 migranti bloccati dal primo gennaio, 591 sono stati ripresi dai Paesi confinanti. Dall’Austria per le nostre forze di polizia ne erano entrati 122 ma Vienna ne ha ripresi solo 35. La Francia ha accettato 110 su 112 proposte di riammissione. La Slovenia ne ha accolte 66 su 79. Torniamo al capitolo dei respingimenti alle frontiere, ai provvedimenti di espulsione dei questori o dell’autorità giudiziaria. Siamo a una torta che si divide quasi a metà: al 31 luglio risultano rimpatriati 8497 irregolari contro i 9571 il cui provvedimento amministrativo di espulsione non è stato eseguito perché irrintracciabili.

La classifica 

Sono gli albanesi, con 3250 rimpatri, a guidare la classifica dei respingimenti, seguiti dai tunisini, 921, e dai marocchini, 680. Ma ci sono anche 146 cinesi, 337 moldavi, 133 siriani, 101 ucraini, 221 afghani. Davvero i flussi migratori sono come un fiume carsico che riemerge dalla clandestinità appena si presenta l’occasione. È un fenomeno «naturale», impossibile da bloccare. Semmai, si può, si deve provare a governarlo.  

Categoria Italia

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