Il Papa sfida i turchi (e l'islam) sul genocidio armeno

Papa Francesco lo ha sfidato e si è preso gli strali della Turchia. Un tabù che aveva, forse, qualche ragion d'essere fino a quando la Turchia era stata un solido e fervido alleato di Israele e dell'occidente

di Giulio Meotti | 12 Aprile 2015 ore 15:54 Foglio

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Non solo la deportazione in deserti inospitali, ma una vera e propria rete di campi di concentramento e sterminio permise l'annientamento di un milione e mezzo di armeni, cristiani apostolici, da parte del governo islamico turco nel 1915. Eppure un tabù impedisce ancora di parlare di "genocidio armeno" a un secolo di distanza.

Papa Francesco lo ha sfidato e si è preso gli strali della Turchia. Un tabù che aveva, forse, qualche ragion d'essere fino a quando la Turchia era stata un solido e fervido alleato di Israele e dell'occidente. Quella Turchia non c'è più. Perchè allora perseverare nella menzogna storica? Anche Israele, tre anni fa, ha violato il tabù e commemorato il genocidio armeno alla Knesset.

A Ras el Ain, sul fiume Khabour, dopo un'orgia con strage commessa dai ceceni, circa 150 armeni, uomini e donne si sono suicidati in una notte, ingerendo oppio alcuni, altri buttandosi in acqua. Di simili episodio è piena la memoria armena. La fame, insieme con il tifo, la fatica e le pessime condizioni igieniche, fu lo strumento di morte preferito. Numerose le testimonianze di bambini che frugavano fra lo sterco dei cavalli per cercare grani d'orzo da pulire e mangiare. Ma quando i "sistemi naturali" si rivelavano troppo lenti si ricorreva ad altri metodi. Acqua, fuoco, bastoni, pietre, spada e dinamite; e infine le cartucce, meno utilizzate perché più costose. Fu una porta spalancata sull'orrore.

Fra gli ufficiali turchi il più efferato fu Zeki Bey, "il macellaio di Deir ez Zor". Vedendo quanto numerosi erano i deportati, gridava: "Perché si lasciano questi cani vivere qui? Perché non sono sterminati?".

Del milione e 800 mila armeni viventi nell'Impero Ottomano, un terzo fu deportato e morì, un terzo venne massacrato, l'ultimo terzo riuscì a fuggire, trovando rifugio all'estero. Cosi un califfato decrepito, alla vigilia della propria scomparsa, risolse radicalmente la "questione armena" con l'eliminazione fisica. Solo Hitler, e per certi versi Stalin, avrebbero fatto di più e di peggio, dimostrando il grado d'infamia del XX secolo.

E noi non dovremmo oggi parlare di "genocidio"? Proprio ora che un altro califfo sta ripulendo il medio oriente degli ultimi cristiani?

Commenti

1-guido valota • 20 minuti fa

Comunisti e islamici uniti nella lotta per negare le rispettive storie di massacri. Ma quale sarebbe il problema? In passato tutti hanno massacrato tutti, le colpe dei padri non ricadono sui figli ecc. L'importante è non perseverare oggi ('sarebbe').

2-franco bolsi • 39 minuti fa

Dopo cento anni la chiesa ufficialmente condanna lo sterminio degli Armeni. Meglio tardi che mai. Apprezzo, e mi capita di rado, le parole di Bergoglio. Irrilevanti le rimostranze Turche. Paese che dovrebbe essere escluso dall’Europa con buona pace della geopolitica dei commerci e delle ipocrisie democratiche. C’è poco tempo per perorare la causa dei cristiani Irakeni e Siriani. Con ciò intendo una chiara prolusione a favore di un intervento armato dell’occidente e perché no della Russia e se fosse pure dalla Cina. Aspettare significa un’altra tardiva commemorazione a cent’anni dal genocidio. In tal caso la tragedia non ricadrebbe come colpa sulla chiesa ma su chi non accoglierà l’invito. Crociati, direbbero i maomettani. Tuttavia questo è lemma irrilevante vista la situazione. La paura di ritorsioni è priva di ogni fondamento poiché è l’assenza d’interesse che consente a questi falsi credenti di sterminare e uccidere.

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