MANUALE DI CONVERSAZIONE. La Prova costume

Come fare bella figura in salotto senza necessariamente sapere quel che si dice

Dipinto Botero

di Andrea Ballarini | 09 Luglio 2016 ore 06:00 Foglio

La prova costume

L’incubo che vi toglieva il sonno già da febbraio si è materializzato. Ecco perché non potete mancare di dire quel che ne pensate. E se non ne pensate, attingete a questa antologia di idee usate, come nuove

- Aborrirla.

- Temerla fin da Carnevale.

- Lamentarsi che l’avvento dei social network abbia trasformato una tragedia privata in un'occasione di pubblico ludibrio.

- Usare l'espressione "prova costume" nella vita è causa sufficiente per interrompere l'amicizia. Convenirne.

- L'ultima demenza social è l'ab crack (crepa addominale). Lanciata da alcune delle più stronze modelle internazionali è quella linea verticale che si scava su pance piatte non esistenti in natura, previo decenni di palestra e un'alimentazione da astronauti. Tuonare contro. (vedi seguente)

- Dopo la tartaruga (six pack), ora il nuovo status sono gli addominali con il solco verticale (ab crack). Essersi già scagliati a suo tempo contro lo spazio tra le cosce (thigh gap). Avanzare apocalittiche ipotesi sulle prossime perversioni: evitare facili declinazioni di ass, bottom, butt eccetera.

- Stigmatizzarla come uno di quei flagelli inevitabili che periodicamente si abbattono sui media, come la morsa del freddo, la canicola estiva e la frenesia per i regali di natale.

- Chiunque aspiri a un minimo di notorietà sui social network deve necessariamente postare foto che attestino il superamento della prova costume. Se la stretta creditizia inibisce le Maldive, valutare se utilizzare lo specchio del bagno.

- Il costume ha fatto la prova-me e non è rimasto per niente soddisfatto. (Lia Celi)

- Notare che nel dilagare dell'uso di espressioni inglesi (deplorare), la prova costume ha largamente battuto il costume fitting. Compiacersene.

- Prepararsi alla prova costume urlando dalla finestra. (Nome di una comunità su Facebook) Chapeau!

- Postare commenti salaci contro la frivolezza della prova costume, rammentando la necessità di tenere altrettanto in forma il cervello. Evitare il moralismo.

- Elogiare le maniglie dell'amore. Astenersi: patetico.

- Chiedere con piglio sociologico perché mai i VIP vadano solo al mare? Di seguito interrogarsi se qualcuno frequenti ancora la montagna, oltre al Presidente della Repubblica e al Papa.

- Ogni estate gareggiare con i propri amici a chi scova per primo la foto del politico al mare con l’addominale sblusato. Esserne feticisti. Di seguito, evocare i capisaldi dell’estetica politico-balneare: la sobrietà comunista della polo togliattiana, il minimalismo democratico del dittico camicia-pantalone (rigorosamente lungo) berlingueriano; il decisionismo del pareo craxiano; l’aitanza della braghetta martelliana; il celodurismo della canotta bossiana; l’afflato dada della bandana berlusconiana.

- Anni addietro avere acquistato un bikini così ridotto che si vedeva persino se si stava pensando di mangiare un'oliva. Rammaricarsene.

- Dissertare con competenza sull'evoluzione estetica del costume da bagno maschile: cominciare dai bermudoni al ginocchio di oggi; evocare poi i pantaloncini alla Baywatch degli anni Ottanta; concludere con gli slippini tutto pacco degli anni Settanta, che suscitano sempre grande ilarità.

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