Lettere al Direttore Il Foglio 1.5.2015

L’Italicum e il presidenzialismo. Valsecchi ha una proposta per Renzi, sui migranti

1-Al direttore - Che cos’è il decisionismo?

Nel 1986 il presidente francese Mitterrand (chi aveva detto che il sistema francese era il migliore? La sinistra pd?) di fronte alla prospettiva di un tracollo elettorale nelle elezioni legislative, in pochi giorni propose e fece approvare dal Parlamento una legge elettorale proporzionale. Le elezioni le vinse il centrodestra che ottenne meno seggi di quanto avrebbe preso con il maggioritario e al governo francese andò Chirac (fu il primo caso di coabitazione), il cui governo, pochi giorni dopo essersi insediato e come primo atto propose e fece approvare dal Parlamento il ripristino della legge maggioritaria. Nessuno parlò di necessità di accordi generali, di legge condivisa, di fascismo, di manipoli, di fine della democrazia.

Giovanni De Merulis

Non esiste una legge perfetta, ma esistono leggi che possono funzionare. E se partiamo dal presupposto che il modello francese è il migliore dei sistemi elettorali possibili, l’Italicum è una legge che potrebbe funzionare. A patto che un domani, il sistema semipresidenziale con cui ci ritroveremo a fare i conti venga messo nero su bianco nella nostra Costituzione. Ma c’è tempo, via.

 

2-Al direttore - Caro Cerasa, ho una proposta provocatoria per il presidente del Consiglio che sottopongo al suo giornale. Credo sia uno spunto di riflessione utile su cui spendere alcune righe. Il dramma enorme dei viaggi della speranza che sempre più spesso finiscono in tragedia, impone a tutti i paesi dell’occidente industrializzato un impegno rinnovato e soprattutto un approccio differente. Non è possibile infatti affrontare un problema così grande, destinato a causa delle guerre e della povertà ad aumentare drammaticamente nei prossimi anni, solo in un’ottica di emergenza: sono convinto infatti che si debba intervenire sui motivi che spingono questa massa di persone disperate, bisognose di tutto, a scegliere  di affidarsi ai trafficanti di esseri umani  per venire in Europa a cercare fortuna. E l’unica via per evitare che non rimanga loro altra scelta, è nel poter offrire una nuova patria, un nuovo lavoro, una prospettiva di vita e di sviluppo, direttamente in Africa. La mia proposta che potrà apparire forse provocatoria è la seguente: si tratterebbe di concordare  con uno stato africano, scelto sulla base di condizioni geofisiche e politiche favorevoli, e con l’aiuto delle forze internazionali congiunte, la creazione di grandi centri d’accoglienza da sviluppare non come campi profughi, ma come luoghi di sviluppo di una nuova economia e di una nuova cittadinanza. Intorno a questi centri di accoglienza  le maggiori aziende del mondo potrebbero realizzare dei nuovi insediamenti industriali e agricoli, dove realizzare  i loro prodotti, utilizzando come lavoratori i migranti, ai quali verrebbe così fornita una formazione professionale specifica, un luogo dove vivere e ricostruirsi una vita.  Nel medio termine questi lavoratori acquisirebbero le competenze tecniche, manageriali, creative per rilanciare il continente africano, ponendo così le basi per uno sviluppo duraturo che metta fine alla migrazione di interi popoli. Si tratterebbe quindi di mettere in atto un vero e proprio piano Marshall dell’occidente industrializzato verso un continente che ha enormi potenzialità di sviluppo,  indirizzando nel nuovo stato, scelto appositamente con questo obiettivo, i flussi migratori che dall’Africa tentano di raggiungere l’occidente e che invece sarebbero in questo modo naturalmente portati a cercare lì condizioni di lavoro fino a questo momento negate. La richiesta di manodopera in tutti i settori sarebbe costante e porterebbe in breve tempo a più floride condizioni di vita. Naturalmente questa idea si potrebbe estendere a macchia d’olio di stato in stato, fino al completo sviluppo, in un domani non troppo lontano, dell’intero continente africano. Ritengo che solo l’annuncio di un’idea propositiva come questa o come altre simili potrebbe produrre un forte e immediato effetto politico e mediatico mentre intorno a noi si continua a parlare ormai da troppo tempo soltanto di situazioni d’emergenza, stop all’immigrazione e linee guida per il contenimento degli sbarchi illegali. Questo dovevo dirle, presidente, con la speranza che le mie parole possano se non altro apportare nuove idee a quanti, come Lei, sono decisi a cambiare una volta per tutte il tragico corso degli eventi.

Pietro Valesecchi

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