Il M5s si batte governando bene. È infatti espressione di un mondo capovolto: al top c'è chi non ha finito l'università

La vicenda di Quarto ha dimostrato che il re è nudo

 di Domenico Cacopardo www.cacopardo.it Italia Oggi 15.1.2016

Come il calvinismo fu espressione sado-masochistica del rapporto con la religione e con la società, così il Movimento 5Stelle è espressione di un'analoga parafilia che si esprime nel politico e nel sociale.

Gli aderenti e gli esponenti sono manifestazione prevalente di un ceto perdente, che non è riuscito ad affermarsi nella vita e nella società, studenti falliti, professionisti marginali, insomma il mondo degli scontenti che per un naturale, ma patologico transfert attribuiscono agli altri (sistema e partiti) la colpa dei loro fallimenti.

In una società sempre più selettiva e competitiva come quella globale, in un'Italia delle scuole (nelle mani della generazione '68) incapaci di formare e di istruire, il numero di disadattati che nella loro esistenza non avranno un'occasione di affermazione e di successo, è cresciuto in modo esponenziale, tale che uno spregiudicato analista capace di maneggiare il web (un personaggio marginale che per farsi notare è costretto a mettersi il berretto di traverso) e un ex comico in crisi di ispirazione hanno potuto interpretarlo e trasformarlo nel loro successo personale, col potere che ne consegue.

Tali Casaleggio e Grillo, tali gli esponenti parlamentari: basti pensare a Di Maio, uno studente universitario che non è riuscito a terminare il proprio corso di studi, diventato vicepresidente della Camera dei deputati.

È questo il personale politico del Movimento 5 Stelle: di fondo è un'effimera espressione, studiata in psichiatria, di un'esigenza di ribaltamento dei valori interpersonali, tale da permettere agli infermieri di comandare i medici, ai muratori gli ingegneri, insomma agli asini tutti gli uomini.

La cosiddetta ideologia cui si ispira, un miscuglio di proposizioni strampalate e false che si possono leggere in rete, dalle questioni ambientali, agli ufo, dalle stragi dell'11 settembre a quelle più recenti, comprende tuttavia un elemento di maniaco moralismo, di cui le recenti vicende del comune di Quarto recano lo stigma.

Questo moralismo, cui s'ispira l'allegra brigata grillina, è una politica masochista che, però, viene meno nella gestione quotidiana del partito e delle sue decisioni. Prima calate dal vertice, cioè da Grillo e Casaleggio, poi dal direttorio, senza alcuna forma di confronto e di serio dibattito che non sia la truffa quotidiana del web.

Per questo, la strada più corretta per contrastarli è governare bene e portare a compimento la proposta di legge che impone ai partiti, per partecipare alle competizioni elettorale, uno statuto democratico, garantito da procedure a pubblica evidenza, certificate da un soggetto terzo.

Il governo, nel momento in cui la riforma costituzionale ha superato la penultima boa, deve porsi questo obbiettivo nell'interesse della democrazia del Paese e del futuro degli italiani. Guardando nei giornali o nei televisori le facce degli animatori del «No» nel referendum costituzionale, estratti dal sarcofago per l'occasione, cresce l'idea che il «Sì» non avrà problemi ad affermarsi.

Quindi, per completare il percorso di riassetto istituzionale, quel cambiamento di rotta che conduce a una democrazia governante, non paralizzata da illegali diritti di veto di gruppi e gruppetti politici, sindacali, mediatici e da singole persone, è solo necessario il punto fermo della nuova legge sui partiti politici.

Si garantirebbero così, non solo l'attuale maggioranza, ma anche le minoranze, tutte oggi incapaci di mettere in piedi quel processo di partecipazione che è il lievito dello Stato di diritto e di popolo al quale aspiriamo da quando la prima Repubblica è deceduta per la non guarita malattia della corruzione diffusa.

Il messaggio che era passato con il compiacente aiuto di alcune mosche cocchiere insediate nel sistema televisivo (che i nuovi arrivati a 5 Stelle fossero diversi dagli uomini normali e contemporanei) sta mostrando, non per Quarto, ma dopo Quarto, la sua vacuità.

Ciò non significa che va tollerato il rapporto con le mafie e il sistema corruttivo. Significa che non c'è nessuno cui consegnare il monopolio della pulizia, giacché il compito riguarda tutti gli italiani che lo debbono esercitare con il voto e, in un sistema democratico, ripeto garantito, tramite i partiti politici. Ferme restando le funzioni dell'autorità giudiziaria cui compete di perseguire i reati.

Il resto è mistificazione. Il resto è Goebbels che lancia le sue parole d'ordine a coloro che le colgono: in definitiva una manipolazione di gente che si lascia manipolare, consapevolmente per interessi non dichiarati e non dichiarabili, o inconsapevolmente, per mancanza di capacità critiche e di autodeterminazione.

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