POLITICA OGGI E RICERCA CONSIGLIO CONEGLIANO 1946- 2007

Viene da chiedersi da cosa dipenda questa crisi della politica, se non si vuol ricorrere a luoghi comuni legati a pregiudizi o comunque a una mentalità sbagliata dei cittadini, luoghi comuni che appunto perchè tali non reggono.

Opact, Prof. Ernesto Brunetta , storico Febbraio 2016

(Il testo della ricerca è sulla Categoria Vetrina) Con certosina pazienza, l’amico Walter Cadorin – che di Consiglio comunale ha lunga e personale esperienza – ha spulciato le carte  d’archivio per esaminare la composizione sociale dei Consigli comunali succedutisi in città dal 1945 ai nostri giorni. Naturalmente, l’esame della composizione sociale ha posto al relatore tutta una serie di problemi, sicché quanto emerge dalla ricerca potrà e, a mio avviso, dovrà essere utilizzato per ulteriori ricerche che indichino come in Conegliano si consiglino la presenza di un bacino industriale di notevole importanza e un’espressione moderata di voti. Ovviamente le tabelle di Cadorin segnalano apparizioni e scomparse di determinate professioni e di determinate categorie sociali, ma nella sostanza siamo di fronte a un ceto dirigente che ha difficoltà a rinnovarsi e a cambiare. E’ chiaro che il problema non è solo di Conegliano, appartiene bensì a una più generale categoria nazionale che si prefigura come crisi della politica, nel senso di scarsa fiducia dei cittadini nell’affidabilità della classe politica e dei suoi rappresentanti.

Viene da chiedersi da cosa dipenda questa crisi della politica, se non si vuol ricorrere a luoghi comuni legati a pregiudizi o comunque a una mentalità sbagliata dei cittadini, luoghi comuni che appunto perchè tali non reggono. In realtà, l’impressione che il cittadino ricava, pur essendo periodicamente chiamato alle urne e quindi chiamato a esprimere una sua propria scelta, è che la classe politica si sia trasformata in casta, quindi chiusa e ripiegata su se stessa come tutte le caste e intesa ad accrescere i propri privilegi piuttosto che incrementare il bene comune. Dalla crisi della prima repubblica in poi, sembra a me che la crisi si sia acutizzata, essendo venute meno le capacità mediatorie che erano proprie della Democrazia cristiana e la pressoché totale rappresentanza degli interessi di classe come in allora propria dei partiti della sinistra storica. Il venir meno – constatazione che prescinde da ogni valutazione – di questi punti di riferimento e lo stravolgimento di un sistema che avrebbe dovuto essere bipolare e che, come tale, non è mai decollato, hanno fatto sì che una ondata di disorientamento abbia percorso e percorra l’elettorato. A perderne sono stati e sono essenzialmente i partiti tradizionali, mentre sono venute proliferando le cosiddette liste civiche, le quali hanno potuto e possono in qualche caso costituire anche un elemento positivo, ove raccolgano energie nuove e proiettino sul palcoscenico personaggi non invecchiati nella politica come professione; ma il più spesso sono o possono essere mascherature di comodo delle forze più rappresentative o strumenti di soddisfacimento dei personali interessi di chi se ne fa promotore.

Sarebbe ovvio che a una diagnosi segua una terapia, ma confesso la mia incapacità a dettare una ricetta, sicchè alla constatazione più sopra riportata non seguono da parte mia indicazioni sul come uscire dalla crisi medesima. Ecco allora l’auspicio che la ricerca dell’amico Walter continui e si approfondisca nella speranza che ricerche di prima mano, ricerche di archivio cioè e non raffazzonamenti da libri altrui, facciano sì che una volta tanto la storia possa essere maestra e quindi indicarci le vie per uscire da questa strettoia che minaccia realmente la vita stessa della Repubblica

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