De Vincenti, l'intoccabile di Palazzo Chigi

De Vincenti ha attraversato tre governi. Agisce da ministro ombra. E ha rapporti trasversali. Grazie alla Fondazione Astrid. Guidi interrogata:  «Sono parte lesa».

Claudio De Vincenti.

di Alessandro Da Rold e Luca Rinaldi | 07 Aprile 2016 Lettera43

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Chi comanda nel governo di Matteo Renzi?

La classe politica di matrice diessina, dei Franco Bassanini, Ignazio Visco e Giulio Napolitano, figlio di Re Giorgio, o il nuovo giglio magico di Luca Lotti e Marco Carrai?

Viene da domandarselo leggendo le intercettazioni dell'inchiesta di Potenza, notando l'importanza e il ruolo strategico di Claudio De Vincenti, un tecnico 'de sinistra' a Palazzo Chigi dal 2011, nominato dapprima sottosegretario del Mise con il governo di Mario Monti e ora sottosegretario alla presidenza del Consiglio (è resistito a tre esecutivi), ma soprattutto, dalla fine del 2014, un “ministro ombra” talmente ingombrante che se gli «tolgo le deleghe crolla il governo».

LO SFOGO DI FEDERICA GUIDI. Il 24 novembre è il ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi a commentare così l’articolo appena pubblicato da L’Espresso che la inserisce tra i “ministri per caso”.

Alle trattative, però, Guidi - scriveva L’Espresso - non ci va mai.

Al suo posto c’è quasi sempre De Vincenti, che ha ottenuto le deleghe alle relazioni istituzionali con sindacati e imprese, insieme con quelle per l’energia, la competitività e i rapporti con le Regioni.

LE CRISI CON ENI E FINMECCANICA. E in effetti a gestire crisi aziendali e a trattare con Eni o Finmeccanica, giusto per citare due esempi, ci va sempre quel “ministro ombra” che risponde al nome di De Vincenti. «Quell'articolo lì», dice Guidi a Gianluca Gemelli, «ho capito da dove è arrivato», e il riferimento è a quelli del “quartierino romano” che si trovano indagati con lo stesso compagno dell’ormai ex ministro.

«Quella combriccola lì! Claudio De Vincenti», sbotta il ministro al telefono, «è un pezzo di merda».

Non a caso Guidi cita «il tuo cazzo di amico Nicola Colicchi, che dovrebbe sapere che crolla il governo» se lei toglie le deleghe a De Vincenti.

Quando De Vincenti parlò con Descalzi all'insaputa del ministro

Il potere dell’allora viceministro emerge dalle parole di Guidi, che riferisce al compagno come lo stesso De Vincenti, sottosegretario alla presidenza del Consiglio dopo la nomina di Graziano Delrio alle Infrastrutture, abbia sostanzialmente guidato il dicastero per il «piano Finmeccanica».

«Nessuno», si sfoga Guidi, «ha avuto il coraggio di dirmi che in realtà l’incontro era in corso».

PEDINA NELLE MANI DEL «QUARTIERINO». La stessa Guidi apprende dall’amministratore delegato di Eni Claudio Descalzi che «venerdì mattina è al ministero per parlare con De Vincenti che lo ha convocato per parlare di cose di cui De Vincenti non dovrebbe neanche parlare».

Insomma, De Vincenti e Padoan non saranno graditissimi al giglio magico del premier, ma stanno lì.

«Pedine» nella mani del «quartierino», li definisce Guidi.

Una capacità di azione, quella di De Vincenti, che rischia di mettere in cattiva luce il ministro stesso che ha «c'ha anche una sua reputazione, una sua azienda, una sua cosa da tutelare».

NEL DIRETTIVO DELLA FONDAZIONE ASTRID. Del resto questo professore di economia politica è a Palazzo Chigi da almeno cinque anni.

È l'unico rimasto in sella sin dai tempi della caduta di Silvio Berlusconi e di quello che nel centrodestra chiamano 'il golpe' dell'ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.

Romano di 66 anni, economista, docente all'Università di Roma La Sapienza, uomo delle trattative per le acciaierie di Terni e Termini Imerese, già consulente economico dei governi di Massimo D'Alema e Giuliano Amato, collabora con la rivista Nens (Nuova Economia e Società) fondata dall'ex ministro Vincenzo Visco e l'ex segretario del Pd Pier Luigi Bersani, ma siede soprattutto nel comitato direttivo della Fondazione Astrid insieme con Paolo Astaldi, Luisa Torchia e Franco Bassanini, ex presidente di Cassa Depositi e Prestiti.

RELAZIONI DA GIARDA FINO A NAPOLITANO. Le relazioni economiche e politiche di De Vincenti sono di lungo raggio. Variano dal Pd ai vecchi Ds fino al Pci.

Non solo. Da tecnico quale è conosce molto bene anche la cosiddetta finanza bianca. Nel comitato scientifico di Astrid siedono Piero Giarda, presidente del Consiglio di Sorveglianza di Bpm, i figli degli ultimi due presidenti della Repubblica, Giulio Napolitano e Bernardo Giorgio Mattarella.

E poi ancora il presidente emerito della Corte Costituzionale Valerio Onida, l'economista Alberto Quadrio Curzio e Tiziano Treu, ex ministro del Lavoro.

Nei primi mesi del governo Renzi sono più volte circolati i rumors di attriti con il giglio magico. Fratture che emergono nelle carte dell'inchiesta di Potenza, nelle telefonate tra Guidi e Gemelli.  Ma alla fine De Vincenti è sempre lì. Ora potrebbe prendere il posto di Guidi al Mise, ma chissà che in futuro non possa ricoprire incarichi ancora più importanti.

Twitter @ARoldering e @lucarinaldi

Categoria Italia

Commenti

Sergio. Viene da chiedersi come possa operare Renzi per ammodernare l’Italia avendo al governo chi rema contro. Si capisce perché Bersani e C. rimangono nel PD e sbraitano senza prendere decisioni appropriate. Vecchie tecniche PD: una minoranza gestisce e lascia agli altri, Renzi l’onore onere di metterci la faccia.

Va a finire che divento renziano.

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