Come possono le Regioni nominare i senatori «tenendo conto delle scelte degli elettori»?

Una riforma nella fitta nebbia. Enunciato il principio, ora bisogna costruire le norme

 di Marco Bertoncini Italia Oggi, 26.9.2015

Più passano i giorni dalla quadratura del cerchio sul senato, più crescono dubbi, interrogativi, incertezze sulla soluzione che avrebbe accontentato parimenti maggioranza e minoranze del Pd (quanto agli alleati centristi, non è chiaro se siano almeno edotti dell'accordo raggiunto in casa democratica). Tutto sta in poche sillabe: «in conformità alle scelte degli elettori per i candidati consiglieri in occasione del rinnovo» dei consigli. I consiglieri regionali, cui compete eleggere, al proprio interno, i colleghi che diverranno senatori, devono votarli secondo tale «conformità».

Nessuno ha chiarito se una legge quadro inderogabile fisserà l'elezione del senatori-consiglieri in maniera eguale per tutte le regioni o se ciascuna regione legifererà al riguardo. Come possano i consiglieri «conformarsi» alle «scelte» degli elettori nessuno lo spiega. Stefano Ceccanti, costituzionalista ed ex senatore del Pd, è stato serafico: «Nella scelta dei senatori ci sarà un ruolo, forte, degli elettori. E un ruolo dei consigli, che voteranno tenendo conto delle scelte degli elettori». Appunto: «tenendo conto». Quanto conto?

È invece chiaro che i ventuno sindaci saranno eletti dai consiglieri, senza alcun «ruolo» (né «forte» né debole) dei cittadini: quindi, il nuovo senato, del quale faranno parte altresì cinque nominati dal Quirinale, sarà solo in parte elettivo (sempre che si possa ritenere elettivo per i consiglieri regionali-senatori). I problemi sono studiati da politici, politologi e costituzionalisti, alla ricerca di una soluzione che, di fatto, costringa i consiglieri regionali a mandare a Roma le persone indicate dai cittadini.

Da costruire sono i modi in cui i cittadini dovranno esprimersi, tenuto conto che la legislazione elettorale regionale è attualmente una babele, non solo perché ogni regione a statuto speciale ha sempre disciplinato in maniera propria l'elezione, ma altresì perché da tre lustri le stesse regioni a statuto ordinario vanno a ruota libera, pirandellianamente ciascuna a suo modo. Altrettanto, a cascata, è da vedersi come potranno i consigli regionali obbedire (ma il testo proposto parla solo di «conformità», parola molto sfumata) al voto (anche qui, «scelte», termine un po' generico) dei cittadini.

Qualcuno ha tirato in ballo il voto americano. Gli elettori, negli Stati Uniti, non eleggono direttamente il presidente, bensì i grandi elettori, i quali, a loro volta, votano per il titolare della Casa Bianca. Benissimo: peccato che sia capitato che un grande elettore eletto come teorico sostenitore di John Smith abbia poi espresso il proprio sostegno a Walter Brown. I grandi elettori votano anche loro un po' «in conformità alle scelte degli elettori», ma non hanno vincolo di mandato (sono previste sanzioni in parecchi stati).

Quanto, ancora, gli ultimi emendamenti concordati nel Pd si possano calare in norme costituzionali che parlano di «metodo proporzionale» dell'elezione da parte dei consiglieri regionali è da capirsi. Aggiungiamo che i consigli regionali sono tutti eletti con metodi maggioritari, spesso addirittura senza previsione di una percentuale minima per arraffare la maggioranza dei seggi. Questo è un altro busillis, da aggiungersi infine all'entrata in vigore. Finché non saranno in vigore la legge elettorale senatoriale nazionale e le discendenti leggi elettorali senatoriali regionali, non si potranno avere che elezioni del tutto indirette dei consiglieri-senatori. A pasticcio si somma pasticcio.

Categoria Italia

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