Beppe Grillo, i 30 mila fatturati, sì? Shaw e il potere politicamente corrotto

L’educazione sessuale nelle scuole è materia molto scivolosa e necessita di essere maneggiata con estrema cura.

Lettere Direttore 30.1. 2019 www.ilfoglio.it

1-Al direttore - Correità correità.

Giuseppe De Filippi

2-Al direttore - L’educazione sessuale nelle scuole è materia molto scivolosa e necessita di essere maneggiata con estrema cura. E fermo restando che i primi educatori, in questo come in altri ambiti, sono i genitori. Tanto più che nella scuola il rischio di “colonizzazioni ideologiche”, per usare un’espressione cara a Papa Francesco, è sempre dietro l’angolo. E bene ha fatto il Pontefice a sottolineare che bisogna “dare un’educazione sessuale oggettiva”. Per capirci, l’esatto contrario di ciò che prevede, tanto per fare un esempio, il documento “Standard di educazione sessuale nelle scuole”, diffuso dalla sezione europea dell’Oms a novembre 2013, che per i bambini da 0 a 4 anni prevede il “diritto di esplorare le diverse identità di genere” (il che, sia detto en passant, fa un po’ a sportellate con la tesi secondo cui omosessuali si nasce, o ci siamo persi qualcosa?) e di essere informati “sul piacere nel toccare il proprio corpo e sulla masturbazione precoce” (leggi bene: ma-stur-ba-zio-ne-pre-co-ce, per bambini da 0 a 4 anni). Per non parlare di ciò che già accade nelle nostre scuole, dove spesso e volentieri l’educazione sessuale viene declinata secondo i canoni dell’ideologia gender, come testimoniano svariati episodi denunciati nelle scuole di Trieste, Roma, Milano, Venezia, Bologna, Treviso, Perugia, ecc., tutti ampiamente documentati. Pochi esempi (ma se ne potrebbero fare molti altri) che dimostrano, con buona pace della vulgata corrente, come dietro a concetti come contrasto al bullismo, lotta contro l’omofobia, educazione alla diversità – tutti nobili e condivisibilissimi ma che vengono usati a mo’ di “scudi umani” dal politically correct – si celi un’ideologia che punta a riscrivere il concetto di identità di genere prescindendo dal dato di natura. Anche no, grazie.

Luca Del Pozzo

3-Al direttore - Potrebbe sottoporre ai colleghi sorpresi dalla svolta epocale di Papa Francesco sulla sessualità questa frase: “La sessualità appartiene al disegno originario del Creatore, e la Chiesa non può fare a meno di averne una grande stima?”. E’ di Giovanni Paolo II, diventato papa quarantuno anni fa, famoso anche per la sua “teologia del corpo” e proclamato santo dalla chiesa. E visto che c’è consigli loro anche la lettura di qualche testo più datato, ad esempio il Cantico dei cantici (IV secolo a. C.), che per ebraici e cristiani è “parola di Dio”, dove tra il resto sta scritto: “L’amato mio ha introdotto la mano nella fessura e le mie viscere fremettero per lui”. E, sempre a proposito di carne, potrebbero compulsare il “Te Deum”, la preghiera di ringraziamento per l'anno passato cantata in tutte le chiese il 31 dicembre, là dove, parlando di Gesù Cristo, dice: “Non horruisti Virginis uterum”, non hai avuto orrore dell'utero della Vergine. Buona lettura, sino alla prossima scoperta.

Ubaldo Casotto

4-Al direttore - Flette, Freccero flette: durante Grillo, più che riassunto trattato per esteso, realizza un 4,3 per cento che col tempo si asciuga al 2,8 per cento di share. Lui se ne intende, controprogramma, parte alto, cerca il botto, per chiudere con un rumorino. Ne busca ovunque. Iacona con “Presadiretta”, Rai 3, gli sta davanti con il 4,48. Sulla puntata precedente che come sapete aveva contro Adriano Celentano fa -0,72 per cento, Rete 4 lo fa nero con il 6,14 per cento, Italia 1 avanti in scioltezza con il 5,67 e non mi va di offrirvi il paragone con la “Compagnia del Cigno” che stabilmente riporta i suoi 5.460.000 spettatori pari al 23,34 per cento. C’est la vie, a volte lo specchio interiore inganna: vedi un’aquila, era un moscone.

Guelfo Guelfi

Trentamila euro fatturati Beppe, sì?

5-Al direttore - L’imminenza della scadenza di alcune importanti cariche pubbliche - Inps, Inail, per citarne alcune – insieme ad altre già scadute (ad esempio, l’Istat) volge verso la formazione della classica “torta” che potrebbe consentire una migliore lottizzazione da parte delle due forze del governo gialloverde. L’accrescersi del numero e dell'importanza degli incarichi da conferire richiederebbe, invece, a un governo che si presenta ancora come “del cambiamento” procedimenti nettamente diversi dal passato, cominciando con l’indicazione dei criteri oggettivi e predeterminati che presiederanno alla selezione delle eventuali candidature, indicando articolatamente i requisiti richiesti per potere effettuare una valutazione per merito comparativo e considerando, a tal fine, se promuovere un bando pubblico. E’ arduo, però, pensare che ciò vorrà farsi, apparendo, invece, probabile che finirà con il prevalere, magari nella forma più classica, il metodo delle spoglie. Vedremo, ma quanto sta accadendo per la Consob – la nomina del cui presidente potrebbe essere lanciata nel calderone di questi altri incarichi da conferire per agevolare il “do ut des” – non stimola affatto a pensare a una palingenesi delle nomine pubbliche. Anzi, si continua con un temporeggiamento dopo oltre quattro mesi di “vacatio”, del quale non si capisce la finalità, mentre anche su qualche giornalone si diffondono “fake news” come quella – volta oggi a sostenere una determinata candidatura – riguardante un dirigente dell’Authority che sarebbe stato nominato a suo tempo commissario della stessa. Si omette, però, di scrivere che quella persona si dimise dalla Consob e per un periodo di 3/4 anni svolse altri incarichi di rilievo all’esterno, in particolare nel Bancoposta, dopodiché fu nominata nell’Authority. Sostegni di questo tipo sono un vero autogol, dai quali chi è interessato dovrebbe guardarsi. Con i migliori saluti.

Angelo De Mattia

Il potere, diceva George Bernard Shaw, non corrompe gli uomini, e tuttavia se arrivano al potere gli sciocchi corrompono il potere. E oggi, da questo punto di vista, politicamente il potere è più corrotto che mai.

6-Al direttore - La ringrazio per l’attenzione e anche per le critiche, sempre più utili degli elogi. Lo sarebbero ancora di più se non citassero cose che non ho mai pensato né tanto meno scritto. “Renzi perse il referendum perché la gente dà più retta a Bello Figo” è il titolo di un sito di odiatori, non certo mio. Né ho mai scritto la frase che mi attribuite sull’euro che avrebbe “trascinato (nel baratro) il resto del Continente”. Un cordiale saluto.

Aldo Cazzullo

Frasi corrette. A: “La canzone in cui annuncia beffardamente il Sì al referendum ha danneggiato il povero Renzi ben più degli appelli di Zagrebelsky”. B: “La moneta unica ha fatto crollare i due pilastri su cui si era retto negli ultimi decenni il nostro (poco virtuoso) sistema di sviluppo: una moneta debole, che facilitava le esportazioni; e una spesa pubblica fuori controllo, con cui i partiti di governo compravano il consenso, spesso incoraggiati dall’opposizione comunista”. Il senso è lo stesso. Ma sulle virgolette, sì, errore nostro.

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