I media rischiano di disintegrarsi sotto i colpi degli scoop inventati

 Ecco perché ritengo opportuno proseguire nell'analisi del rischio che i media seri (che hanno, per capitale, la loro credibilità) corrono a causa della cacofonia mediatica nella quale sono immersi

 di Pierluigi Magnaschi Italia Oggi 3.9.2015

Il mio articolo di fondo di ieri dal titolo «Il bracciante nero morto e poi fatto sparire non è mai esistito. È stata solo un'invenzione della Cgil» ha comprensibilmente suscitato molte reazioni, già a partire dalle rassegne stampa tv di martedì notte e poi sono proseguite con i media istantanei di ieri. Ovviamente, non tutti i commenti, com'era giusto e prevedibile, erano favorevoli ai miei fatti e alla mia tesi. In Italia, del resto, dopo la sbornia ideologica del ventennio del Mascellone e del successivo settantennio di democrazia tribale e incompiuta, molti, prima di esprimere un giudizio su un fatto, si debbono informare su chi lo ha fatto e si domandano a chi possa giovare. Per molti, quindi, i fatti non sono commendevoli o riprovevoli di per sé, ma per poter esprimere su di essi un giudizio, bisogna prima sapere se ne sono stati protagonisti degli amici o dei nemici. Dopo di che, il giudizio è subito pronto a esplodere, sonoro e deciso, come il tappo di una bottiglia di spumante.

Questo retaggio automatico e, in sostanza, anche prevenuto, non è facile da contrastare. Ma è necessario farlo. Ecco perché ritengo opportuno proseguire nell'analisi del rischio che i media seri (che hanno, per capitale, la loro credibilità) corrono a causa della cacofonia mediatica nella quale sono immersi. Oggi, la musica informativa la fanno i media istantanei che si muovono in gregge, come i montoni. Ma una volta che i montoni, spinti da qualcosa, si mettono a correre, è difficile far loro cambiare percorso o anche solo direzione.

Per capire di che cosa si tratti, posso ricordare che una decina di anni fa c'era un disinvolto signore che si presentava come sondaggista e che, il sabato, diffondeva, via agenzia, gli esiti del suo lavoro che approdava sempre a risultati sorprendenti e quindi anche molto appetibili per i media che li diffondevano con grande rilievo, mobilitando, a corredo, anche i loro commentatori più autorevoli che davano per scontati i risultati comunicati. Senonché, questi sondaggi erano dei falsi veri e propri. Interessanti ma falsi. Un grande giornale lo fece sapere al sondaggista che però, imperterrito, continuò a diffondere i suoi sondaggi falsi che venivano subito ripresi da tutti i media. Per cui il media serio, che non era caduto nel tranello del truffatore, faceva la figura di aver preso un buco, di aver cioè mancato di dare ai suoi lettori una notizia che avevano tutti i suoi concorrenti. Il problema è stato fortunatamente risolto con una legge che impose a tutti i sondaggisti di pubblicare, assieme ai dati, anche i criteri di formazione del campione, la data del rilevamento e il nome di chi ha pagato la ricerca. Da quel momento, il sondaggista farlocco ha smesso di distribuire agli italiani i suoi sondaggi da presa in giro.

Più difficile è reagire a dei filmati chiari come la luce del sole ma che poi si rivelano anche falsi come Giuda. Posso ricordare due episodi al riguardo: quello della Merkel e della piccola palestinese e quello del nero spogliato e picchiato da carabinieri in quel di Modena. Anch'io, lo ammetto subito, sono cascato a piedi pari nella vicenda di Angela Merkel che faceva deliberatamente piangere una piccola palestinese che, nonostante fosse una immigrata irregolare in Germania, aveva appreso perfettamente il tedesco ma ciò nonostante si vedeva sbarrare la strada della sua stabilizzazione in Germania da una cancelliera con l'elmetto chiodato, legata solo alle circolari ministeriali e totalmente insensibile alle esigenze umane. Che è poi quello che tutti ci aspettiamo che la Merkel sia. Senonché il filmato che abbiamo visto in Italia era truccato per sottrazione. La versione corretta dura oltre sette minuti. L'adolescente (14 anni) scoppia in singhiozzi nel corso di una manifestazione. La Merkel si alza per consolarla. Invece di cedere a un irresponsabile buonismo (da: fatta la festa, gabbato lo santo) il premier tedesco le spiega: «Non possiamo accogliere tutti ma tu certamente rimarrai perché ti sei integrata imparando bene il tedesco». Invece, nei nostri Tg e poi, a piena pagina, sui quotidiani si diede sola la versione: «Non possiamo accogliere tutti» amputando il seguito e fornendo così, ai loro ascoltatori/lettori, una versione che era l'esatto opposto rispetto al fatto. I media, in questo caso, hanno fatto anche peggio. Quando, un paio di giorni dopo, si apprese che la giovane palestinese era stata accolta in Germania, come del resto il premier tedesco le aveva garantito (ma che noi italiani non avevamo appreso), si scrisse che la Merkel era ritornata sui suoi passi grazie all'indignazione dell'opinione pubblica di tutto il mondo. Ed oggi, su questo fatto, grazie alla collaborazione investigativa del nostro corrispondente dalla Germania, Roberto Giardina, è solo ItaliaOggi a chiarire come realmente sono andate le cose.

Anche nel caso dei carabinieri c'era un filmato da cellulare che parlava chiaro e che faceva vedere dei carabinieri infuriati che, non solo avevano interamente spogliato sul ciglio di una strada un giovane di colore ma infierivano anche contro di lui. Anche qui, di fronte al filmato, c'era poco da eccepire. Il giovane di colore era nudo come un verme e veniva colpito dai giovani carabinieri. L'indignazione, nel paese, fu enorme e corale. In attesa delle indagini, i tre carabinieri vennero immediatamente trasferiti con infamia. La magistratura aprì subito un fascicolo promettendo sfracelli. Per fortuna, la popolazione del luogo, tra l'altro prevalentemente di sinistra, e che conosceva la serietà dei carabinieri coinvolti in questo fatto, organizzò subito delle manifestazioni in loro sostegno e, soprattutto, rese noto il filmato completo che dimostrava che il ragazzo di colore, fermato, aveva dato subito in escandescenze aggredendo i carabineri e spogliandosi fino a restare nudo. I carabinieri, poi, erano intervenuti per immobilizzarlo e arrestarlo.

Però tv e giornali diffusero solo il «poi», gettando il discredito su dei giovani carabinieri che avevano fatto solo il loro dovere e destabilizzando una forza dell'ordine che aveva agito in modo inappuntabile nelle circostanze date. Purtroppo anche qui i media che avevano gridato «al lupo, al lupo» dopo che i fatti furono chiariti, fecero finta di niente. I più corretti pubblicarono poche righe di precisazione. Mentre si sarebbe dovuto fare un articolo sui furfanti che avevano inquinato i fatti, a futuro scoraggiamento di quelli che, in seguito, fossero tentati di rifarlo. Se non si puniscono con il pubblico sbertucciamento questi mascalzoni (abituati a gettare il sasso e poi a nascondere la mano) la loro genìa non potrà che proliferare.

Pierluigi Magnaschi

Categoria Italia

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