La vera forza di Renzi è lo stato miserevole degli altri politici

Martedì 13 ottobre, un evento atteso da decenni: un sistema parlamentare nato male nel 1947, del quale forze politiche diverse, da Pacciardi a Mortati, da Berlinguer a Berlusconi, da Chiti a Enrico Letta, avevano capito la nocività, è stato ibernato

 di Gianfranco Morra  Italia Oggi, 17.10.2015

Martedì 13 ottobre, un evento atteso da decenni: un sistema parlamentare nato male nel 1947, del quale forze politiche diverse, da Pacciardi a Mortati, da Berlinguer a Berlusconi, da Chiti a Enrico Letta, avevano capito la nocività, è stato ibernato. Come scriveva nel 1957 il grande costituzionalista Giuseppe Maranini (Il mito della Costituzione): «Il suo difetto sta nella sostanziale identità delle due Camere». Un «regime di assemblea, che concentrava in sé tutti i poteri: una partitocrazia, un tiranno inefficiente, una dittatura senza nome».

Due mesi di logomachie e sceneggiate, crisi psicopatiche e banditismo parlamentare non sono riusciti a impedirlo. Renzi ha vinto ancora. Ne esce rafforzato il suo governo? O i suoi nemici, fuori ma anche dentro il Pd, riusciranno a vendicarsi? E come ha ottenuto questo e altri risultati politici, sinora neppure pensabili? Ce lo insegna quel fiorentino, che ha fondato la scienza politica, Nicolò Machiavelli. Sempre il successo di un «principe» deriva per metà dalla virtù e per metà della fortuna.

Gli evidenti difetti di Renzi (sbruffoneria, esibizione, aggressività, testardaggine) non possono cancellare le sue qualità: personalità, decisione, senso del potere, facilità del rapporto umano, resistenza fisica, abilità nell'uso dei media. Ha enunciato un progetto (giusto o meno che sia) sicuramente innovativo, soprattutto nella opposizione ai dinosauri della politica, partiti e sindacati. Ciò gli ha portato consensi anche da fuori della sua parrocchia.

Più volte ha rischiato, ha scelto il metodo del «dentro o fuori», finora gli è andata bene. Forse è vero che «audaces fortuna juvat», la fortuna aiuta gli audaci. Anche Monti e Letta, politici esili ma corretti, avevano cercato di trovare una strada per uscire dalla crisi, forse il momento era prematuro. Nei suoi 20 mesi di governo, Renzi è stato fortunato, il suo progetto ha trovato sostegno in tendenze economiche di recupero in atto in quasi tutti i paesi occidentali. Nelle quali ha saputo inserirsi con intelligenza. E certo ora anche l'Italia sta dando prova di qualche, sia pure ancora lento e tenue, miglioramento.

Ma la fortuna più grande di Renzi è lo stato miserevole della classe politica nostra. Cacciato lui, chi potrebbe sostituirlo? Per ora resta per i meriti suoi, ma non meno per i demeriti degli altri. In un paese di ciechi, anche chi ha solo un occhio finisce per vedere meglio degli altri (beatus monoculus in terra caecorum). Non è male che ce lo teniamo ancora per un po'.

Categoria Italia

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