L'INTERVENTO.Fabrizio Cicchitto scrive a Libero: "Il dramma di Bondi e del centrodestra italiano"

Fabrizio Cicchitto scrive a Libero: "Il dramma di Bondi e del centrodestra italiano"

Libero 3\1.12.2015

La profonda crisi politica del berlusconismo (intendendo per essa sia l' offuscamento della leadership di Berlusconi, sia la frantumazione del partito che riguarda tutti, elettori, quadri intermedi, larga parte della classe dirigente nazionale e locale) provoca anche drammatiche vicende insieme personali e politiche come quella testimoniata da Sandro Bondi. Non si può fare a meno allora di fare un passo indietro. Tuttora reputo che sia stato comunque un fatto molto positivo che Berlusconi sia sceso in campo nel '94, sospinto insieme da serie ragioni politiche e dai suoi interessi aziendali. Si era creato allora un vuoto politico di rappresentanza che Berlusconi ha avuto il merito di coprire facendolo ovviamente a modo suo, con un partito presidenziale, personale, alle origini basato essenzialmente solo sui quadri di Publitalia.

In questo modo si determinò un bipolarismo del tutto anomalo, ma le anomalie furono due e non una: un' anomalia fu l' uso politico della giustizia da parte della sinistra e l' altra anomalia fu quella di un centrodestra alla cui guida c' era un leader caratterizzato da un forte conflitto di interessi. (Diciamo fino in fondo la verità: la seconda anomalia serviva a pareggiare la prima). Dopo le vicende travagliate del 1994, però, Berlusconi si accorse che la classe dirigente del nuovo partito che aveva messo in campo non era all' altezza di sostenere una battaglia politica di lunga durata contro la sinistra.

Qui veniamo ad alcune delle più inaccettabili contestazioni all' intervista di Bondi fatte da vari, in primo luogo da Toti, che accusa Bondi di sputare sul piatto in cui ha mangiato. Nel passato lo stesso appellativo di «traditore» è stato usato da Berlusconi e dal suo cerchio magico nei confronti di Alfano, di Ncd e poi di tutti coloro che successivamente sono fuoriusciti. Costoro dimenticano che nel '95-'96 Berlusconi aprì la classe dirigente di Fi a quelli che oggi chiama spregiativamente «professionisti della politica» non per fare un' opera di bene, una sorta di beneficenza, ma perché costoro (dai grandi intellettuali come Lucio Colletti, Pietro Melograni, Marcello Pera, Giorgio Rebuffa ai quadri politici di origine democristiana come Pisanu, Scajola, la Loggia e molti altri, a quadri di origine socialista come Frattini, Brunetta, Sacconi, Margherita Boniver, Francesco Colucci, il sottoscritto, a dirigenti di Cl come Formigoni, Lupi, Mauro), aggiungendosi a personalità come Giuliano Ferrara, Giuliano Urbani, Giulio Tremonti, Gianni Baget Bozzo, Biondi, Raffaele Costa, Marzano, riuscivano a porre in essere un articolato gruppo dirigente di centro che serviva a radicare ulteriormente Forza Italia sul territorio e a esprimere una classe dirigente alternativa a quella abile e sperimentata della sinistra. Tutto ciò recò a Berlusconi una utilità di non poco conto. Una volta, però, messo in piedi un partito del 30% dei voti con centinaia di parlamentari, migliaia fra consiglieri regionali e comunali il cui valore fondamentale era quello della Rivoluzione Liberale, come si poteva e si può pretendere di gestirlo quasi che si trattasse di una caserma o peggio - come sta avvenendo oggi - attraverso gli ordini di servizio di un grottesco cerchio magico? Poi c' è l' altra faccia della medaglia. Su una cosa ha perfettamente ragione Bondi: nel corso di questi vent' anni Berlusconi si è rivelato uno straordinario leader politico nella impostazione e nella direzione delle campagne elettorali e poi un presidente del Consiglio non sempre all' altezza del ruolo come hanno dimostrato le sconfitte del 1996, del 2006 e quella del 2013.

Oggi questa drammatica discussione si svolge perché Berlusconi e Forza Italia hanno perso non solo quasi tutto l' originario gruppo dirigente, ma ben 9 milioni di elettori. Tutto ciò vanifica una polemica politica fatta usando la categoria del tradimento. Quando a tradire sono 9 milioni di elettori e si sfascia tutto un gruppo dirigente, allora un leader politico dovrebbe operare una profonda riflessione anche autocritica.

Quanto al golpe del 2011, perché rimuovere il fatto che allora certamente Sarkozy e la Merkel lavorarono in tutti i modi contro il governo Berlusconi, ma questo lavorio fu favorito sia dallo scontro apertosi all' interno del governo fra lo stesso Berlusconi, Tremonti, Brunetta e la Lega, sia - diciamocelo fuori dai denti - dagli errori comportamentali, chiamiamoli cosi, dello stesso Berlusconi. Infatti le cene eleganti che in quegli anni si svolgevano a ritmi ossessivi non avevano nulla di penalmente rilevante, ma furono dei tragici errori politici che contribuirono a togliere a Berlusconi credibilità a livello internazionale proprio nel momento in cui egli ne avrebbe avuto il massimo bisogno. Anzi, visto che si parla tanto di tradimenti, quello fu un autentico tradimento che Berlusconi fece innanzitutto nei confronti di se stesso e della propria storia politica, e poi anche rispetto alla sua classe dirigente, al suo partito e ai suoi elettori. Comunque nel 2011 Berlusconi poteva benissimo ottenere le elezioni anticipate se solo le avesse richieste e non lo fece anche per gli autorevoli suggerimenti ricordati da Bondi. Dopo le elezioni del 2013 furono lo stesso Berlusconi e Bersani a scongiurare Napolitano a farsi rieleggere presidente della Repubblica. Infine, quanto alla vicenda del governo Letta, la nascita di quel governo fu una vittoria di Berlusconi contro Bersani per cui fu un autentico controsenso quello di chiederne le dimissioni dopo pochi mesi. A quel punto la rottura da parte di Alfano e degli altri parlamentari Ncd non fu un tradimento ma un legittimo atto di dissenso politico per il quale lo stesso Berlusconi e gli altri esponenti di Forza Italia li dovrebbero ringraziare visto che oggi si parla di riforme, di politica economica e di progetti politici e non della probabile vittoria del M5S qualora si fossero fatte elezioni anticipate a pochi mesi da quelle realizzate precedentemente. La drammatica intervista di Bondi è il segno di una crisi politica e personale acutissima e dovrebbe spingere lo stesso Berlusconi e i suoi amici a una riflessione seria e non a invettive che danno il senso di un' incapacità totale di misurarsi con lo stesso dramma politico in cui sono anch' essi coinvolti.

di Fabrizio Cicchitto

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