Lettere al Direttore Il Foglio 26.7.2016

Appunti  dopo Parisi “dopo il No non c’è il diluvio ?”. A Napoli, il dolce fango a cinque stelle colpisce ancora, dopo Capua.

1-Al direttore - Sbaglio o ieri è caduta quell’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa per Stefano Graziano, ex presidente del Pd campano, in base alla quale il Movimento 5 stelle aveva come al solito emesso una condanna definitiva, arrivando a far passare il messaggio che i colleghi di Graziano erano quasi dei collusi con i camorristi?

Luca Taddei

Dopo il caso Capua, per la vergogna, i grillini hanno cancellato i post in cui infamavano la scienziata. Dopo il caso Graziano i Di Maio e Associati dovrebbero fare lo stesso ma non si può esagerare: se dovessero cancellare tutti i post in cui i grillini hanno buttato letame su qualcuno considerandolo colpevole fino a prova contraria sarebbe complicato, dovrebbero cancellare direttamente il Movimento 5 stelle.

2-Al direttore - Nell’intervista rilasciata al Foglio di sabato, Stefano Parisi ha esposto i suoi propositi e le sue idee per rigenerare il centrodestra in chiave liberale, riformista e non estremista. Obiettivo apprezzabile, se non fosse per l’impossibilità di perseguirlo insieme alla Lega lepenista di Salvini, nell’illusione che il “modello Milano” sia esportabile a livello nazionale. Ma in questa sede vogliamo affrontare la questione del referendum costituzionale sul quale, dice Parisi: “Votiamo No e dopo il referendum niente elezioni ma un programma chiaro per fare due cose semplici: cambiamo subito la legge elettorale… con una base proporzionale. Diamo più poteri al premier introducendo la sfiducia costruttiva. Valutiamo finalmente l’elezione diretta del presidente della Repubblica. Aboliamo subito il Senato e trasformiamolo in una Camera costituente… dopo il No al referendum c’è questo. Non c’è il diluvio. Ci siamo noi, non c’è Di Maio”. Evidentemente Parisi si rende conto della debolezza della posizione del No, la cui vittoria lascerebbe intatto il bicameralismo paritario (due Camere che votano entrambe la fiducia e sono elette da due corpi elettorali diversi, pertanto con alto rischio di esiti diversi, qualunque sia il sistema elettorale) e di conseguenza propone di riaprire subito il cantiere delle riforme con una proposta creativa che ha però il difetto di essere irrealistica. Ritenere che a seguito della vittoria del No, il Senato possa essere disponibile a votare subito dopo la sua soppressione appartiene solo al libro dei sogni. E altrettanto la riproposizione di una Assemblea costituente che negli anni passati non ha mai ricevuto larghi consensi e che comunque richiederebbe una legge costituzionale da approvare con doppia lettura conforme nei 14 mesi residui della legislatura, addirittura con la maggioranza dei 2/3, perché altrimenti, sempre entro lo stesso arco di tempo, dovrebbe svolgersi un nuovo referendum confermativo. A Parisi che parla poi di riforme non condivise nel merito, dobbiamo ricordare che esse hanno invece avuto il consenso addirittura entusiasta da parte dei massimi esponenti di Forza Italia che se ne è dissociata solo a seguito della vicenda relativa all’elezione del presidente Mattarella, così come dobbiamo sottolineare che Forza Italia fece saltare il patto del Nazareno anche perché gli imputava una perdita di consensi, e quindi ha prevalso nuovamente in essa una deriva estremista. Ma se Parisi vuole “riproporre già in questa legislatura il giusto spirito costituente” gli diciamo che siamo sensibili all’esigenza di una maggiore condivisione delle riforme. Ma Forza Italia dovrebbe esperire il tentativo di un nuovo accordo non dopo l’eventuale vittoria del No, con proposte suggestive ma prive di fattibilità, ma prima dello svolgimento del referendum su obiettivi  realistici. Oltre alla questione della legge elettorale, potrebbe proporre anche alcune integrazioni o modifiche della stessa riforma costituzionale (ad esempio, la proposta avanzata dallo stesso Parisi di un meccanismo per stabilizzare l’esecutivo con la sfiducia costruttiva ed eventualmente anche altre che Forza Italia ritenesse importanti). In caso di raggiungimento di una intesa politica, anche Forza Italia potrebbe associarsi al Sì al referendum e partecipare poi all’approvazione delle modifiche concordate. Su queste basi il proposito di Parisi di rigenerare il centrodestra, costruendo un’area liberal-popolare riformatrice, assumerebbe certamente credibilità.  Mentre la vittoria del No, con l’ennesima dimostrazione dell’incapacità di riformarsi della nostra democrazia, sarebbe la vittoria di Di Maio e Salvini, non quella di Berlusconi e Parisi, e aprirebbe una pericolosissima crisi al buio, i cui sbocchi nessuno è oggi in grado di prevedere e che nessuno può pensare di esorcizzare ripetendo come un mantra “dopo il No non c’è il diluvio”.

Peppino Calderisi, Fabrizio Cicchitto

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