Si è esaurita la fase pirotecnica di un uomo solo al comando

d'accordo, paradossalmente, Susanna Camusso e Renato Brunetta

 di Sergio Soave  Italia Oggi 20.1.2016

Dopo il clamoroso successo ottenuto nelle lezioni europee, Renzi si è convinto di poter mettere in agenda una serie assai vasta di iniziative, provvedimenti e di poter trattare dall'alto in basso tutti gli interlocutori, interni e internazionali. Questo complesso di autosufficienza, però, ha finito per metterlo in una situazione di pericoloso isolamento. Sulla riforma costituzionale ha deciso di andare avanti da solo, e ora rischia una clamorosa bocciatura referendaria. Sulle unioni civili, lasciando gestire la faccenda alla minoranza interna del suo partito, incorre in pericoli che vengono persino dal Quirinale e da una Chiesa che, nonostante abbia adottato inizialmente un profilo dialogante, ora è indotta ad assumere posizioni meno concilianti. Sulla questione bancaria si trova senza una difesa efficace né nei confronti delle istituzioni europee né nei confronti della protesta sul modo in cui sono state affrontate le crisi, tra le quali quella di Banca Etruria proietta, a ragione o a torto, ombre sul suo esecutivo.

Aprendo clamorosamente il capitolo del licenziamento dei furbetti nella pubblica amministrazione ha messo d'accordo, paradossalmente, Susanna Camusso e Renato Brunetta che sostengono che invece di applicare leggi esistenti si è sollevato un polverone puramente propagandistico. Nel merito delle varie questioni, Renzi ha delle ragioni valide da sostenere, ma la quantità di dossier aperti con clamore e poi finiti in una serie di controversie laceranti è davvero impressionante. L'effetto è che il dato fondamentale del successo di Renzi, la garanzia di stabilità dell'esecutivo, comincia a incrinarsi, con l'effetto di una incertezza sulle prospettive che spinge gli investitori alla cautela, il che ha prodotto effetti pesanti sui corsi borsistici dell'inizio dell'anno.

Il fatto stesso che il ministro degli Esteri debba ricorda che l'Italia ha un governo nella pienezza dei suoi poteri dà la misura della preoccupazione che si sta estendendo nei confronti del nostro paese. Da ultimo, ma certo non per importanza, va considerata la difficile gestione delle tematiche internazionali, dal caos libico al controllo dei flussi migratori, argomenti cruciali sui quali l'Italia rischia un pericoloso isolamento. La situazione non è ancora catastrofica, ci sono spazi consistenti di recupero, ma perché si inverta la tendenza bisognerebbe abbandonare la presunzione di autosufficienza, riaprire una fase di dialogo alla ricerca di convergenze interne sull'interesse nazionale e di alleanze internazionali da costruire con le relazioni e le proposte, non con proclami tribunizi che hanno lo sgradevole sapore della propaganda sostituita alla politica.\

Categoria Italia

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