Senato, gli oppositori di Renzi si sono sfarinati

Fortunato, invece, nel trovare Grasso assiso sul massimo scranno a palazzo Madama, messo lì (un dileggio storico) da Bersani.

 di Marco Bertoncini Italia Oggi 2.10.2015

Procede, procede. La lunga marcia impressa da Matteo Renzi al Senato per approvare la riforma costituzionale va avanti, meglio di quanto a palazzo Chigi ci si attendesse. A suo favore sono arrivati ben tre soccorsi.

Un formidabile aiuto gli è stato fornito dallo spappolamento delle sinistre interne. Dei senatori dissidenti, che avrebbero dovuto fargli vedere i sorci verdi, residuano alcuni coerenti voti contrari. Gli altri si sono inchinati al segretario del partito, cominciando da Pier Luigi Bersani, l'unico che avrebbe potuto coalizzare le opposizioni e inguaiarlo.

Una buona spalla è Denis Verdini. Senza arrivare all'autoassoluzione di Bersani & C. (che imputano all'arrivo del soccorso azzurro quello che invece è un autoaffondamento), va detto che si è trattato di un ausilio più politico che numerico. Ha un effetto di trascinamento: i mugugni nel Ncd sono rientrati, un plotone di deputati si è fatto avanti, qualche altro parlamentare arriverà. Fi è stata sfarinata.

Ultimo sostegno, il presidente del Senato. Il comportamento di Pietro Grasso in queste giornate di dibattiti e voti sulla riforma è tipico di chi abbia deciso di togliere quante più castagne dal fuoco alla maggioranza, con qualche decisione in apparenza ostile, solo per salvare la faccia. Quanto alla direzione dell'aula, chiunque abbia un minimo di esperienza parlamentare resta allibito di fronte all'incapacità perfino di rispondere alle richieste delle opposizioni. Si sente la totale mancanza di mestiere.

Renzi è stato senz'altro abile nell'impacchettare i propri dissidenti e nel procacciarsi il legame con Verdini. È stato fortunato, invece, nel trovare Grasso assiso sul massimo scranno a palazzo Madama, messo lì (un dileggio storico) da Bersani,

Categoria Italia

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