Il Papa chiude le porte ai rivoluzionari: niente preti sposati né diaconesse

Deluse le speranze dei padri sinodali. Il card. Schönborn: “Nessuna apertura, neanche implicita”. Critici i tedeschi

di Matteo Matzuzzi 13.2. 2020 ilfoglio.it

Roma. No ai viri probati, no all’ordinazione dei padri di famiglia per supplire alla carenza di clero, no alle diaconesse. Il Papa consegna al popolo di Dio l’esortazione Querida Amazonia e delle speranze contenute nel documento finale del Sinodo d’ottobre è rimasto ben poco. Il testo è organizzato attorno a quattro sogni: un sogno sociale, uno culturale, uno ecologico e uno ecclesiale. Il tutto inframmezzato da brani poetici che rimandano alla sofferenza patita dalla vasta regione amazzonica. Il punto su cui s’era focalizzata l’attenzione, però, era quello relativo alla possibile ordinazione di uomini sposati, eventualità benedetta anche a migliaia di chilometri dalla foresta, con i vescovi tedeschi (ad esempio) che già parlavano di estensione delle determinazioni papali anche ad altri contesti geografici. Lo scorso autunno i padri sinodali avevano chiesto a Francesco di “ordinare sacerdoti uomini idonei e riconosciuti dalla comunità, i quali, pur avendo una famiglia legittimamente costituita e stabile, abbiano un diaconato permanente fecondo e ricevano una formazione adeguata per il presbiterato al fine di sostenere la vita della comunità cristiana attraverso la predicazione della Parola e la celebrazione dei sacramenti nelle zone più remote della regione amazzonica. A questo proposito, alcuni si sono espressi a favore di un approccio universale all’argomento”. Ora, il Papa scrive nell’esortazione (paragrafo 88) che “la grande potestà” del sacerdote “può essere ricevuta soltanto nel sacramento dell’ordine. Per questo solo lui può dire ‘Questo è il mio corpo’. Ci sono altre parole che solo lui può pronunciare: ‘Io ti assolvo dai tuoi peccati’. Perché il perdono sacramentale è al servizio di una degna celebrazione eucaristica. In questi due sacramenti c’è il cuore della sua identità esclusiva”. Francesco spiega che in Amazzonia “i laici potranno annunciare la Parola, insegnare, organizzare le loro comunità, celebrare alcuni sacramenti, cercare varie espressioni per la pietà popolare e sviluppare i molteplici doni che lo Spirito riversa su di loro. Ma hanno bisogno della celebrazione dell’eucaristia, perché essa fa la chiesa”. E’ “urgente fare in modo che i popoli amazzonici non siano privati del cibo di vita nuova e del sacramento del perdono. Questa pressante necessità (paragrafo 90) mi porta a esortare tutti i vescovi, in particolare quelli dell’America latina, non solo a promuovere la preghiera per le vocazioni sacerdotali, ma anche a essere più generosi, orientando coloro che mostrano una vocazione missionaria affinché scelgano l’Amazzonia”. E’ evidente la differenza tra le richieste del Documento conclusivo del Sinodo e l’esortazione papale, benché fin dall’inizio – ed è il punto più sottolineato da chi si attendeva aperture sensibili sul tema – Francesco inviti a leggere Querida Amazonia in continuità con il testo votato a ottobre. Il cardinale Michael Czerny, che l’esortazione l’ha presentata, ha chiarito la differenza tra i due testi: “Il documento conclusivo è il risultato del cammino sinodale, mentre l’esortazione contiene le riflessioni del Santo Padre sul cammino sinodale e il documento conclusivo. Il primo contiene le proposte presentate e votate dai padri sinodali. Il secondo, che riflette l’intero cammino e il suo documento conclusivo, ha l’autorità del magistero ordinario del Successore di Pietro”.

“Il testo è molto chiaro: quella del Papa, nell’esortazione apostolica, è stata una presentazione, non un’approvazione del testo finale”, ha spiegato Baldisseri. Che poi “il campo resti aperto” per aggiornamenti futuri, non sarebbe di certo una novità nella storia bimillenaria della chiesa. A oggi, però, conta il testo firmato consegnato da Francesco lo scorso 27 dicembre, più di due settimane prima che deflagrasse il caso del libro scritto dal cardinale Robert Sarah e Benedetto XVI.

Sulle donne il Pontefice è stato ancora più esplicito: “Per secoli le donne hanno tenuto in piedi la chiesa in quei luoghi con ammirevole dedizione e fede ardente. Loro stesse, nel Sinodo, hanno commosso tutti noi con la loro testimonianza” (paragrafo 99). Però, ed è il paragrafo successivo, “questo ci invita ad allargare la visione per evitare di ridurre la nostra comprensione della chiesa a strutture funzionali. Tale riduzionismo ci porterebbe a pensare che si accorderebbero alle donne uno status e una partecipazione maggiore nella chiesa solo se si desse loro accesso all’ordine sacro. Ma in realtà questa visione limiterebbe le prospettive, ci orienterebbe a clericalizzare le donne, diminuirebbe il grande valore di quanto esse hanno già dato e sottilmente provocherebbe un impoverimento del loro indispensabile contributo”. Il cardinale Christoph Schönborn, uomo con fama di grande mediatore in appuntamenti sinodali, ha detto ad Avvenire che il Papa “nell’esortazione non fa menzione della proposta di aprire la possibilità per i diaconi permanenti di essere ordinati sacerdoti per le regioni più remote dell’Amazzonia, come era stata proposta nel documento finale del Sinodo”. Non lo dice neppure in maniera implicita, secondo l’arcivescovo di Vienna: “Nell’esortazione apostolica Amoris laetitia Papa Francesco usa spesso frasi chiare per dire esplicitamente che ha fatto interamente suoi alcuni suggerimenti e richieste usciti dal Sinodo. Stavolta, non c’è nessuna clausola che possa indicare in forma esplicita o almeno implicita la sua ‘assunzione’ dell’intero documento del Sinodo amazzonico. Esprimendo la volontà di ‘presentare ufficialmente’ questo documento, il Papa non fa che suggerire solo cosa intende per sinodalità. Se dunque non fa menzione della proposta del Sinodo di aprire la possibilità per i diaconi permanenti, c’è però la richiesta del Papa di utilizzare intensamente tutti i percorsi che non sono stati abbastanza usati per porre rimedio alla precaria situazione della mancanza di sacerdoti, senza fare immediatamente preti sposati, come via d’uscita”.

Un documento che è una risposta anche alla chiesa tedesca, che ha voluto sfidare Roma con il proprio Sinodo “vincolante”. Il potente Comitato centrale dei laici tedeschi ha segnalato con una Nota il proprio malcontento: “Il Papa non trova il coraggio di attuare vere riforme. Ci dispiace moltissimo che abbia rafforzato le posizioni esistenti della chiesa romana in termini di accesso al sacerdozio e di partecipazione delle donne ai ministeri”. Deluso è anche il vescovo di Stoccarda, mons. Gebhard Fürst: “Papa Francesco ha giustamente criticato il degrado ambientale e lo sfruttamento eccessivo nella regione amazzonica. Tuttavia, le sue dichiarazioni sul ruolo delle donne nella nostra chiesa sono deludenti per molti. Dobbiamo parlarne in particolare nel nostro Sinodo tedesco”. Il testo papale, dopotutto, non è equivocabile sul punto più delicato e atteso. Sempre il cardinale Czerny aveva detto ieri in un’intervista all’Osservatore Romano che a giudizio di Bergoglio “solo il sacerdote può consacrare l’eucaristia e può amministrare il sacramento del perdono” e comunque “Francesco è rimasto fedele a quanto aveva detto già prima del Sinodo. La possibilità di ordinare uomini può essere discussa dalla chiesa, ed esiste già, per esempio nelle chiese orientali. Questa discussione va avanti da molti secoli, e il Sinodo l’ha liberamente affrontata, non in forma isolata, ma nell’intero contesto della vita eucaristica e ministeriale della chiesa”. Il fatto è che il Papa, sostiene Czerny, “afferma nell’esortazione che il tema non è numerico, e che favorire una maggiore presenza di sacerdoti non sarebbe sufficiente”. Serve altro, “una presenza capillare di laici animati di spirito missionario, capaci di rappresentare l’autentico volto della chiesa amazzonica. In questo modo sembra indicarci che ritorneranno le vocazioni”.

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