Lettere al Direttore Il Foglio 22.8.2015

Ma che cos’è la comunità internazionale? Ancora sul Papa e il dio denaro. - Se il menù per la Libia dev’esser quello della “guerra al terrore” il pranzo avrà lo stesso sapore amaro

1-Al direttore - Se il menù per la Libia dev’esser quello della “guerra al terrore” il pranzo avrà lo stesso sapore amaro e insoddisfacente di quello iracheno e afghano. Perseguire un governo d’unità nazionale potrà portare i frutti se, e solo se, la comunità internazionale, intesa come Nazioni Unite, si impegnerà in un prudente e possente esercizio di state building. Dopo 40 anni di dittatura, da noi strenuamente difesa, e quattro anni di guerra tra bande (che di islamico hanno ben poco) occorre costruire, e non comporre, delle istituzioni fondate sullo Stato di Diritto e non dedicarsi a esercizi tipo “larghe intese” o attacchi mirati contro questo o quel “califfo”. La politica non deve aver bisogno di agitare spauracchi bellici per trovare giustificazioni.

Marco Perduca

C’è solo un problema: la comunità internazionale, caro Perduca, come si sarà accorto non esiste. E le alternative alle guerre al terrore, vedi la strategia scelta negli ultimi tre anni dalla “comunità internazionale” in Siria, hanno prodotto risultati disastrosi. Il problema non è “se” intervenire, ma come farlo. E su questo mi sembra che tutti facciano i furbetti e se ne stiano lì a fischiettare in allegria.

2-Al direttore - Ha ragione Giuliano Ferrara; “vendichiamo il vecchio di Palmyra, e spazziamo via coloro che lo hanno penduto, esercitando una violenza incomparabilmente maggiore”. La bellezza salverà il mondo fece dire Dostoevskij al principe Myskin. Un giorno avremo sconfitto la brutalità con la bellezza, con l’arte, con i nostri canti e le nostre poesie, con la nostra ragione illuminata dalla fede in Cristo, ma intanto sarebbe opportuno e urgente difendere militarmente queste persone che hanno come unica arma il pensiero del Bello.

Daniel Mansour

3-Al direttore - Il vicariato è imbarazzato, il sindaco indignato, il prefetto sorpreso, il Pd infuriato, il ministro dell’Interno irritato: la pagliacciata messa in scena dal clan dei Casamonica per le esequie del boss Vittorio ha sconvolto il mondo politico della Capitale. Forse nemmeno il sacco di Roma (1527) a opera dei lanzichenecchi dell’imperatore Carlo V aveva suscitato all’epoca tanto scalpore. Ma perché ci si meraviglia? Se quei gentiluomini di origine sinti “se so’ pijati er Tuscolano” a suon di botte, c’è qualcuno che glielo ha permesso (vero Gabrielli, vero Alfano?). Mi ha invece stupito un’altra cosa. Posso capire la passività dei romani che hanno assistito senza battere ciglio – un po’ incuriositi, un po’ intimoriti – ai funerali celebrati da un parroco pavido (monsignor Galantino, ci faccia sentire la sua eticissima voce tuonante anche sui preti alla don Abbondio, e non solo sui politici furbi). Capisco meno, invece, la passività dei romanisti: non era Totti l’ottavo re di Roma?

Michele Magno

4-Al direttore - Se la prendono tutti (facile) col don Abbondio della Tuscolana, ma forse (i riti servono anche a far emergere le cose) grazie a quello scandaloso funerale almeno si fa un po’ di chiarezza sul potere criminale a Roma e ci si allontana dalla inchieste fuffose.

Giuseppe De Filippi

5-Al direttore - Commentando le ultime bordate bergogliane su lavoro e profitto, a parte l’enfasi retorica (dove il profitto che “contamina” tutto esprime un giudizio morale, più che concreto e oggettivo), mi pare che la discussione non possa essere incentrata solo su parametri materiali. E le libertà? La democrazia? Garantite dai sistemi economici capitalisti e liberali? Il fatto è che il profitto su cui si basano le bistrattate società capitaliste genera anche un plusvalore in grado non solo di garantire la materialità di posti di lavoro e pance piene, ma di “pagare” anche la sete di quelle umanissime istanze ideali tanto ambite anche da chi anela ai nostri lidi.

Antonio Maranca

A chi, come il Papa, suggerisce ragionamenti importanti e impegnativi contro il dio denaro e il capitalismo selvaggio andrebbe ricordato, incidentalmente, che, salvo qualche rara eccezione, di solito la libertà di culto è direttamente proporzionale alla diffusione in un paese dello stesso dio denaro. Curioso no?

Categiria Rubriche

Per accedere all'area riservata