BORDIN LINE Gli appunti di Ciampi e i processi utili a prescindere

“ I processi sono utili, indipendentemente dal loro esito, per allargare l’orizzonte delle conoscenze storiche perché i pm hanno strumenti più incisivi dei professori universitari per accedere alle fonti. Se non condanne il processo produrrà tesi di laurea?”

Magistrato Vittorio Teresi

di Massimo Bordin | 08 Ottobre 2016 ore 06:15

Ieri, nel corso dell’udienza del processo sulla cosiddetta trattativa stato-mafia, il procuratore aggiunto Vittorio Teresi ha avanzato la richiesta di acquisizione delle agende, conservate al Quirinale, che contengono gli appunti del presidente Carlo Azeglio Ciampi per gli anni 1993 e 1994. La richiesta si fonda su un accenno a quelle carte fatto dal presidente Ciampi quando fu sentito come testimone dai pm palermitani nel 2010. Un accenno abbastanza vago e i pm ne vogliono sapere di più e per questo chiedono l’acquisizione. All’epoca di quegli appunti, Ciampi era a capo del governo che dovette affrontare gli attentati mafiosi al patrimonio artistico di Roma, Milano e Firenze. Uno snodo importante delle vicende che il processo affronta, ma è lecito pensare che, sugli aspetti rilevanti della questione, un uomo come Ciampi non sia stato reticente, né paiono pensarlo i pubblici ministeri. Solo che ne vogliono sapere di più e quella citazione marginale su quegli appunti deve averli ingolositi. Del resto Vittorio Teresi è quel magistrato che in una intervista sostenne che i processi sono utili, indipendentemente dal loro esito, per allargare l’orizzonte delle conoscenze storiche perché i pm hanno strumenti più incisivi dei professori universitari per accedere alle fonti. Se non condanne il processo produrrà tesi di laurea?

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