Lettere al Direttore Foglio 20.7.2016

Gli intellettuali e l’islam (che spasso). Virginia, chiama esercito! Turchia aspettti sempre più inquitanti

1-Al direttore - Turchia sempre più lontana dall’Europa. La lira, poi, ce l’hanno già.

Giuseppe De Filippi

2-Al direttore - Quando bisognava stare con gli Americani stavano coi russi, l’economia cresceva e sognavano Mao, si doveva  fare il tifo con le trombe per Orwell ma  tifavano Sartre, alla democrazia di Israele preferivano e preferiscono Hamas, vedono con limpidezza la correlazione tra un terremoto in Nepal e il neoliberismo ma non tra chi ci sgozza in nome del Corano e la religione. Dalla parte del torto non ci si sono solo seduti, c’hanno edificato i grattacieli e oggi lo stupore degli editorialisti per “gli intellettuali di sinistra che si rifiutano di dire che tutto questo abbia a che fare con l’islam” non si capisce. Sono di una coerenza esemplare e alla fine pure utili, basta fare il contrario di quello che dicono e siamo già un pezzo avanti.

Andrea Minuz

3-Al direttore - La vicenda del fallito golpe turco presenta ogni giorno di più aspetti inquietanti e pericolosi. Inquietanti per la democrazia turca che da Atatürk in poi ha rappresentato un caposaldo fondamentale, in particolare con la sua alleanza con l’occidente per la democrazia politica nel medioriente da sempre in ebollizione sul piano politico, etnico e religioso. Pericolosi, invece, per i contraccolpi che esso può determinare nell’equilibrio di quella zona del pianeta che è stata fibrillata dagli errori degli inglesi, e a seguire, dagli Usa ma anche da quelli dell’Europa che 25 anni fa con Khol, Mitterrand e Andreotti impedì dopo l’invasione del Kuwait da parte dell’Iraq la cacciata di Saddam Hussein. Questa delicata situazione impone all’Europa e agli Usa calma e determinazione. La calma dinanzi a provocazioni che da qualche giorno crescono sia sul piano verbale che su quello dei comportamenti come la perquisizione effettuata nella base Nato di Incirlik in Turchia. Non accettare provocazioni, però, non significa mancanza di fermezza. Ad esempio il segretario generale della Nato non può rimanere in silenzio dinanzi alla interruzione della corrente elettrica in una base Nato e subito dopo la sua perquisizione da parte di uno stato membro dell’alleanza. Bene ha fatto la Merkel, invece, ad avvertire il nuovo sultano della Turchia che l’eventuale reintroduzione della pena di morte bloccherebbe automaticamente ogni negoziato con l’Europa facendo così tesoro della tragica storia del passato a cominciare dal menzognero patto di Monaco del 1938 tra Germania, Francia, Italia e Gran Bretagna che avrebbe dovuto bloccare i venti di una guerra che solo 12 mesi dopo è puntualmente scoppiata con tutto il suo bagaglio di morte e di devastazione. E’ tempo che anche il Consiglio di sicurezza dell’Onu non stia a guardare e che vincoli per la prima volta, in termini precauzionali, tutti i membri a una iniziativa di pace nel medio oriente onde evitare tentazioni opportunistiche che spesso non si avvedono delle tragiche conseguenze nel perseguire interessi personali e territoriali. Alla stessa maniera va intrapresa un’attività diplomatica per mettere le necessarie basi per una conferenza di pace sul medio oriente che accanto al Consiglio di sicurezza dell’Onu coinvolga i protagonisti di quella turbolenta area tra cui l’Iran, l’Arabia Saudita e naturalmente la Turchia. Questa intensa attività diplomatica va accompagnata, però, con la fermezza di cui si parlava prima bacchettando anche formalmente ogni iniziativa al di sopra delle righe di Erdogan perché capisca che non è il sultano del suo paese e men che meno di una intera zona ma solo un leader democraticamente eletto e presente con il suo popolo in una alleanza come quella della Nato che impone diritti e doveri e che pertanto non potranno mai essere tollerate politiche espansive neo ottomane.

Paolo Cirino Pomicino

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