Lettere al Direttore Foglio 28.4.2015

Brunetta, Capezzone, Cuperlo, Ainis, Lerner e altri curiosissimi nemici dell’Italicum

Al direttore - A differenza di Barbera non sono un costituzionalista,

solo uno storico, e tuttavia le allegre, disinvolte (e ormai quotidiane) accuse di dittatura rivolte a riforme che mirano a un sistema elettorale semi-maggioritario, alla riduzione del numero dei partiti o al rafforzamento dell’esecutivo mi stanno riducendo a uno stato di esasperazione. Ormai ho esaurito tutti gli argomenti ragionevoli (la costituzione inglese, la governabilità, la trasparenza…) e mi vengono in mente solo risposte politicamente scorrette, tipo: vi piacerebbe provare una dittatura, una vera, magari solo per un paio di mesi? un’estate di terrore rivoluzionario? un paio di decenni di  dispotismo illuminato, giusto per vedere come si sta? Perdoni lo sfogo di un settecentista fuori della grazia di Dio.

Biancamaria Fontana

Ha ragione. Per non parlare poi del fatto che le opposizioni non perdono occasione per mostrare la loro posizione un filo strumentale. Le faccio un esempio. Nel 2007 venne presentato un referendum per abrogare la vecchia legge elettorale (il Porcellum). Quel referendum (Guzzetta-Segni) prevedeva l’introduzione di una nuova legge elettorale con premio alla lista (e non alla coalizione). Lo stesso premio che oggi viene previsto all’Italicum. Lo sa chi firmò, nel 2007, per quel referendum? Qualche nome per farle capire: Renato Brunetta, Gianni Cuperlo, Ferdinando Imposimato, Daniele Capezzone, Gad Lerner, Michele Ainis. Praticamente, tutto l’arco costituzionale (ed editoriale) che oggi dice che il premio alla lista è un pericolo per la democrazia. Che dire?

2-Al direttore - Insultare la Brigata ebraica e l’Aned che, con le loro bandiere e i loro fazzoletti, sfilano al corteo del 25 aprile a Milano per criticare Israele è ignoranza o antisemitismo. In ogni caso, orgogliosa del Pd milanese che ha accolto la Brigata ebraica in corteo con un applauso, e l’ha scortata lungo tutto il percorso, condividendo insulti e tensione, ma soprattutto la felicità di aver rammendato una ferita nella memoria storica, ricordando insieme chi da un nuovo paese contribuì alla Resistenza e alla Liberazione del proprio vecchio paese, l’Italia.

Lia Quartapelle, deputato del Pd

3-Al direttore - Ogni anno col 25 aprile riscopro che siamo anche noi un paese islamico, solo che ci dividiamo tra cattocomunisti e cattofascisti anziché tra sciiti e sunniti. E degli alleati che sono riusciti a liberare la nostra terra, ma non le nostre menti, non c’è mai traccia.

Giuliano Tarallo

Islamici, no. Smemorati, forse. Cialtroni sicuro. E il prossimo 25 aprile, ve lo diciamo con un po’ di anticipo, vista tutta la cialtroneria osservata in questi giorni fodereremo il nostro giornale in una grande bandiera a stelle e strisce.

4-Al direttore - Povera Giannini, che alla festa dell’Unità di Bologna è stata costretta al silenzio dalla cafoneria dei suoi contestatori. Troppo spesso, minoranze chiassose danno sfogo con metodi squadristi alla loro allergia all’altrui diritto di esprimere il proprio pensiero. Quando si parla di istruzione, poi, i massimalisti si fanno particolarmente intolleranti, sorretti dai loro isterismi catastrofisti: a ogni riforma della scuola sono sempre lì a spiegarti che nulla sarà più come prima, che il sistema educativo è destinato a collassare sotto i colpi del ministro di turno. Invece, il collasso ovviamente non c’è e tu realizzi che ad aver realmente arrecato danno al tuo diritto allo studio sono stati semmai gli scioperi degli insegnanti o i picchetti degli studenti. Come sarebbe davvero buona una scuola con meno ideologismi manichei e più voglia di lavorare e studiare.

Daniele Montani

Vero, anche se la ricorrenza del 25 aprile avrebbe potuto aiutare l’onorevole ministro a ricordare che lo squadrismo è un’altra cosa. Quanto al resto, una riflessione, sulla riforma della scuola. Il problema alla fine è sempre lo stesso. E’ come un unico filo conduttore che lega riforma elettorale, riforma costituzionale, riforma del lavoro. E’ la paura che ci sia qualcuno al comando che possa comandare e scegliere quel che crede sia giusto fare. In politica, il concetto viene sintetizzato con l’espressione “uomo solo al comando” (che paura, che scandalo). Nella scuola, dove una delle ragioni dello sciopero è legata al fatto che il capo di un istituto scolastico potrebbe giudicare in base al merito e al demerito chi sono gli insegnanti da far ruotare (che paura, che scandalo), il concetto potrebbe essere sintetizzato con l’espressione “il preside solo al comando”. Come vede, tutto torna. E torna anche il ragionamento: va bene tutto, in ogni riforma, purché non si dia a nessuno il potere di comandare e di decidere.

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