Parigi, l’imprenditrice musulmana: «Io mi ribello, ma voi aiutateci»

L’intervento dell’imprenditrice britannica, fondatrice dell’associazione filantropica Lovedesh: «Ho cercato di resistere di fronte alla mia comunità, dicendo loro di tornare al vero Corano: femminista, umanitario e pacifico»

di Yasmin Choudhury, Corriere della Sera 24.11.2015

Sadiq Khan vuole che le musulmane come me combattano contro l’estremismo, ma per le donne dire la propria è pericoloso. Sono una musulmana da sempre, fin da quando ero una bambina di cinque anni che leggeva il Corano vestita con l’hijab, seduta a imparare a memoria brani enormi, il tutto per arrivare ad avere quel paradiso al quale mi veniva detto di dover ambire. Ero una bambina, non avevo la minima idea che quanto mi veniva impartito non fosse l’Islam, bensì un sistema di credenze culturali ortodosso e malvagio, pesantemente miscelato con misoginia, usanze e rituali.

Io lo chiamo «Tribalismo empio» ed è un qualcosa di ributtante e malvagio, ampiamente praticato all’interno di una minoranza di comunità della diaspora, culturalmente ossessionate come la mia, sparse in Gran Bretagna, negli Stati Uniti e in Bangladesh. Questo insieme di credenze continua a essere tramandato e guai a chiunque osi opporsi e a chiunque osi obiettare. Questo è il motivo per cui, nonostante quanto vada dicendo il laburista Sadiq Khan (candidato alla poltrona di sindaco di Londra, ndr ), non è così semplice per i musulmani britannici - e in modo particolare per la donne musulmane - sfidare il tribalismo, anche quando va a distorcere il vero volto dell’Islam.

Come donna musulmana, obiettare gli insegnamenti dei musulmani vuol dire dover affrontare immediatamente la derisione, l’odio, la paura e l’espulsione. Mi è stato insegnato che i ragazzi sono migliori delle ragazze. Mi hanno insegnato che sono gli uomini a ereditare tutti i beni. Tutto ciò mi è stato insegnato nonostante sia assolutamente contrario al Corano.

Non mi hanno però mai insegnato il chiaro messaggio esistente all’interno dell’Islam, ovvero questo: nella religione non esiste la costrizione. L’Islam prevede specificamente che le donne debbano avere accesso a vari tipi di ricchezze, tutte di loro esclusiva proprietà e che nessun altro possa andare a metterci le mani sopra. Il nostro libro sacro parla addirittura di parità di genere. Per esempio, nella Sura Al-Imran (3:195) si afferma: «Io non manco mai di premiare qualsiasi lavoratore tra voi, per qualsiasi lavoro, sia questi uomo o donna - voi siete uguali l’uno all’altro / l’uno viene dall’altro». Questi diritti economici per le donne vengono negati dalla istruita comunità musulmana britannica al cui interno sono nata. Mi sono stati nascosti alla vista per puntare invece il dito sulla mia modestia e sulla mancanza dell’hijab ed è per questo che ora voglio dire la mia. Al giorno d’oggi solo l’uno per cento delle donne a livello globale ha accesso all’intitolazione delle proprietà. Io mi sto dando da fare per cambiare tutto ciò reclamando le mie quote di terreno, reclamando i beni lasciati da mio padre in Bangladesh e in Gran Bretagna.

È stato dopo la tragica e improvvisa morte di mio padre nel 2004 che ho iniziato lentamente a risvegliarmi, ma è stato soltanto nel 2012 che ho iniziato a sfidare la mia famiglia e la mia comunità sulla loro versione dell’Islam. Ho chiesto per qual motivo solo gli uomini potessero ereditare, quando in realtà il Corano fornisce per le donne espliciti diritti economici e, secondo me, è la prima vera ideologia femminista. Non ho mai ricevuto risposta. Ho cercato di resistere di fronte alla mia comunità tanto in Gran Bretagna che in Bangladesh, dicendo loro di tornare al vero Corano, quello femminista, filantropicamente umanitario e pacifico. È stato allora che sono iniziati gli orrori. La mia vita personale e lavorativa è stata distrutta. Sono stata additata come puttana e sono stata minacciata.

Ecco perché dico questo alle donne musulmane: non opponetevi, perché non c’è alcun sostegno per donne come noi. Se Sadiq Khan vuole che parliamo francamente, bisogna che sia lui a finanziarci e proteggerci, poiché altrimenti non c’è nessuna rete di protezione per noi. Il vero Islam porta i musulmani a essere brave persone. Questo è il motivo per cui sospetto che la maggior parte dei buoni musulmani siano traumatizzati come lo sono io, per l’orribile modo in cui la nostra religione è stata infiltrata da fazioni maligne come l’Isis e da una malvagia ideologia culturale. Ma essere islamico è qualcosa di assolutamente diverso dall’essere musulmano.

Vorrei solo che quelli come il signor Khan ascoltassero e proteggessero i musulmani britannici, uomini e donne, che già stanno lottando per il cambiamento.

(Intervento pubblicato sul quotidiano The Independent. Traduzione di Luca Calvi)Parigi

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