IL RIEMPITIVO. A Michele Emiliano mancano i fondamentali

Poteva incendiare di passione un mondo già rodato dalle complicazioni della storia e invece di intonare Carmagnola va a infilarsi in sciocchezze zeccose tipo Bella Ciao. E invece...

di Pietrangelo Buttafuoco 23 Febbraio 2017 alle 06:00 Foglio

Poteva essere l’Umberto Bossi del sud. Questo doveva fare Michele Emiliano, governatore delle Puglie e oggi sfidante di Matteo Renzi nella gara a segretario nazionale del Pd. Poteva finalmente dare un orizzonte politico speculare a quello svolto dalla Lega Nord – rappresentare quindi un blocco sociale decisivo per l’economia dell’intero Mediterraneo – e se n’è andato a impantanarsi tra le beghe di un partito ormai a guida carismatica, con un Matteo Renzi pronto a ogni vendetta a salvaguardia della propria consorteria. Poteva dunque incendiare di passione un mondo già rodato dalle complicazioni della storia e invece di intonare Carmagnola va a infilarsi in sciocchezze zeccose tipo Bella Ciao. Poteva dare riscatto a un popolo costretto alla retorica giacobina e se ne viene con Che Guevara su cui già Checco Zalone – peraltro – ha messo la definitiva pietra del pernacchio. Ancora peggio, parla di don Milani, Emiliano. Inutile. Gli mancano i fondamentali: l’Alberto da Giussano della lotta di popolo del sud è solo san Padre Pio. E adesso a lui deve chiedere perdono.

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