Modi di dire: vecchio come il cucco. Da qualche settimana, nelle nostre campagne,

risuona il caratteristico richiamo del cuculo, un uccello dall’aspetto non particolarmente appariscente ma..

By Marcello Marzani, 1 Giugno 2025 qdpnews.it lettura2’

ma ben noto per l’abitudine di deporre le proprie uova nei nidi altrui. Una forma di parassitismo dalla quale derivano diverse espressioni popolari trevigiane:laoràr per i cuc” (lavorare per i generi),“’ndar a star cuc” (andare ad abitare nella casa della moglie) o “vècio come ‘l cuc” (vecchio come il cucco).

Il cuculo, nella Marca chiamato anche cucùc, in realtà non è particolarmente longevo: pare infatti che la sua vita media si aggiri attorno ai dodici anni. Da dove nasce allora questa locuzione così famosa?

Qualcuno associa la leggenda della prodigiosa longevità del cuculo con le sue carni dure e stoppose segno di vecchiezza, ma di ipotesi ce ne sono molte altre come dimostra l’accurata consulenza linguistica di Miriam De Carlo reperibile sul sito dell’Accademia della Crusca.

Se già nel ‘500 si parla di una “carne vecchia come il Cuco”, tigliosa nonostante ore e ore di bollitura, è nell’Ottocento che questa espressione diviene decisamente più comune, tanto da essere utilizzata anche da Giosuè Carducci.

Vecchio, talvolta saggio ma più spesso rimbambito, il Cucco rappresenta il paradigma della senescenza e la sua vera identità è avvolta nel mistero.

Il Cucco, si è già detto, potrebbe essere il cuculo che, con il suo canto monotono, evoca la ripetitività di certi anziani non più lucidissimi; main alcuni contesti regionali il cucco corrisponde ad altri uccelli ritenuti stolti, come il barbagianni o l’allocco. Il cuculo, che canta l’anno vecchio come il nuovo, è un vegliardo noioso e brontolone, divenuto lagnoso con l’età; ed è anche un rudimentale fischietto in terracotta, un giocattolo antichissimo, in grado di emettere un suono monocorde, affatto melodioso.

Altra ipotesi è quella che associa il misterioso Cucco con Abacucco, un profeta minore vecchissimo, ma non così famoso come Matusalemme. Ritratto da Donatello in una statua realizzata per decorare il campanile di Giotto, per via della testa perfettamente rotonda e priva di capigliatura, Abacucco fu ribattezzato dai fiorentini “lo Zuccone”, circostanza che non ha certo contribuito ad accrescerne la fama.

Una terza e ultima teoria, anch’essa piuttosto interessante, fa riferimento al bacucco, il cappuccio utilizzato un tempo dai vecchi infreddoliti e da coloro che necessitavano di travisare il proprio volto come maschere, demoni, streghe e fantasmi. Tutti esseri adusi a girare “imbacuccati” vuoi per proteggersi dal gelo, vuoi per compiere le loro malefatte in totale anonimato.

Sin qui, del Cucco e delle sue diverse declinazioni, non si è detto un gran bene: parassita, monotono, tedioso, barbogio, rincitrullito e chi più ne ha più ne metta. Una reputazione pessima alla quale, per fortuna, fanno da contraltare due capolavori. Le Quattro Stagioni di Vivaldi nelle quali il veneziano “Prete rosso” ha tradotto in musica il richiamo del cuculo; e l’indimenticabile film di Miloš Forman nel quale, a “volare nel nido del cuculo” (il manicomio) è uno strepitoso Jack Nicholson. Due opere immortali che, questo è certo, non diventeranno mai vecchie come il cucco!

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