Lettere al Direttore Il Foglio 4.7.2015

Hayek e le procedure democratiche incompatibili con la vita economica dei paesi

1-Al direttore - Glielo dico con Hayek: “Immaginare che la vita economica di una vasta area che comprende

molti popoli differenti possa essere diretta o pianificata attraverso una procedura democratica rivela una completa mancanza di consapevolezza dei problemi che una tale pianificazione farebbe sorgere” (“La via della schiavitù”, Rubbettino pag. 273 e seg.). Tsipras non lo sa, ma fa il gioco dei liberali che, in quanto tali, non possono essere europeisti. Oxi?

Marco Cobianchi

2-Al direttore - “Questa Europa che ci sta costringendo a cedere sovranità in cambio di nulla non mi piace”. Questi concetti che Renato Brunetta ha espresso giovedì sul vostro giornale sono totalmente condivisibili e mi auguro che siano patrimonio di tutto il centrodestra italiano e non solo di una parte di esso. Non si tratta di arruolarsi nelle file della peggior sinistra greca, ma è necessario che i popoli europei tornino padroni del loro destino e al centro degli interessi di una nuova Europa. E’ necessario dire basta alla ricette di austerity e di rigore che negli ultimi anni hanno messo in ginocchio le nostre economie aggravando, anziché risolverle, le difficoltà delle nazioni europee. Occorre rivedere l’approccio che finora è stato dato alla crisi dalle burocrazie europee. L’Europa si sta avviluppando in un circolo vizioso che sta impedendo lo sviluppo aumentando le sacche di povertà ed è per questo che dobbiamo dire un forte no al crescente ricatto economico-finanziario che travalica il voto e l’interesse delle nazioni. L’Europa siamo noi cittadini e l’euro è la nostra moneta. Non occorre abolirla o rinnegarla ma è necessario bloccare una deriva verticistica e autoritaria che non ha né futuro e né rispetto per i suoi cittadini. Ha scritto il premio Nobel Paul Krugman. “Nei confronti della crisi greca la Troika ha utilizzato una sorta di metodo Corleone alla rovescia, facendo a Tsipras un’offerta che non poteva accettare. Per questo l’ultimatum era una mossa per sostituire il governo greco e, anche se non si è sostenitori di Syriza, questo dovrebbe essere inquietante per chiunque crede negli ideali Europei”. Ed è per questo che è necessario avere governi forti che abbiano la capacità di cambiare queste regole che mettono in discussione lo stesso concetto di democrazia. Silvio Berlusconi per primo aveva compreso che un’Europa germanocentrica andava contro lo sviluppo la solidarietà e l’equità di una vera politica comunitaria. Mi auguro che da lunedì l’Europa cambi passo, riportando al centro della sua azione il benessere, e lo sviluppo dei suoi cittadini.

Andrea Ronchi

Mi spiace ma credo più alla teoria della Merkel che alla teoria del golpe: se non fai le riforme che servono per fare andare avanti il paese meriti di essere cacciato via da chi ti finanzia il debito pubblico.

3-Al direttore - Non penso che Tsipras avesse solo un piano A, quello cioè di tentare di spaventare i partner europei con l’indizione del referendum, e non anche un piano B per la battaglia da condurre e il “che fare” dopo il referendum stesso. Pensare che questa prova gli si sia ribaltata contro trovandolo privo di alternative, sia pure assai difficili, significa fondare le analisi sull’“incompetenza e inesperienza” (come nell’articolo del Wsj citato da Lo Prete nel Foglio del 3 luglio) che i fatti successivi spesso drasticamente smentiscono. Piuttosto, quale che sarà l’esito del referendum – che potrebbe finire in un “ testa a testa” del “no” e del “sì” – si porrà la necessità di riaprire il negoziato. Ciò, dunque, sarà vero anche nell’ipotesi di vittoria del “no”, a differenza di quel che dice il presidente dell’Eurogruppo, questa volta stranamente distintosi dagli “ordini” della Merkel. Sarebbe mai possibile che, dopo un tale esito, si resti in un limbo, con la Grecia che chiede di trattare e i creditori che rifiutano il negoziato, mentre il governo Tsipras conferma di non volere uscire dell’euro? A meno di pensare alla strampalata ipotesi, da qualcuno prospettata, di attivare l’art. 352 del Trattato Ue – non certo applicabile allo scopo – per “espellere” la Grecia dall’Unione (e/o dall’Eurozona), si entrerebbe ,senza la ripresa dei rapporti, in un contesto kafkiano, con una tragedia, la quale riguarda milioni di persone in carne e ossa, che rischierebbe di concludersi non con la catarsi, ma con una commedia. Negoziare “necesse est”.

Angelo De Mattia

4-Al direttore - Non lo credo, ma se domani al referendum vince il no forse l’unica via d’uscita dalla crisi che resta alla Grecia è un gentlemen agreement: Syriza smette di dire falsità sul conto della Merkel, la Merkel smette di dire verità sul conto di Syriza.

Michele Magno

Non si interrompe un’emozione.

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