Lettere al Direttore Il Foglio 1.8.2015

Lezioni da Mani pulite. Che ci fa la Cei col Movimento 5 stelle?

1-Al direttore - I nicodemisti del garantismo. E non si equivochi su microcorrenti renziane.

Giuseppe De Filippi

2-Al direttore - Non sottovaluterei alcune considerazioni contenute nella lettera di Gianni Bulgari al Foglio del 30 luglio. Che una moneta senza stato non possa reggere a lungo come afferma il governatore Ignazio Visco è una tesi che non può essere messa in dubbio. Essa era stata espressa ben prima della formale adesione all’euro, così come quella, intermedia, della mancanza del bilanciamento della politica monetaria con un governo economico e di un collegamento specifico con il Parlamento europeo, ma gli “euro-entusiasti” non ne vollero sapere. Oggi, però, dato il giudizio sulla soluzione monca adottata, e constatato che ai tempi Hans Tietmeyer, capo della Bundesbank, e  il governatore Antonio Fazio avevano ragione di parlare dell’euro come Purgatorio (Tietmeyer aveva prima parlato di Inferno), cosa si fa? Si progredisce verso lo stato? Ma sarebbe mai un realistico disegno? O piuttosto si mette ordine nelle normative vigenti – a cominciare dal Fiscal compact e dalle modalità della realizzazione dell’Unione bancaria – e nelle politiche, prima di proporsi obiettivi più ambiziosi, non fondati su presupposti adeguati di consenso e di praticabilità? Non dicono nulla la grave divergenza in termini di pil reale, rispetto al resto dell’Unione, che il nostro paese subisce da quindici anni, a partire dalla partecipazione all’euro, e la divergenza nella divergenza del Mezzogiorno?

Angelo De Mattia

3-Al direttore - E se il Senato avesse disposto l’arresto di Azzollini? Avremmo potuto concludere che la legge è uguale per tutti? Che la legalità è il potere dei senza potere? Macchè, emerite stronzate. I disastri sociali e politici solo la politica può sanarli. E’ la grande lezione di Mani pulite, servita a niente, se non per aumentare il potere della magistratura nei confronti della politica e per permettere a un magistrato di fare i soldi.

Frank Cimini

4-Al direttore - Quella che le  trascrivo qui sotto non è la poesia più nota di Costantino Kavafis. Non è “Aspettando i barbari”, così amata da Montale, né “Itaca” con i suoi indimenticabili versi iniziali: “Se per Itaca volgi il tuo viaggio,/ Fa voti che ti sia lunga la via,/ E colma di vicende e conoscenze…”/ Né la drammatica “Candele”, né la melanconica “Quanto più puoi”, che comincia così: “Farla non puoi la vita come vorresti/ Almeno questo tenta quanto più puoi: / Non la svilire troppo nell’assiduo contatto della gente, / Nell’assiduo gestire, nelle ciance…. “né fa parte delle sue bellissime poesie erotiche”.

E tuttavia, non  pare anche a lei  che questa poesia di Kavafis abbia molte assonanze con situazioni che conosciamo bene? La poesia si chiama “In una grande colonia greca (200 a.C.)”. Eccola: “Non c’è il minimo dubbio, è palese/ Che le cose non vanno bene in questo Paese./ Benché tiriamo in qualche modo avanti,/ è forse giunto il tempo, come pensano tanti,/ di far venire un Gran Riformatore./ Ma qualcosa è d’ostacolo all’impresa: / questi Riformatori hanno pretesa/ di fare grandi storie di ciascuna/ cosa (poterne fare a meno, che fortuna!)./ Sopra questioni di nessun valore/ Fanno indagini, lunghe inquisizioni,/ piani di radicali modificazioni,/ e d’attuarli senza remore hanno cura./  Hanno poi una tendenza al sacrificio: / ‘A quel possesso rinunziate: lo dovete!/ La vostra occupazione è malsicura./ Certo, tali possessi recano pregiudizio./ Dovete rinunziare a quest’entrata/ e a quest’altra, alla prima strettamente legata,/ e a questa pure, che da quelle è derivata./ Sono essenziali, sì. Ma che volete?/ Responsabilità ne vengono, e non liete’. E quanto più procedono, eccoli reperire/ Cose e cose superflue, che vogliono abolire./ Sopprimerle, peraltro, è cosa dura./ Partono, se Dio vuole, fatta l’opera attesa,/ dopo avere fissato e potato (in contanti ricevono un compenso giusto, come d’intesa): / vedremo adesso cosa resta, dopo l’intervento chirurgico saggio e risolutore./ Forse non era il tempo./  Via, non siamo zelanti oltre misura!/ E’ un rischio la fretta, nelle imprese./ E dei provvedimenti prematuri ci si pente./ Sono molte le cose storte, ahimè nel Paese: / ma di perfetto, al mondo, non c’è niente./ E dopo tutto, via, tiriamo avanti”.

Giorgio La Malfa

5-Al direttore - Prima o poi doveva accadere: la Cei comincia a considerare la possibilità di puntare su M5s (vedi intervista a Di Maio, la cui analisi – e soluzioni – della situazione meridionale sono pari, per banalità e semplicismo, alle domande che gli vengono rivolte). Mi chiedo: l’intendenza (quel poco che è rimasto) seguirà?

Maria Rosa Di Lallo 

Tenderei a escluderlo. Sempre che alla Cei non ci sia qualcuno desideroso di far entrare nel proprio recinto un partito i cui massimi esponenti sostengono che Papa Francesco riprende le dichiarazioni del Movimento 5 stelle (Alessandro Di Battista, “Ballarò”, 10 dicembre 2014)

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