Lettere al Direttore Foglio 25.10.2016

Il referendum non è il congresso del Pd. Chi risponde alla Ue?

1-Al direttore - La Ue: però non vale se alla lettera fate rispondere uno dei vicepresidenti della Camera.

Giuseppe De Filippi

2-Al direttore - Caro Cerasa, approfitto di questo spazio per rivolgere un appello al presidente del Consiglio. Caro Renzi, la campagna referendaria è ormai entrata nel vivo ed è chiaro a tutti che fino all’ultimo non sapremo verso dove penda l’ago della bilancia. Perché i Sì e i No se la batteranno fino alla fine. Si tratta di una grande esperienza civica, di confronto, sulla nostra identità politico-costituzionale, forse la più importante dalla fondazione della Repubblica. Ed è emozionante, quale che sia la propria preferenza di merito, constatare il coinvolgimento di cittadini di ogni età e di ogni estrazione. Molti sono ancora gli indecisi, ma tanto è il desiderio di informarsi e sciogliere quella indecisione, in un senso o nell’altro. Non ci possiamo tuttavia nascondere che pesano, sul dibattito, forti condizionamenti legati alle ricadute politiche delle possibili decisioni popolari. Si tratta di interferenze inevitabili, trattandosi di approvare o respingere una legge deliberata dal Parlamento. Ma, come ormai dicono tutti, spesso la politicizzazione rischia di oscurare il merito delle questioni, avvelenando un conflitto che ha già di suo toni troppo esasperati. E, poi, ritengo che la maggior parte degli elettori, in particolare gli indecisi, non accettino di essere iscritti d’ufficio in un fronte o nell’altro, solo perché alle elezioni hanno votato questo o quel partito. Un referendum costituzionale non è una campagna elettorale, né una prova di forza tra schieramenti politici. Anzi, la vocazione naturale di un referendum è quella di essere trasversale: unire, per il Sì o per il No, persone che pur avendo idee politiche diverse, convergono comunque su uno specifico obiettivo, in questo caso appoggiare o respingere il testo di riforma. Lei stesso, Signor presidente, ha riconosciuto alcuni errori iniziali nell’avviare la campagna, ma soprattutto ha riconosciuto che il referendum non può essere vinto se i consensi non superano il perimetro delle forze politiche che hanno votato il provvedimento in Parlamento. E’ necessario, dunque, far convergere sul Sì anche chi è collocato al di fuori di tale perimetro. Tutte motivazioni che ci hanno portato, insieme a tante importanti personalità, a costituire un Comitato con lo scopo di riunire trasversalmente i sostenitori del Sì, di ogni provenienza, e costruire un ponte che scavalchi i confini tra maggioranza e opposizione. Anzi, se i Sì prevarranno, a partire dal prossimo 5 dicembre, la Costituzione riformata continuerà a essere la Costituzione di tutti gli italiani, di quelli che hanno detto Sì, quale che siano le loro preferenze politiche, e anche di coloro che hanno detto No, i quali saranno anch’essi protagonisti delle nuove istituzioni. Ecco perché ci aspettiamo da Lei non soltanto iniziative unilaterali e di partito, come la manifestazione del Pd in programma sabato prossimo 29 ottobre, a piazza del Popolo, a Roma. Il rischio è quello di continuare ad alimentare polemiche sulla politicizzazione della campagna, che già troppi danni hanno procurato ad un sereno dibattito sul merito della riforma. Ciò di cui c’è bisogno, invece, sono gesti che rappresentino l’impegno corale, collettivo, del fronte referendario, accentuando il riconoscimento che la riforma, soprattutto in presenza di un referendum, è nelle mani dei soli cittadini, quale che ne sia l’appartenenza politico-partitica. Perché allora non prevedere una chiusura unica, unitaria, della campagna per il Sì, con la partecipazione di tutti i comitati, che si sono sinora costituiti sul piano nazionale, e con personalità di ogni orientamento che sostengono questa importante riforma? Il nostro senso di responsabilità ci impone di essere consapevoli che il 4 dicembre non rappresenta la fine di un processo, ma se vinceranno i sostenitori del testo, l’inizio di una nuova stagione. Noi stiamo lavorando affinché questo nuovo patto sia siglato nella reciproca fiducia e lealtà. Siamo certi che da parte Sua non mancherà un chiaro contributo in questa direzione.

Giovanni Guzzetta, Coordinatore del Comitato Insìeme Sì Cambia

Il referendum si vince a destra. Lo sa anche il presidente del Consiglio. E prima finisce la grigia e inutile sovrapposizione tra il referendum e il congresso del Pd meglio è, almeno per chi si augura che il 4 dicembre possa vincere il sì.

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