Dalla lettera di Benedetto XVI è stato cancellato un altro paragrafo: quello più duro

Ratzinger ha spiegato perché non può scrivere la prefazione (richiestagli) ai volumetti sulla teologia di Papa Francesco. La ragione risiederebbe nella presenza tra gli autori dei teologi Werbick e Hünermann, severi critici della stagione wojtylana

di Matteo Matzuzzi 17.3.2018 www.ilfoglio.it (Il sito opact è protetto da antivirus e malware F-SECURE)

Roma. Oltre al paragrafo letto da mons. Viganò presentando l’opera sulla teologia di Papa Francesco ma non incluso nel comunicato diffuso ai media – quello in cui Benedetto XVI diceva di non aver letto i libri e di non avere intenzione di farlo neppure in un prossimo futuro – ce n'era anche un altro, mai letto. E in queste righe – che non erano destinate alla lettura pubblica né alla loro diffusione ("riservato personale" era la richiesta partita dal Monastero Mater Ecclesiae) Benedetto XVI ha spiegato il motivo per cui non poteva scrivere la "breve e densa pagina" richiestagli come prefazione all’intera opera nella lettera di inizio gennaio. Il motivo è dato da almeno due degli scrittori coinvolti nel progetto. Diverse fonti al Foglio, che questa mattina ha dato notizia delle voci che si stavano rincorrendo, confermano la notizia. La Sala Stampa preferisce non commentare.

Testo lettera su www.ilfoglio.it

  

  

Come poteva, d’altronde, Benedetto XVI elogiare un testo alla cui stesura avevano attivamente partecipato i teologi tedeschi Jurgen Werbick e Peter Hünermann? Entrambi contestarono in modo aperto per decenni il pontificato teologico di Giovanni Paolo II, additando l’allora prefetto Joseph Ratzinger come promotore di un ritorno al passato – "lui è cresciuto nella vecchia epoca, con la vecchia teologia precedente il Concilio", disse di recente Hünermann – e lamentando la chiusura di Roma alle istanze delle chiese particolari, in particolare di quella tedesca. Entrambi firmarono qualche anno fa con – tra gli altri – Hans Küng un appello definito “drammatico” in cui chiedevano l’ordinazione delle donne al sacerdozio, l’ordinazione di uomini sposati, la partecipazione dei laici alla nomina dei vescovi e dei parroci, la "non esclusione" di divorziati risposati e di quanti vivono in un’unione tra persone dello stesso sesso. Chiedevano alla chiesa di Roma “libertà”: “libertà del messaggio evangelico” e "libertà di coscienza". Entrambi sostennero, nel 1989, la Dichiarazione di Colonia con la quale si protestava contro "il governo autoritario di Giovanni Paolo II". Hünermann, poi, dovendo scegliere una "pietra miliare" lasciata da Joseph Ratzinger nella chiesa, disse: "Il fatto di ritirarsi"

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