Bullismo, nella legge anche il Daspo dei telefonini

La norma in discussione alla Camera: «La prevenzione serve ma non basta - dice la presidente della Commissione Giustizia della Camera - Necessario introdurre un reato specifico e corsi di prevenzione»

di Virginia Piccolillo Corriere della Sera 19 gennaio 2016

«La prevenzione e l’educazione per il bullismo del web serve, ma non basta. Ci vogliono misure incisive graduate a seconda dell’età: dal Daspo di telefonini e la confisca di computer, alla sanzione penale». Ha appena tentato il suicidio la ragazzina di Pordenone bullizzata , quando Donatella Ferranti, presidente della commissione Giustizia della Camera, si appresta a concludere il giro di audizioni - fortunatamente senza dover aggiornare il computo dei morti - su un fenomeno che per l’Istat riguarda un adolescente su due, in particolare giovanissimi e soprattutto ragazze.

La svolta è annunciata: da «fenomeno», si inizierà a definirlo «crimine». Il Senato ha già approvato un testo. E proprio ieri il presidente Pietro Grasso ha auspicato che la Camera lo converta presto: «È soprattutto a scuola che dobbiamo creare una rete di protezione verso i ragazzi e le ragazze più fragili, spiegare a ogni studente quanti danni si possono fare con parole e comportamenti che sembrano innocui». Ma l’intenzione di molti è di restringere ancora le maglie. Lunedì lo chiedeva Michela Vittoria Brambilla, presidente della commissione Infanzia: «Ormai è un fenomeno di massa. Urge una legge che, come nella mia proposta, lo renda reato specifico, da definire distinguendo tra la posizione dei minorenni, bisognosi soprattutto di interventi educativi, e la responsabilità dei maggiorenni che richiede una risposta sanzionatoria».

Anche secondo Donatella Ferranti serve «qualcosa di più incisivo». E annuncia che, forse già dalla settimana prossima, quando verrà calendarizzata la discussione della norma, si andrà in questa direzione. «Il lavoro svolto al Senato - spiega l’esponente pd - è molto importante: un piano straordinario di educazione e prevenzione è urgente. Ma l’invasività di questo genere di molestia, resa capillare dalla tecnologia digitale, è tale che si deve intervenire anche sul fronte della repressione penale. Modulata in modo diverso se c’è un minore vittima o come indagato. Nelle audizioni ci hanno parlato di un ragazzino di poco meno di 14 anni che aveva avuto un rapporto con una ragazzina più piccola di lui. L’aveva ripresa con il telefonino e poi, ridendo, aveva mostrato il video agli amici. Lei aveva tentato per tre volte il suicidio».

Ragazzi talmente giovani da rendere ogni arma penale spuntata. Invece durante i lavori della commissione, da investigatori e magistrati, è giunta la richiesta di uno strumento che racchiuda in sé le varie fattispecie (lasciando aperta la lista a nuovi comportamenti). Sarebbe un deterrente per convincere i ragazzi a evitare questi comportamenti che non sono mai singoli. E spesso variano dalla diffamazione, alle molestie, allo stalking, persino alla diffusione di materiale pedopornografico (i video e le foto). Che fare? L’idea, anticipa l’esponente del Pd, che potrebbe essere presentata come emendamento al testo base del Senato, è quella di creare un reato specifico, perseguibile d’ufficio: «Atti per-secutori mediante strumenti telematici e informatici». Con pene graduate. Per i minori di 14 anni un intervento educativo, magari coinvolgendo i servizi sociali e un pool nella scuola. Dai 14 anni in avanti, la confisca degli apparecchi utilizzati e l’obbligo di frequentare corsi di riqualificazione della personalità. A partire dai 18 anni, invece, dovranno intervenire le procure. Ne discuteremo. Comunque a marzo sarà in aula».

Categoria Italia

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