Il pacifismo di Brecht era solo quello delle pecore del comunismo

Nei comizi elettorali si può dire di tutto. Soprattutto quando chi parla, negli Usa, è Donald Trump, «rozzo e incolto», come lo chiamano i liberal, che vivono di cultura

 di Gianfranco Morra 7.3.2016 Italia ggi

Ma ripetere una frase di Mussolini è proibito: «Meglio vivere un giorno da leone che cento anni da pecora». Benito la pronunciò più volte a partire dal 1928. Ormai il potere era suo, sciolti i partiti e imbavagliata la stampa. La frase divenne poi un topos propagandistico del fascismo, scritta sui muri e incisa sulle monete da 20 e 100 lire.

Ecco perché Trump, che aspira a divenire presidente di uno Stato federale democratico, non doveva scriverla su Twitter: «It is better to live one day as a lion than 100 years as a sheep». E avanti, dovunque, soprattutto in Italia, con le polemiche. Che sono frutto di ignoranza, dato che la frase, orecchiata e ripetuta da Mussolini, non era sua. Ha origini sconosciute, si tratta di una espressione proverbiale, presente in molte culture.

Ma quando, nella nostra Italia, questa frase è stata consacrata? Non certo da Mussolini, ma dieci anni prima. Nel 1918, in piena guerra mondiale, dopo il disastro di Caporetto, i soldati italiani combattevano sul Piave «per far contro il nemico una barriera». Un battaglione era stanziato a Fagoré (Treviso), per bloccare l'avanzata austriaca. Il maggiore comandante ordinò a un soldato di scriverla sul muro di una casa distrutta, la sera del 14 giugno. Nella notte un micidiale bombardamento li uccise quasi tutti. Come era scritto sopra una casa vicina: «Tutti eroi! O il Piave o tutti accoppati!». Di entrambe le scritte, terribilmente profetiche, abbiamo due famose fotografie.

La pace la vogliamo tutti. Ma non nel senso del comunista Brecht: «Sventurata la terra che ha bisogno di eroi». Il suo era il pacifismo delle pecore del comunismo, non dei «costruttori di pace» che il Vangelo chiama «beati». Vi sono dei momenti in cui combattere è necessario. Come fecero i fanti italiani, i resistenti a Hitler o a Stalin, gli americani accorsi in Italia (il barelliere della Croce Rossa Edward McKley morì sul Piave, lo seppellì il suo amico Hemingway: «Resta una triste, fredda, rigida baionetta», cantò).

È in quei momenti che il motto mostra la sua verità. Indipendentemente da chi lo usa. Solo i conformisti e i «politicamente corretti» o forse «corrotti», cioè gli opportunisti, possono rifiutare un motto perché l'ha usato un grottesco dittatore. Ha ragione l'Imitazione di Cristo: «Non chiedere chi l'ha detto, ma poni mente a ciò che viene detto». Una affermazione non è vera o falsa a seconda di chi la usa, ma perché contiene «una verità, che si manifesta da se stessa», diceva Spinoza.

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