Ikea scarica Electrolux, Susegana trema: stop ai frigoriferi da incasso made in Treviso

Susegana. Guerra tutta svedese, la multinazionale dell’arredo Ikea sceglie Indesit (Whirlpool) per la produzione di frigoriferi da incasso

di Francesco Dal Mas 07 dicembre 2017 www.latribuna.it

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SUSEGANA. Fulmine a ciel sereno all’Electrolux di Susegana. Ikea sceglie Whirlpool e lascia il “gigante del freddo”, almeno per una quota rilevante di frigoriferi per il 2018. L’acquisizione del cliente svedese da parte della multinazionale dello stesso paese si era consolidata nel periodo 2014/2015, durante la crisi del gruppo Indesit. Ora, come una sorta di pendolo della storia, Ikea, leader nel settore dei mobili e complementi d’arredo, ha deciso di tornare con buona parte del portafoglio ordini all’antico flirt del marchio Indesit. Marchio e stabilimenti che nel frattempo sono diventati di proprietà del colosso USA degli elettrodomestici Whirlpool S.p.a.

L’effetto negativo sull’Electrolux si è fatto sentire in tutte le linee di prodotto e su tutti gli stabilimenti, ma il maggiore impatto lo pagano le fabbriche che realizzano prodotti da incasso, essendo Ikea specializzata nelle vendite di mobili tra cui le cucine componibili che necessitano degli annessi elettrodomestici. Ikea è uno dei maggiori player di Electrolux.

Le conseguenze negative per lo stabilimento di Susegana nel 2018 saranno significative e si aggiungono all’effetto dello spostamento di frigoriferi deciso dalla multinazionale dal sito produttivo trevigiano a quello ungherese. Operazione quest’ultima in contrasto – secondo i sindacati - con gli impegni sottoscritti nel piano ministeriale 2014/2017, in scadenza a fine anno, nel quale si prevedeva uno standard produttivo attestato sugli 850mila frigoriferi dal 2017 e negli anni successivi per Susegana. Una perdita di otre il 15% rispetto alle previsioni del piano, pari a circa 100mila frigoriferi. La previsione produttiva per il 2018 è stata fissata a poco sopra i 750mila frigoriferi.

Il timore, adesso, è che a Susegana si ritorni alla solidarietà; nell’anno che va a concludersi, infatti, solo poche settimane sono state realizzate nello stabilimento trevigiano con turni a 6 ore, anziché a 8. Intanto nello stabilimento i dipendenti respirano un’aria d’attesa natalizia, caratterizzata dalla lunga fermata di fine anno, dal 22 dicembre e sino alla ripresa l’8 gennaio. Stop anticipato dal ponte di 4 giorni dell’11 dicembre in coincidenza della fiera di Santa Lucia.

Proteste, se pur contenute, sono giunte per l’imprevisto rientro comunicato ad un turno di lavoratori per la giornata del 5 gennaio, al fine di adempiere ad un obbligo formativo collegato alla sicurezza. Decisione che ha fatto storcere il naso a molti dei lavoratori interessati, per l’interruzione del periodo continuativo di ferie. Non sono mancate le proteste interne per l'intesa firmata dal sindacato e per le mancate assemblee.Tanti i lavoratori che hanno nel frattempo accettato il ricco incentivo all’uscita di 71mila euro, cifra in alcuni casi arrotondata al rialzo. Ad oggi sono oltre 50 le uscite confermate dalla Direzione, ma non è escluso che nelle prossime settimane se ne aggiungano delle altre, tra cui una ventina di lavoratori del reparto pre-assiemi, dove lavorano operai svantaggiati con varie patologie. A sostituire le uscite e adeguare gli organici, per ora, ci pensano gli operai di Porcia, obbligati a spostarsi a Susegana, e alcune decine di operai volontari che continuano a giungere anche da Solaro.

Commenti

Fiore. Fa un certo senso che si protesti per un giorno di rientro per un corso sulla sicurezza in un momento di semi crisi produttiva. Le vecchie relazioni sindacali, la vecchia Fiom non ha ancora capito che il mondo è cambiato non solo in azienda ma anche nel territorio coneglianese 

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#1 riki 2017-12-08 09:55
Quello che esce è che la crisi dello stabilimento di Suseagana e la sua possibile chiusura non è mai tramontata e che gli stabilimenti all’estero sono la via di fuga dell’azienda. Visto cosa succede in Puglia con l’Ilva e l’opposizione del PD alla industrializzazione e investimenti con la Fiom alleata, non promette nulla di buono per Susegana. Il futuro è sempre meno certo. E i sindacati non cambiano linea.

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